proud boys donald trump

IL RITORNO DEI TRUMPIANI A MANO ARMATA – I “PROUD BOYS”, I MILIZIANI ARMATI DI ESTREMA DESTRA, SI RICOSTITUISCONO, A TRE ANNI E MEZZO DALL’ASSEDIO A CAPITOL HILL E DOPO LE PESANTI CONDANNE A QUATTRO LEADER DEL GRUPPO – I SUPREMATISTI SONO 5 MILA, CON UNA DIVISA E UNO SLOGAN: “COMBATTERE RISOLVE TUTTO” (CHE RICORDA IL “FIGHT” URLATO DA TRUMP DOPO L'ATTENTATO) – SETTANTA DI LORO SONO ANCORA SOTTO PROCESSO, E SONO CONVINTI CHE IL TYCOON, UNA VOLTA AL POTERE, LI GRAZIERÀ…

Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “La Stampa”

 

Proud Boys

«Siamo di nuovo qui. Ma siamo cambiati». Parola di Proud Boys (PB). Tre anni e mezzo dopo il tentato ribaltone della sconfitta elettorale di Donald Trump, la formazione di estrema destra, protagonista dell'assedio al Congresso del 6 gennaio 2021, si sta ricompattando in coincidenza del nuovo arrembaggio elettorale del tycoon, determinato a conquistare il suo secondo mandato alla Casa Bianca.

 

I "ragazzi orgogliosi" si propongono di nuovo come la procura muscolare dell'ex presidente degli Stati Uniti e attuale candidato repubblicano nella corsa Usa 2024, attratti dalle sue inclinazioni patriottiche, anti-globaliste e identitarie. In seguito alla rivolta del Campidoglio, quattro ex leader sono stati condannati ad almeno 15 anni di reclusione per cospirazione sediziosa e altri 70 affiliati sono stati accusati di concorso in violenza.

 

attentato a donald trump

L'ondata repressiva non li ha però estinti ed ora sono di nuovo in piazza, convinti che il loro comandante in capo, se eletto, grazierà i «fratelli in galera», come paventato dallo stesso Trump.

 

Dopo il verdetto di colpevolezza nei confronti del tycoon, raggiunto dalla giuria del processo Stormy Daniel, una sezione dell'Ohio dei PB ha giurato "guerra" e ha pubblicato un video di scontri di strada dei Proud Boys che terminava con il messaggio: «Combattere risolve tutto».

 

Proud Boys

Combattere, "Fight" come ha detto Trump dal palco di Butler dopo essere stato ferito dal suo aspirante sicario. Un nucleo di Miami ha invece lanciato un appello: «Ora, più che mai, stiamo reclutando!». Un altro esponente dei "ribelli giallo-neri" (i colori del gruppo) ha detto a Reuters che l'America è in un periodo di «calma prima della tempesta».

 

Lo stesso Trump, parlando al Time, non ha escluso la possibilità di violenza politica in caso di sconfitta a novembre.

 

Il canale Telegram del gruppo, tuttavia, invita a mantenere la calma e a non farsi trascinare nella trappola della "Giustizia politicizzata". Proprio per rendersi meno vulnerabili ai controlli delle forze dell'ordine, il gruppo si è dato una nuova struttura meno centralizzata e verticistica, con l'eliminazione di alcuni gradi di leadership, e il decentramento dei poteri a livello locale, con sezioni autonome e un coordinamento centrale ridotto, almeno in apparenza.

 

Proud Boys

Sebbene la struttura sia cambiata, Gavin McInnes, fondatore del gruppo, rimane una figura ispiratrice, tanto da essere chiamato "il padrino". Barba lunga e curata, occhiali vintage con la montatura in corno, che lo fanno assomigliare a un hipster di Brooklyn, McInnes è un commentatore e imprenditore canadese di origine britannica, vive a New York, ha fondato la rivista Vice Magazine nel 1994 flirtando poi con la politica: durante la campagna Trump 2016 ha costituito i PB per lasciarne la guida due anni dopo al fine di metterli al riparo da potenziali inchieste giudiziarie.

 

Lo scettro è passato a Henry "Enrique" Tarrio, che ha innalzato il profilo dei Proud Boys, dai margini della destra estrema al centro della politica repubblicana trumpista. Tarrio, cittadino della Florida di origine cubana, è stato condannato lo scorso settembre a 22 anni di carcere per associazione sediziosa, definita come tentativo di rovesciare il governo, e altre accuse legate ai fatti del 6 gennaio 2021. In attesa dell'appello è detenuto in una prigione federale di media sicurezza nel Kentucky.

 

attentato a donald trump foto di evan vucci 1

I principi del gruppo però sono sopravvissuti alla leadership. Secondo il (presunto) manuale dei "ribelli giallo-neri", diventare Proud Boy di alto rango richiede «di impegnarsi in un conflitto importante», «s

 

eri scontri fisici» e, se necessario, «di esseri pronti all'arresto».

Mentre la «preghiera del ragazzo orgoglioso» recita: «Rafforza noi fratelli con potere e pugni duri per aiutarci a difendere il giusto e sconfiggere lo sbagliato».

 

[…]

 

Proud Boys

Quest'anno i PB sono tornati in politica. Il 24 aprile, McInnes è apparso alle proteste filo-palestinesi della Columbia University, ma lui smentisce ogni tipo di associazione ai gruppi anti-israeliani. Lo stesso fondatore afferma che i PB sono circa 5 mila (le stime delle forze dell'ordine arrivano a 3 mila), distribuiti tra 154 sezioni in 48 Stati. «Sono pronti a battersi affinché Trump torni al potere, non solo per la prospettiva della grazia ai fratelli reclusi», spiega Reuters.  […]

Proud Boys enrique tarriogavin mcinnes 2enrique tarrio 2Proud Boys Proud Boys

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…