DELITTO ALLA FIORENTINA - "ASHLEY OLSEN ERA NUDA, STESA A TERRA ACCANTO AL DIVANO" - L'INDAGINE SARÀ DIFFICILE: IL FIDANZATO È SALTATO SOPRA DI LEI PER RIANIMARLA, INQUINANDO LA SCENA DEL CRIMINE - PER ALCUNE AMICHE, È LUI IL COLPEVOLE. PER GLI AMICI DI LUI, È IMPOSSIBILE
- STRANGOLATA FIRENZE: POLIZIA SCIENTIFICA TORNA NELLA CASA
(ANSA) - Personale della polizia scientifica di Firenze è tornato stamane nella casa dove Ashley Olsen è stata uccisa. Motivo, proseguire il sopralluogo già iniziato subito dopo la scoperta del cadavere il 9 gennaio ed eventualmente raccogliere altri reperti di interesse investigativo seguendo indicazioni maturate nell'ambito delle indagini sull'omicidio, anche in relazione a nuovi aspetti emersi dall'autopsia.
- STRANGOLATA FIRENZE: A CASA ASHLEY SI RILEVANO IMPRONTE
(ANSA) - Ulteriori macchinari per la rilevazione delle impronte digitali con la tecnica del cianoacrilato, sono stati appena portati nell'appartamento al primo piano di via Santa Monaca 3. La polizia scientifica sta proseguendo i rilievi nell'abitazione in cui è stata trovata morta Ashley Olden, la 35enne americana. Bocche cucite da parte degli investigatori che si sono limitati ad un laconico "ci serve del tempo. Non posso dire nulla".
- IL DELITTO DI FIRENZE, PARLA LA VICINA
Giuseppe Fumagalli per www.oggi.it
Al centro di piazza Santo Spirito, una delle più belle di Firenze, è stato dipinto un murales. Un volto di donna, un corpo d’uomo con la testa di caprone e la scritta Don’t be afraid, non avere paura. È una parola. Dietro l’angolo è stata assassinata una donna. Ashley Olsen, americana, era arrivata a Firenze nel 2012 al seguito del padre, grande appassionato d’arte. L’assassino l’ha strangolata e abbandonata nuda con un paio di calzini ai piedi. Ashley non aveva paura.
Aveva scelto di vivere Oltrarno, nel quartiere della Bohème, della vita notturna, ma anche della droga, dell’alcol, delle risse tra ubriachi. Era fidanzata con Federico Fiorentini, 43 anni, pittore, che è subito finito sotto la lente degli inquirenti. «Mi rifiuto di pensare che sia stato lui», commenta un amico. «Troppo buono e sensibile».
Un’amica di lei corregge il tiro: «Ashley si confidava con me, non era felice, il loro era un rapporto tossico. Troppi litigi, troppe gelosie. Lei era indipendente, una vera americana. Aveva già alle spalle un matrimonio fallito negli Stati Uniti, voleva una casa e un lavoro per sentirsi autonoma».
Nel quartiere la conoscevano tutti. Parlano di lei in piazza, tra il fumo di hashish, lattine e bottiglie di birra che rotolano vuote sul sagrato della chiesa. La ricordano i baristi dei suoi locali preferiti, il Volume e il Cabiria. La piange un’amica che sul portone di casa scrive con un rossetto «lui è colpevole», e ripete tra le lacrime «è stato lui, lo so, è stato lui».
Claudia Colivicchi, proprietaria dell’appartamento in cui è avvenuto il delitto, non ha più lacrime. «Sto male, sono sconvolta», dice al telefono. «Tutta questa violenza su una donna minuta, allegra e indifesa mi dà il voltastomaco. È uno schifo. Il quartiere si è riempito di spacciatori, gente spietata pronta a tutto, anche ad aggredirti con una bottiglia rotta, ubriachi, gente che perde il controllo, violenta». Claudia Colivicchi è una testimone chiave. Federico, fidanzato della vittima, l’ha chiamata sabato.
LA CHIAVE DI SCORTA
Era preoccupato perché da giorni non sentiva più Ashley. Le ha chiesto se aveva una chiave di scorta per aprire l’appartamento e controllare se fosse successo qualcosa. «Eravamo in tre», spiega Claudia. «Federico, io e il mio fidanzato. Ho aperto la porta e mi sono fermata sul pianerottolo. È entrato solo Federico».
Ashley abitava lì da pochi mesi, a giorni avrebbe dovuto decidere se rimanere o cercarsi un’altra sistemazione. L’appartamento è minuscolo. Soggiorno, cucinino e soppalco con il letto. Per capire cos’era successo sono bastati pochi secondi.
«Abbiamo sentito un urlo», continua Claudia, «e siamo entrati anche noi. Ashley era nuda, stesa a terra accanto al divano letto. Era morta, non c’era il minimo dubbio che lo fosse. Ma Federico era come se avesse perso la testa. Era disperato. S’è buttato su di lei per rianimarla. Non riusciva nemmeno a vedere l’evidenza o quantomeno non riusciva ad accettarla.
