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LA SCIENZA DIETRO LA TRAGEDIA - GLI ESPERTI SUL SISMA DI ISCHIA: È ACCANTO AL SUPERVULCANO DEI CAMPI FLEGREI. SONO SCOSSE DIVERSE DAL CENTRO ITALIA, PIÙ SUPERFICIALI E DISTRUTTIVE. LE ZONE CHE SUBISCONO DANNI MAGGIORI HANNO UN TERRENO FRIABILE - ENZO BOSCHI AVEVA CAPITO CHE LA STIMA SULLA MAGNITUDO ERA SBAGLIATA: ‘È PROBABILE UNA NUOVA SCOSSA. BISOGNA METTERE AL RIPARO ABITANTI E TURISTI’

1. IL SISMA NEL CUORE DEL VULCANO

Elena Dusi per ‘la Repubblica

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Siamo nel cuore di un vulcano considerato ancora attivo, a Ischia. A due passi dai Campi Flegrei, che sono in fase di rigonfiamento e dal 2012 sono in allerta gialla. I terremoti lì hanno natura completamente diversa rispetto a quelli del Centro Italia, spiega Gianluca Valensise, sismologo e dirigente di ricerca dell' Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). «Si tratta di scosse più superficiali e quindi più distruttive, anche se molto localizzate».

 

Qual è il meccanismo dei terremoti vulcanici?

«Non avvengono a causa dei movimenti di placche. È il vulcano che periodicamente collassa sotto al suo stesso peso. L' ultima eruzione di Ischia risale al Medioevo, siamo dunque in fase di piena attività. A profondità superiori a 5 chilometri, la terra si scalda e fonde. Non può dunque in nessun modo generare terremoti. Tutte le scosse che registriamo nei sistemi vulcanici si generano a profondità molto basse».

 

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Perché i terremoti superficiali provocano tanti danni?

«Perché la scossa avviene vicino alla superficie, dove ci sono le case. Ma in compenso si fa sentire entro un raggio assai limitato. I primi dati dell' Ingv citano una profondità di 10 km., ma si tratta di un valore prefissato, che viene diffuso in automatico prima che si riesca a fissare la profondità vera».

 

Anche i terremoti vulcanici provocano sciami infiniti come nel Centro Italia?

«No, ci aspettiamo qualche scossa successiva, ma non certo uno sciame di un anno come in Centro Italia».

 

Quanto sono frequenti i terremoti a Ischia?

«La scossa più importante nella storia dell' isola è quella del 1883. Il terremoto di Casamicciola avvenne più o meno nella stessa zona di oggi. Anche allora si trattò di un sisma di magnitudo relativamente bassa, ma che causò un numero abnorme di vittime. Fra le macerie morirono anche i genitori di Benedetto Croce. Da allora non si sono registrate scosse importanti. Sull' isola quindi potrebbero esistere molti edifici vecchi e fatiscenti».

 

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Il sisma potrebbe risvegliare il Vesuvio o il supervulcano dei Campi Flegrei?

«No, i tre sistemi vulcanici dell' area, Ischia, Vesuvio e Campi Flegrei, sono considerati indipendenti l' uno dall' altro. Non ci aspettiamo nulla del genere».

 

 

2. «L' AREA PIÙ COLPITA È FRIABILE LÌ IL TERRENO AMPLIFICA LA POTENZA DELLE SCOSSE»

Leonard Berberi per il ‘Corriere della Sera

 

«Quando ho letto la magnitudo della scossa, diciamo non proprio importante, non mi sono preoccupata: non sembrava un terremoto così forte. Poi ho visto le immagini in tv e sono rimasta colpita, è evidente che bisognerà concentrarsi molto sulla qualità delle costruzioni e capire se è cambiato qualcosa nella reazione del terreno al movimento sismico».

 

Micla Pennetta quell' area la conosce. Insegna Geologia ambientale e rischi naturali all' Università degli Studi «Federico II» di Napoli.

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Ischia è da tempo una zona molto controllata. Nell' isola sono stati installati strumenti per il monitoraggio continuo della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle emissioni di gas dal suolo e dalle fumarole.

 

Professoressa, sembra stupita dalle conseguenze del terremoto sui centri abitati di Ischia...

«Lo sono. Ricordo soltanto che il sisma in Irpinia, nel 1980, ha avuto una magnitudo di 6.8-6.9 della scala Richter».

 

Ma allora perché il sisma di ieri sera ha provocato tutti questi danni?

