donna delfini

PENSAVO FOSSE AMORE INVECE ERA UN DELFINO - IN UN DOCUMENTARIO LA STORIA DI “PETER”, IL DELFINO CHE SI ECCITO’ PER LA SUA INSEGNANTE DI INGLESE, LA CORTEGGIO’, SI INNAMORO’ E SI SUICIDO’ QUANDO LI SEPARARONO

da www.dailymail.co.uk

 

margaret racconta la sua love story con il delfinomargaret racconta la sua love story con il delfino

Nel 1965, per dieci settimane, il neurologo John C. Lilly decise che si doveva insegnare l’inglese a un delfino a naso di bottiglia di nome Peter. Il dottore aveva già scritto il libro “Man And Dolphin”, dove spiegava che il cervello dei delfini è il 40% più grande di quello dell’uomo. Questi animali capiscono, si arrabbiano e soffrono, diceva. Iniettò anche LSD su due delfini per capirne gli effetti. L’esperimento sul linguaggio fu approvato dalla Nasa.

 

La villa sull’isola di St Thomas fu praticamente invasa dall’acqua di mare. La assistente Margaret Howe, che all’epoca aveva 23 anni, viveva giorno e notte con l’animale. Mangiavano, giocavano e dormivano insieme nel più totale isolamento. Nuotavano, guardavano la tv, poi lei andava a lavorare su una scrivania appesa al soffitto. La sera dormiva su un materasso sospeso, vicino a Peter. Mangiava cibo in scatola e niente poteva interrompere la routine. Margaret aveva solo un giorno libero: il sabato.

margaret nella dolphin housemargaret nella dolphin house

 

La giornata cominciava alle 8 di mattina con le lezioni di inglese. Margaret si copriva il viso di cerone bianco e metteva rossetto nero sulle labbra in modo che il delfino vedesse meglio il movimento delle labbra. Nel tempo Peter riuscì a dire “uno”, “triangolo”, “ciao”. Quando lei diceva “lavoro, lavoro, lavoro”, lui rispondeva “gioco, gioco, gioco”.

 

E in effetti ogni mattina alle 10 era tempo di giocare insieme in piscina. Dalle 12 alle 15 di nuovo lezione. All’inizio tutto andò bene. Si facevano progressi, talvolta la notte passava liscia, altre volte lui la schizzava per svegliarla e farsi dar da mangiare. Diventava sempre più discolo, preferiva “parlare” invece che ascoltare, come avesse perso il senso della conversazione.

 

margaret e peter nella vascamargaret e peter nella vasca

Peter passava molto tempo anche a guardarsi allo specchio. Quando Margaret si distraeva o rispondeva al telefono, lui faceva rumori forti per disturbarla, quasi in preda alla gelosia. La seconda settimana si mostrò più socievole e fisico. Sondò ogni parte del corpo di Margaret in maniera gentile. Ma chiedeva continue attenzioni. Non intendeva più giocare a palla da solo, senza di lei. La quarta settimana successe l’imprevedibile.

 

Scriveva Margaret nel suo diario: «Peter si è eccitato molte volte in questi giorni. Il suo desiderio intralcia la nostra relazione. Mi si infila fra le gambe, mi gira intorno, mi mordicchia ed è così eccitato che non riesce a controllarsi».

 

Nel panico, Margaret portò via Peter, in una piscina con altri due delfini di nome Sissy e Pam, per tenerlo a bada. In effetti la cosa funzionò e al suo ritorno sembrò più calmo. La corteggiava, le mostrava la pancia e i genitali per fare colpo, ma senza spaventarla. Costruirono una relazione intensa finché, nel momento più bello, l’esperimento fu interrotto  per mancanza di finanziamenti. Peter finì in una vasca a Miami e poche settimane dopo si suicidò. Proprio così. Si rifiutò di respirare e affogò. Molti ricercatori concordarono sul fatto che morì d’amore: aveva il cuore spezzato per la separazione da Margaret e non riusciva a capire perché fosse accaduto.

 

Per la prima volta Margaret Howe racconterà la sua storia nel documentario “The Girl Who Talked To Dolphins” in onda il 17 giugno alle 21 su BBC4.

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