ROSA E OLINDO, I “MOSTRI” IMPASSIBILI – NELL’UDIENZA PER LA REVISIONE DEL PROCESSO SULLA STAGE DI ERBA I DUE CONIUGI, CONDANNATI ALL’ERGASTOLO, NON HANNO VOLUTO LE TELECAMERE – SEDUTI IN GABBIA UNO ACCANTO ALL'ALTRA, SONO RIMASTI IN SILENZIO. DA ROSA NESSUNA REAZIONE NEANCHE QUANDO IL PROCURATORE HA RICOSTRUITO LA SCENA DI LEI CHE SGOZZA IL PICCOLO YOUSSEF – QUALCHE BISBIGLIO TRA DI LORO, MA NIENTE EFFUSIONI COME NEI PRECEDENTI PROCESSI – AZOUZ MARKOUK: “LORO SONO INNOCENTI, LA GIUSTIZIA NON È STATA FATTA”
1 – OLINDO E ROSA, SILENZIOSI E DISTANTI. IN AULA COL PUBBLICO MA SENZA TV
Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
Ci sono ma per una volta non vogliono esserci. Dopo interviste, lettere, messaggi distribuiti a trasmissioni nazionali e locali, fatti arrivare a telegiornali, a scrittori, a giornalisti vari, Olindo e Rosa scelgono di non apparire. Il presidente della Corte d’Appello di Brescia chiede se acconsentono alle riprese audiovideo in aula e loro rispondono che no, stavolta no.
Quindi non appaiono sul maxischermo allestito nell’aula destinata alla stampa, lontana da quella d’udienza. Ci affidiamo alle descrizioni di avvocati e pubblico spettatore, quello sì ammesso in aula. Rosa, raccontano, arriva stretta nel suo piumino beige che tiene sempre addosso con il cappuccio tirato su fino a metà collo, anche se in aula fa molto caldo a giudicare dai fogli di carta sventolati dai presenti per fare aria. Lei, al contrario, sembra quasi avere freddo.
Se ne sta seduta accanto al suo «Olly», come lo ha sempre chiamato, e guarda il mondo fuori dalla gabbia in cui è rinchiusa parlando di rado. Testa china, mani sulle gambe e concentrazione. Non c’è traccia della Rosa che durante il processo di primo grado rideva, e chiacchierava, e commentava ogni cosa, e teneva stretto a sé «Olly».
Ieri, in quella gabbia, c’era una donna silenziosa che al più scambiava qualche parola con gli avvocati. Non un sussulto nemmeno quando il procuratore generale Guido Rispoli ricostruisce la scena di lei che sgozza il bambino, Youssef. Impassibile. Quasi che non sia lei la Rosa che si gioca la chance della vita, con questa udienza di revisione.
[…] Il pubblico ministero, Massimo Astori li aveva chiamati «quadrupede» per far capire quanto fossero una sola persona pur essendo in due. Ecco. Anche di questo ieri sembrava non esserci traccia. L’amore dichiarato mille e mille volte l’uno per l’altra stavolta assomigliava più a una relazione stanca. O forse era soltanto la tensione della giornata. Non si sono detti molto, Olly e Rosa.
Non si sono scambiati sorrisi o sguardi d’intesa su questo o quel dettaglio. Solo qualche parola di tanto in tanto. Seduti con la schiena curva su una panca, davano un’impressione di freddezza, dice chi li ha osservati per ore. Non d’amore.
Lui, Olindo, è l’uomo dei messaggi e delle lettere scritte nel silenzio della sua cella, nel carcere di Opera, e recapitate a questo e a quello. Ieri non è stato taciturno quanto Rosa ma non era lei la sua interlocutrice. Ha parlato e riso spesso con gli avvocati ma, come la sua «sposa» — così l’ha sempre definita — non era in vena di commentare quel che sentiva o le immagini mostrate in aula, né di chiacchierare e ridere come ai tempi del vecchio processo.
UN RAGAZZO INCONTRA UNA RAGAZZA - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
[…] Un signore che assiste all’udienza dai banchi del pubblico parla invece di lui e di lei come di «due persone che sembravano spettatori di uno spettacolo che non gli apparteneva». Anche Andrea Spinelli li ha immortalati così: vicini e distanti allo stesso tempo. Lui è un disegnatore, il primo ad aprire nel nostro Paese la via dei disegni giudiziari, e ieri ha chiesto e ottenuto di essere in aula a tratteggiare i personaggi dell’udienza. Così ha osservato Olindo e Rosa da vicino.
Li ha disegnati su un bozzetto a colori che si è impegnato a non far vedere fuori dall’aula perché i due non volevano mostrarsi. C’è lei nel suo giaccone chiaro e lui in un maglione di pile azzurro. «Composti e concentrati in quella cella molto stretta», dice. «Posso vederlo?» ha chiesto Rosa quando lui ha finito il bozzetto. Gliel’ha mostrato e lei: «È molto bello. Grazie». Anche Olindo ha voluto vederlo. Il suo commento: «Bello, ma non potevi farmi un po’ più magro?». E poi quasi per scusarsi di aver messo su qualche chilo ha spiegato: «È perché mangio sempre schifezze».
