"SONO PRONTO ALLA MIA VIA CRUCIS" - IL SINDACO DI VENEZIA LUIGI BRUGNARO PARLA DELL'INCHIESTA PER CORRUZIONE IN CUI È INDAGATO – I PM PARLANO DI “UN VASTO CATALOGO DI ANOMALIE RILEVATE NELLA GESTIONE AMMINISTRATIVA DEL COMUNE” - I CONFLITTI DI INTERESSE “MAI RISOLTI”, GLI INCONTRI SENZA I TELEFONI E IL RUOLO DEL FEDELISSIMO BORASO, EX ASSESSORE ALLA MOBILITÀ RENATO BORASO, FINITO IN CARCERE PER SVARIATE MAZZETTE: “CHIUNQUE FACCIA IL CANDIDATO SINDACO HA BISOGNO DI ME” - VIDEO
Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera - Estratti
Venezia «C’è un vasto catalogo di anomalie rilevate nella gestione amministrativa del Comune di Venezia e nelle ripetute, frequenti, commistioni con gli interessi economici di molte società appartenenti al reticolo facente capo all’imprenditore Luigi Brugnaro».
Imprenditore e sindaco, naturalmente. È sul conflitto d’interessi e sul blind trust costituito per evitarlo, che si snoda una buona parte dell’atto d’accusa della Procura di Venezia contro il primo cittadino lagunare e i suoi uomini.
Nella poderosa richiesta di misure cautelari (942 pagine), molto più pesanti rispetto a quelle poi disposte dal giudice (i pm avevano chiesto il carcere per 14 dei 32 indagati, ne sono state eseguite due), si sottolineano le ripetute interferenze del pubblico nel privato da parte «delle figure più elevate dell’amministrazione, quali il sindaco e i suoi più alti collaboratori, scelti questi fra i più intimi dipendenti delle sue imprese, gestite di fatto da lui stesso anche dopo la costituzione di un trust che avrebbe dovuto garantirne la separatezza». D’altra parte, l’impero industriale creato da Brugnaro è così vasto e variegato che difficilmente la sua azione amministrativa non lo tange.
luigi brugnaro biennale di venezia 2024
«Con ricadute favorevoli alle sue società o, talora, sotto forma di elargizioni economiche o sponsorizzazioni».
I terreni per Kwong Vengono citati vari casi. Il più rilevante, l’area dei Pili, gli oltre 40 ettari di terra selvaggia di proprietà del sindaco a un passo dalla laguna. «Terreni inquinati, oggetto prima di un tentativo di vendita al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong per effettuare un gigantesco intervento immobiliare e quindi, dopo il fallimento delle trattative nel gennaio 2018, inseriti nel programma comunale di sviluppo urbanistico approvato dalla giunta Brugnaro».
La Guardia di Finanza, che sta indagando dal 2021, ha fatto la lista delle anomalie: «La variante decisa dal Comune che ha reso edificabili alcuni terreni poco prima acquistati dalla Reyer spa di Brugnaro; la cessione di palazzi storici comunali (Papadopoli e Donà, ndr) a Kwong mentre era in corso la trattativa riguardante i terreni Pili di Brugnaro all’imprenditore; la riduzione dei servizi di trasporto pubblico a favore di società private sponsor della Reyer basket di proprietà del sindaco». Curiosità, la Procura sta procedendo «separatamente» anche sul grande accusatore, Claudio Vanin.
Qui invece il focus è sul blind trust. «La gestione delle società è rimasta costantemente nelle mano di Brugnaro e dei suoi collaboratori Morris Ceron (capo di gabinetto) e Derek Donadini (vicecapo)». L’assenza di autonomia sarebbe dimostrata anche dal flusso di finanziamenti in suo favore durante le campagna elettorali. «Finanziamenti provenienti dalle sue società, Umana e Lb holding, e indirizzati alle associazioni mandatarie elettorali per le consultazioni del 2020 e del 2025. «La realtà dei fatti dimostra che la commistione era avvenuta fin dal suo insediamento nel giugno del 2015 e nella costituzione del gruppo di collaboratori di cui si sarebbe attorniato».
Vengono citati Ceron, che ha mantenuto rapporti con varie società della galassia di Brugnaro, il suo vice Donadini, da una parte incaricato di seguire i dossier comunali più delicati, dall’altra «al vertice nelle società di Brugnaro».
Ampio spazio all’ex assessore alla Mobilità Renato Boraso, il fedelissimo finito in carcere per svariate mazzette.
«Brugnaro lo invita a essere prudente nelle sue corruttele», scrivono i pm Federica Baccaglini e Roberto Terzo.
luigi brugnaro non risponde all inviata di report
«Eh no, i soldi mai! — lo redarguisce Brugnaro al telefono — A parte che ti stimo dico solo sta attento perché mischi tanta roba… pensa prima di parlare! Soprattutto al telefono… ricordati che la gente parla… e di te hanno parlato tanto… “gli hanno dato schei e cose in cambio” dicono». Ma Boraso è mister preferenze: «Chiunque faccia il candidato sindaco ha bisogno di me, non possono stare senza di me!!», dice a un paio di imprenditori.
Emerge una grande attenzione da parte di tutti a evitare conversazioni al cellulare. «Ci vediamo di persona?». «Dimmi dove e ti raggiungo». Come negli atti su Toti. «È emerso che le riunioni tra Brugnaro e i suoi più stretti collaboratori avvengono dopo che tutti sono privati dei loro cellulari e ciò al fine evidente di eludere intercettazioni ambientali con i temutissimi trojan».