«Mi viene da pensare subito alla qualità delle costruzioni e all' abusivismo edilizio. Ma da un punto di vista scientifico bisogna sottolineare che, anche se l' epicentro è stato in mare aperto, di fatto le conseguenze peggiori vengono registrate in un settore preciso dell' isola, quello nord-occidentale. Per noi che conosciamo quella parte di Campania non è una sorpresa...».

 

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In che senso?

«Proprio quel blocco di Ischia nelle nostre classificazioni ha il cosiddetto "danno atteso" maggiore».

 

E questo cosa vuol dire?

«Che ogni volta che c' è una scossa di terremoto di una certa entità ci aspettiamo che le ricadute più importanti siano proprio lì, in quel settore nord-occidentale dove si trovano non a caso i comuni più colpiti ieri sera come Casamicciola e Lacco Ameno. Scossa avvertita sì, ma senza conseguenze troppo serie, invece dall' altra parte, quella orientale».

 

Questo «danno atteso» perché è maggiore proprio lì?

«A causa della morfologia del terreno che finisce per determinare un' amplificazione degli effetti sismici. Quella parte di isola è caratterizzata da tufi rimaneggiati, depositi vulcanici che risultano poco coerenti e sono soffici».

 

Quindi cosa accade quando c' è una scossa proprio lì?

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«Bisognerà ovviamente andare a vedere metro per metro come si presenta oggi il territorio, ma si può senz' altro dire che proprio la sua morfologia avrà portato il terreno a cedere in più punti, tanto da aver bloccato anche diverse strade asfaltate».

 

Che tipo di valutazione farete ora?

«Intanto dovremo capire la magnitudo esatta della scossa. Poi bisognerà andare sul campo a valutare il tipo di danno sugli edifici e le eventuali modifiche al terreno».

 

 

3. «A ISCHIA EDIFICI DA PORRE IN SICUREZZA PROBABILE UNA NUOVA SCOSSA»

Francesco Lo Dico per www.ilmattino.it

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«A giudicare dalle immagini drammatiche che provengono dall'isola, penso che ci sia stata una sottovalutazione della magnitudo del sisma. Non è possibile che una scossa valutata in 3.6 faccia tutti questi danni». Pochi minuti prima che l'Ingv corregga la stima della magnitudo in 4.0, il sismologo Enzo Boschi ha già capito tutto prima degli altri. «Probabilmente - aggiunge poco tempo dopo la scossa - si dovrà rivalutare tutto. Qui le cose sono due: o gli edifici di Ischia sono davvero di cartapesta, oppure siamo in presenza di una scossa con una magnitudo vicina al 4.5». Incollato alla tv, mentre le immagini mostrano porzioni di edifici crollati e tetti sventrati, il sismologo Enzo Boschi non riesce a farsi persuaso di quanto vedere scorrere sullo schermo di casa.

 

Professore, un terremoto di magnitudo 3.6 sarebbe stato in grado di fare danni simili a quelli cui abbiamo assistito?

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«Riesce difficile credere che un terremoto magnitudo 3.6 con profondità stimata a dieci chilometri possa fare danni simili. È vero che bisogna prendere in considerazione la qualità degli edifici colpiti, ma c'è solitamente una correlazione piuttosto pragmatica tra la forza di una scossa e gli effetti che essa produce. E in questo caso i danni patiti mi paiono eccedenti rispetto ad altri eventi sismici di portata assimilabile. I miei dubbi sono in parte confermati dall'Osservatorio vesuviano, che in effetti valuta la scossa in una magnitudo 4.0 e ne colloca la profondità a 5 chilometri. E poi anche dal sito dell'Emsc, l'ente sismologico francese che monitora i terremoti in tempo reale, che riporta una magnitudo stimata in 4.5».

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È possibile ipotizzare che siamo in presenza di un nuovo sciame sismico che possa produrre ulteriori scosse?

«La prassi ci insegna che in Italia le scosse avvengono spesso a coppie. Per ragioni di prudenza, è pertanto necessario adottare tutte le misure di sicurezza del caso e mettere al riparo da pericoli turisti ed abitanti. Sono certo che la Protezione civile è ben informata di tutti i pericoli del caso e di come prevenirli».

 

Sta dicendo che è probabilmente in arrivo una nuova scossa?

«Non è possibile fare affermazioni del genere in campo sismologico, dove nulla può essere previsto. Mi limito a segnalare che in base a dati empirici, è spesso ricorrente nel nostro Paese quel fenomeno che in gergo si chiama doppietta sismica: due scosse ravvicinate, l'una a poca distanza dall'altra».

 

Dobbiamo quindi aspettarci nuove scosse?

«Per rispondere in modo meno aleatorio, dovremo aspettare domani, i prossimi quindici giorni, e in ogni caso fino a un mese da questo primo evento».

 

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