“ERO SULLE COLLINE INTORNO A SCANDICCI CON LA MIA PRIMA MOGLIE, QUANDO HO SCOPERTO IL SUO TRADIMENTO. E IL MATRIMONIO È FINITO” - ROBERTO VECCHIONI E IL FARDELLO DELLE CORNA: “LO SFONDO TROPPO BELLO STRIDEVA CON IL MIO DOLORE, PERCIÒ SCAPPAI VIA DA FIRENZE. L’OMOSESSUALITÀ DI MIA FIGLIA? FRANCESCA AVEVA 15 ANNI QUANDO VENNE DA ME IMPAURITA SUSSURRANDO “PAPÀ TI DEVO DIRE UNA COSA”. LE CHIESI: “CHE C’È? SEI DROGATA? TI SEI INNAMORATA DI UN ASSASSINO? NO? ALLORA VAFFANCULO..., MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO”. L’HO SEMPRE SAPUTO, E NON CI HO MAI BADATO…”
Estratto dell’articolo di Caterina Ruggi D’Aragona per www.corriere.it
«E se non potrai correre/ e nemmeno camminare/ ti insegnerò a volare». È un inno alla vita, sempre e comunque, anche di fronte alle avversità, la canzone che Roberto Vecchioni e Francesco Guccini dedicano ad Alex Zanardi, con una citazione di Kavafis: «Se partirai per Itaca ti aspetta un lungo viaggio…». In effetti, il viaggio di Odisseo è il riferimento letterario supremo di «Infinito», ultimo album di Roberto Vecchioni, a cui è dedicata la sua tournée «L’Infinito, parole e musica», che giovedì (ore 21.15) si ferma al Politeama Pratese.
IRENE BOZZI E ROBERTO VECCHIONI
È felice di tornare a Prato?
«Tanto! Mi lega a Prato il ricordo di uno dei simposi più belli della mia vita: una baldoria colossale! Avevo tra i 30 e i 40 anni: dopo il concerto in un campo sportivo, mi fermai con gli operai di una laneria in un postaccio (forse una cantina) tutta la notte a cantare, chiacchierare, scherzare... Facemmo l’alba a raccontarci barzellette, sciocchezze e cose della vita. Mi colpì la grande spiritosaggine dei toscani, la capacità di ridicolizzare le cose tragiche, di infierire in modo ironico, a volte sconcio, sempre con grande intelligenza».
A Firenze, invece, ha un ricordo amaro, raccontato nella canzone «Due giornate fiorentine»…
«In verità ero sulle colline intorno a Scandicci con la mia prima moglie, quando ho scoperto il suo tradimento. E il matrimonio è finito. Lo sfondo troppo bello strideva con il mio dolore, perciò scappai via. Ma Firenze non ha colpe; è simbolo dell’umanità, perché da lì inizia l’Italia, e mi ispira solo pensieri positivi».
IRENE BOZZI E ROBERTO VECCHIONI
[…] Come ha vissuto gli ultimi due anni?
«Con un grande magone. La gente non può immaginare cosa sia per un artista la mancanza del palcoscenico. Non è come un operaio senza officina o un avvocato senza studio. Perché solo quando sale sul palco l’artista è pienamente se stesso».
[…] La beffa è che per la canzone «Voglio una donna» fu accusato di anti-femminismo…
«Non fu capita la mia provocazione. Dicevo “Voglio una donna con la gonna” per celebrare la donna nella sua femminilità, invitandola a non rinunciare alla differenza con il maschio. Io non parlerei mai di parità di genere, ma di parità tra i generi».
Come ha vissuto l’omosessualità della sua primogenita?
«Francesca aveva 15 anni quando venne da me impaurita sussurrando “Papà ti devo dire una cosa”. Le chiesi: “Che c’è? Sei drogata? Ti sei innamorata di un assassino? No? Allora vaf..., mi hai fatto prendere un colpo”. L’ho sempre saputo, e non ci ho mai badato. Trent’anni fa, sono stato un anticipatore. Credo che l’amore sia universale e ciascuno possa fare le sue scelte. Ho accompagnato Francesca tre volte ad Amsterdam per la fecondazione assistita; alla fine sono arrivate due gemelline che oggi hanno 9 anni. So che lei l’ha fatto per me, perché voleva farmi diventare nonno. Poi anche Carolina ha avuto due figlie. Per tutte e quattro, sono un nonno che gioca tanto»
Francesca ha subito discriminazioni?
«Sicuramente; ma è un bulldozer. Oltre a occuparsi di pr e scrivere saggi, ha fondato e presiede l’associazione Diversity, che nella kermesse di maggio radunerà pensatori, intellettuali e attori. A 18 anni scelse di venire a vivere a Milano per l’università; siamo rimasti sempre “pappa e ciccia”.
Anche Edoardo (l’ultimo figlio, avuto dopo Carolina e Arrigo dall’attuale moglie, Daria Colombo, mentre Francesca è nata dal primo matrimonio) mi somiglia tanto. L’unico piccolo dramma dei miei figli è il senso imitativo del padre. Si sentono artisti, un po’ fuori dal mondo, con velleità letterarie. Forse è colpa mia: li ho fatti sognare troppo, di realtà ne ho data poca. Ma è di realtà che c’è bisogno per confrontarsi con la vita, con le persone, con il lavoro». […]
DARIA COLOMBO ROBERTO VECCHIONIfrancesca vecchioni e alessandra con le loro gemellefrancesca vecchioni alessandra brogno con le figlie