SERVIZI E SEGRETI - NELLA SENTENZA DI CONDANNA AD ANTONELLO MONTANTE, LA GIUDICE ESPRIME I SUOI DUBBI SULLE TESTIMONIANZE DEL DIRETTORE DELL'AISI PARENTE E DEL SUO VICE BLENGINI - VERIFICHE SULLE SOFFIATE CHE SVELARONO LE INDAGINI: UNA SPYSTORY DALLA SICILIA A ROMA E RITORNO...
Salvo Palazzolo per “la Repubblica”
Si riapre il giallo delle talpe istituzionali che avrebbero soffiato notizie riservate sulle indagini ad Antonello Montante, il responsabile legalità di Confindustria condannato due giorni fa a 14 anni. La giudice che ha emesso la sentenza ha trasmesso alla procura - «per le valutazioni di competenza» - i verbali di due testimoni: Mario Parente e Valerio Blengini, il direttore e uno dei vice dell' Aisi, il servizio segreto civile.
La gup Graziella Luparello chiede nuovi approfondimenti, erano stati gli stessi pm a sollecitarli, ma solo su Blengini. Al centro del caso, uno 007 imputato nel processo bis sul caso Montante, attualmente in corso: è Andrea Cavacece, chiamato in causa dalla procura di Caltanissetta per una spy story.
Avrebbe saputo dell' indagine di Caltanissetta su uno dei fedelissimi di Montante, il colonnello Giuseppe D' Agata ( pure lui un funzionario dei Servizi), e avrebbe girato la notizia all' allora direttore dell' Aisi, il generale Arturo Esposito. L' informazione sarebbe poi passata all' ex presidente del Senato Renato Schifani, al tributarista palermitano Angelo Cuva e infine a D' Agata. Da Roma alla Sicilia, una sequenza di spifferi.
Per questa ragione sono imputati Esposito, Schifani, Cuva e D' Agata. Quest' ultimo faceva il nome di Cavacece alla moglie, che gli chiedeva: « Quando ti avevano detto che lui c' aveva sotto controllo chi te l' aveva detto?». Risposta: «Cavacece, ma quasi un anno fa » . E la squadra mobile di Caltanissetta intercettava.
Adesso, la giudice ribadisce che ci sono ancora tanti punti oscuri in questa vicenda. Con Montante è stato condannato ( a un anno e 4 mesi, per rivelazione di notizie riservate) un ex dirigente del Sevizio centrale operativo della polizia, Andrea Grassi: è stato ritenuto il primo passaggio della notizia riservata, anche se la gup ha escluso che il funzionario fosse parte della catena dei fedelissimi di Montante, Grassi è stato infatti assolto dall' accusa di concorso esterno in associazione a delinquere. Lui si è difeso dicendo che cercava solo informazioni su D' Agata per aiutare i colleghi di Caltanissetta. Ma, di fatto, la notizia dell' inchiesta arrivò ai Servizi. E qui iniziano le curiosità della giudice e della procura.
Blengini ha spiegato che nel 2015 «durante un incontro con personale dello Sco per gli auguri di Natale, a un nostro collaboratore erano state chieste informazioni su D' Agata, tanto da indurlo a ritenere che vi fosse un' attività investigativa sul colonnello » . Blengini chiese chiarimenti a un suo vecchio amico, il questore di Caltanissetta Bruno Megale. «Gli chiesi conferma se avesse notizia di un' indagine su D' Agata perché bisognava valutare l' opportunità di trasferirlo in Sicilia » , ha spiegato il testimone.
Il questore troncò l' argomento: «Si trincerò in un silenzio imbarazzato, mi rappresentò solo l' inopportunità di trasferire D' Agata in Sicilia». Megale fece subito una relazione di servizio. E oggi i pm Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso continuano ad avere dubbi sulla versione di Blengini, tanto da aver chiesto la trasmissione del verbale del testimone, che dunque presto potrebbe diventare indagato.
La gup Luparello ha inviato gli atti. E c' è anche il verbale del direttore Parente, l' ex generale del Ros che è stato sempre in prima linea contro le mafie, mai un' ombra in una carriera lunga quarant' anni.
« Attendiamo di leggere le argomentazioni della giudice per capire il perché di questa trasmissione di atti», dicono in procura. Le motivazioni della sentenza arriveranno fra 90 giorni.
l inchiesta di report su antonello montante 3
Parente era stato sentito dall' avvocato di Cavacece, nell' ambito di un' indagine difensiva. All' epoca era il vice dell' Aisi: ha spiegato che Blengini gli raccontò di quelle domande su D' Agata, ha precisato « di non averne parlato né con Cavacece, né con il direttore Esposito, in quanto la notizia era indeterminata ». Ha aggiunto «di essersi dichiarato contrario quando Esposito propose di mandare D' Agata in Sicilia » . Da direttore, poi, Parente cacciò il colonnello alla prima occasione utile, « perché non si insospettisse » , un avviso di garanzia per un' altra inchiesta. D' Agata però sapeva qualcosa delle intercettazioni. La moglie sussurrava: « Gli puoi chiedere a Cavacece i telefonini che ti attribuiscono?».