Il corpo era freddo, ma lui non capiva che non c’era più niente da fare. Ha provato in tutti i modi, prima con la respirazione bocca a bocca, poi col massaggio cardiaco. Il mio fidanzato ha cercato di aiutarlo e lui intanto gridava, ripeteva “la mia piccina, il mio amore”. In casa c’era anche il cane di Ashley che guaiva, una scena sconvolgente».
FACEVA MILLE LAVORETTI
Claudia conosceva la vittima ma non si frequentavano. I loro fidanzati invece erano amici, si confidavano, sapevano tutto uno dell’altro.
«Federico e Ashley», continua la proprietaria del monolocale, «non si sono mai lasciati. Avevano avuto una lite qualche giorno fa. Lei lo aveva chiamato perché forse aveva capito d’aver esagerato, di averlo offeso e si era anche scusata. Federico abita a Impruneta, fuori Firenze, è pittore, doveva consegnare dei lavori e non ha potuto venire in città. Ashley sapeva cavarsela. Faceva make up, teneva dei bambini e mille altri lavori. Nel tempo libero usciva, aveva tanti amici ma non dava troppa confidenza agli estranei. Non so cosa possa essere successo. Purtroppo io non c’ero.
Abito sullo stesso pianerottolo ma in quei giorni stavo da mia madre. Ci sono gli altri vicini, ma anche loro non hanno visto niente. Dicono solo d’aver sentito il cane che abbaiava». Già, ma quando avrebbe abbaiato? A che ora? E in che giorno? In attesa di conoscere l’esito dell’autopsia, l’unico riferimento sono le dichiarazioni di testimoni, amici e conoscenti, che però al momento sono contraddittorie. Qualcuno sostiene d’aver visto Ashley in piazza Santo Spirito nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 gennaio, quindi poche ore prima della scoperta del cadavere.
Altri spostano le lancette 24 indietro, alla notte tra giovedì 7 e venerdì 8 e il loro resoconto, sostiene un inquirente, sembra essere il più dettagliato. «Ashley», dice una vicina, «giovedì aveva cambiato aspetto. Eravamo abituati a vederla bionda e ce la siamo ritrovata castana. Aveva cambiato il colore dei capelli e aveva l’aria euforica di una che si preparava a uscire per una bella serata». ?La notte a Firenze è lunga. L’americana approda con un’amica verso le tre di notte al Montecarla, in via dei Bardi, dove i più incalliti tiratardi fanno l’alba ascoltando musica, bevendo e ballando.
Gli uomini della squadra Mobile, guidata da Giacinto Profazio, lo stesso che nel 2007 a Perugia aveva guidato le indagini per l’omicidio di Meredith Kercher, avrebbero già rintracciato l’amica.
Secondo indiscrezioni, la donna avrebbe raccontato agli inquirenti d’aver salutato Ashley attorno alle sei di mattina e di essere rientrata a casa. Ashley sarebbe quindi rimasta nel locale, dove erano presenti anche altre persone. Tra cui uno straniero molto noto negli ambienti della Firenze by night. Noto come spacciatore, ma anche per una tendenza alle avance insistenti nei confronti delle donne. E se fosse stato lui ad averla accompagnata a casa? E se l’avesse convinta a salire insieme nell’appartamento?
E se il cane avesse abbaiato a uno sconosciuto? E se Ashley fosse morta non il sabato ma al mattino del giorno precedente? Una ragazza residente nella zona dice di aver notato gli scuri dell’appartamento chiusi per tutta la giornata di venerdì. Dov’era in quel momento Ashley? Era già stesa accanto al divano letto, nuda e senza vita? Il dettaglio è sgradevole, ma che non possano essere passate solo poche ore tra l’omicidio e la sua scoperta lo dimostrerebbero anche i numerosi escrementi lasciati dal cane, un Beagle di nome Scout, imprigionato in casa con la padrona senza vita.
SI CERCA NEI VIDEO
Al momento in cui andiamo in stampa gli inquirenti hanno già interrogato il fidanzato e sentito gli amici, ma devono ancora acquisire una serie di elementi fondamentali. Il primo sarà l’esito dell’autopsia con l’ora e le cause esatte della morte: secondo indiscrezioni, i lividi rinvenuti sul corpo di Ashley sarebbero compatibili con il fatto che la ragazza avrebbe cercato di difendersi dal suo assassino. Per quanto la scena sia stata inquinata dal tentativo di Federico di rianimare la fidanzata, poi, si cercano tracce genetiche e impronte digitali.
E molto potrebbero dire le telecamere. Una, puntata su via Santa Monaca, avrebbe registrato i movimenti in entrata e in uscita dall’appartamento, ma ne vengono esaminate anche altre. Infine, si cerca il cellulare di Ashley, che pare svanito nel nulla. «Giallo? Non credo», commenta un inquirente. «Bisogna aspettare che tutti i tasselli vadano al loro posto».
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