
IL CREMLINO VEDE E PROVVEDE - SI RIAPRE IL CASO DELL’OLIGARCA RUSSO ALEXANDER PEREPILICHNY, MORTO A LONDRA NEL 2012 - ALL’INIZIO SI IPOTIZZÒ UN ARRESTO CARDIACO, ORA SI SCOPRE CHE È STATO AVVELENATO CON UNA PIANTINA CINESE
Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera”
«Vado a correre». Le ultime parole alla moglie. Una bella casa nel Surrey, 12.500 sterline di affitto mensile (17 mila euro) circondata dalla bellissima campagna dove si ritirano le famiglie ricche inglesi, le stelle dello spettacolo e del calcio. O dove si nascondono gli oligarchi russi in fuga dalle vendette. E Alexander Perepilichny da Mosca, nel 2010, era dovuto scappare.
«Sapeva troppo», dice sua mamma Galina. Sì, sapeva troppo di come alti funzionari legati al Cremlino intascavano milioni, li esportavano in Svizzera e li investivano. Una frode dietro l’altra.
Era il novembre 2012. L’abituale seduta di jogging per il quarantaquattrenne Alexander, riservato ma con tanti segreti nel suo archivio. Specie uno: la truffa ai danni di Hermitage Capital, un fondo con base londinese raggirato da uno «scherzo» di alta ingegneria finanziaria le cui menti sarebbero state proprio nei piani alti della nomenklatura russa. La cifra in ballo: centocinquanta milioni di sterline (210 milioni di euro). Chi li aveva intascati?
Pochi passi di riscaldamento e l’uomo, papà di due ragazzi, cadde a terra. «Attacco cardiaco», fu il verdetto istantaneo della polizia. Caso archiviato. O quasi. Perché adesso si riapre tutto. Davanti al coroner, incaricato delle indagini, si è presentata Monique Simmonds, professoressa e botanica di Kew Gardens, giardino reale. E ha rivelato: nello stomaco di Alexander c’erano tracce di una pianta estremamente tossica.
Un fiore giallo, foglie che crescono rigogliose, un profumo gradevole: ma è l’apparenza, il Gelsemium elegans , ricorda il comune gelsomino, importato dall’Asia ha un soprannome funesto, «l’erba dell’attacco al cuore». Lo stesso effetto della stricnina, paralizza, blocca la respirazione, uccide. Hanno avvelenato un altro oligarca?
Quando ci sono di mezzo certi personaggi e certe forze, quando ci sono di mezzo Londra e Mosca, quando ci sono di mezzo esecuzioni tanto sofisticate (il polonio usato per fare tacere la spia Alexander Litvinenko: chi lo dimentica?), venire a capo dei misteri è quasi impossibile. Ma la storia di Alexander non si è conclusa perché il destino gli ha riservato un infarto improvviso. Troppe le anomalie.
Alexander Perepilichny era una pedina della rete moscovita che veicola nella City capitali sospetti e li ricicla. Forse pentito. Forse minacciato. Ma, una volta sbarcato a Londra, si era confidato con i manager di Hermitage Capital, il fondo, e li aveva avvertiti che sotto il loro naso un clan di dirigenti dell’amministrazione pubblica russa aveva compiuto un «giochetto di prestigio», beffandoli. Poi, contattato dalle autorità di Berna, Alexander aveva collaborato indicando nomi e conti svizzeri dei beneficiari. La sua condanna.
Che strano, scoprire solo ora che in questo mosaico di intrighi ci sono cinque cadaveri. Tutti russi. Tutti legati ad Alexander. Uno è morto improvvisamente in carcere. Uno è sparito. Uno se ne è andato per cirrosi epatica. Uno è caduto e si è rotto la testa. Poi è arrivato il gelsemium col fiore giallo, per il jogger oligarca del Surrey. Cinque morti strane sulla rotta Londra-Mosca.