2 - RINVIO PER OLINDO E ROSA IL PG CONTRO LA REVISIONE «NUOVE PROVEINVEROSIMILI»
Estratto dell’articolo di Claudia Guasco per “Il Messaggero”
Seduti in gabbia uno accanto all'altra, vicini ma composti. Impassibili anche quando vengono mostrate le immagini dell'appartamento imbrattato di sangue e grigio di fumo. Ogni tanto bisbigliano, però niente effusioni come nei precedenti processi, né risatine di scherno quando vengono presentate le prove a loro carico.
Rosa Bazzi e Olindo Romano sanno che è la loro ultima possibilità. Per la Procura generale di Brescia però non va nemmeno presa in considerazione. Contro i coniugi condannati all'ergastolo per la strage di Erba c'è «una cascata di prove che non risultano avere la capacità demolitoria del giudicato», afferma il pg Guido Rispoli.
E l'ipotesi di altri colpevoli è «inverosimile». Dopo tre gradi di giudizio con sentenza univoca (fine pena mai) il massacro nella casa con cortile di via Diaz dove l'11 dicembre 2006 vennero uccisi Raffaella Castagna, il figlio di due anni Youssef, la vicina Valeria Cherubini e ferito gravemente il marito Mario Frigerio, la difesa della coppia si presenta davanti alla Corte D'Appello con altre perizie, testi e piste alternative.
E il fatto che siano arrivati fin qui sconcerta l'Avvocato generale dello Stato, Domenico Chiaro: «Siamo di fronte a suggestioni mediatiche, non sono fatti nuovi dal punto di vista probatorio». Anzi, «non assurgono a dignità di prove. Si sono superati i limiti, spetta a noi far tornare questo processo nell'alveo della normalità». […]
Ma qui c'è molto di più, come espone l'accusa nelle 61 pagine di memoria depositata: ci sono il «poderoso movente» - l'odio e la rabbia di due stalker che perseguitavano Raffaella perché infastiditi dai rumori - le ecchimosi di Olindo, la ferita di Rosa, la manomissione del contatore, l'analisi delle ferite inferte, i colloqui psichiatrici. Per contro, non sussistono «fatti nuovi» sotto il profilo probatorio, semmai «prove impossibili da ribaltare», rimarca il procuratore generale Rispoli.
Cita il film di Woody Allen "Match point" a proposito del destino, Chiaro evoca "Il grande bluff", il difensore di parte civile dei Castagna, Massimo Campa, parla di «commedia dell'arte, drammatica però». Per la pubblica accusa i dubbi sollevati dalle difese sulle intercettazioni «sono montate sul nulla» e la revisione presentata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser «è inammissibile perché redatta e firmata da un soggetto che non è titolare» di questo potere. La sua istanza rappresenta «un unicum nella storia italiana», peraltro di parere opposto a quello della Procura generale di Milano.
E viene smontata un pezzo alla volta. La repertamento della traccia ematica sull'auto di Olindo, secondo Rispoli, è stata regolare e non si capisce perché «i carabinieri avrebbero dovuto mettere una macchia lì», le ferite inferte a Valeria Cherubini non erano tali da impedirle di trascinarsi al piano di sopra, il racconto di Frigerio non è stato alterato da alcun «falso ricordo, ha fatto fin da subito il nome di Olindo ripetendolo tre volte».
Quanto alla congettura di una vendetta della criminalità organizzata per motivi di droga, prima della strage i killer avrebbero perlomeno minacciato Azouz Marzouk. Invece «nulla». «Si dicono: qual è il modo migliore per colpire Marzouk? Fare una strage della sua famiglia, in pieno centro della città in una corte chiusa. E allora stanno là casa ad aspettare. In più gli assassini della banda decidono di guardarsi Uomini & Donne aspettando di compiere il massacro», riassume Campa. E poi ci sono i due protagonisti, che paiono sprovveduti ma sono tutt'altro. Rosa che «conduce le danze nel balletto degli interrogatori», Olindo che si vuole far passare per «un minus habens ma non lo è affatto. Dategli l'Oscar per la recitazione».
Ad ascoltare seduto in aula c'è anche Azouz Marzouk: «Loro sono innocenti, la giustizia non è stata fatta. Stiamo ottenendo parte di una rivincita, sto conducendo questa lotta per tutti». Gli risponde Giuseppe Castagna, le sue parole sono pietre. «Azouz in tutta la sua vita ha sempre lottato per se stesso. Prima ha lasciato sola Raffaella ad affrontare i vicini e a difendere suo figlio, dopo ha lottato per monetizzare al meglio il suo status di vittima». Il 16 aprile tocca alla difesa. […]
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