“STO PER SUCCHIARNE SETTE, CONTEMPORANEAMENTE” – E’ IL RECORD D’INGORDIGIA DI CONNIE PERIGNON CHE E’ RIUSCITA A SBOCCONCELLARE SETTE FORTUNATI - È LAUREATA IN MARKETING E HA LASCIATO UN IMPIEGO IN UNA AZIENDA MILIONARIA PER FARE LA ESCORT PER CINQUE ANNI E POI E’ PASSATA AL CINEMA HARD – BARBARA COSTA: “LO FA PER DENARO? PER NINFOMANIA? DEPRAVATO ESIBIZIONISMO? TUTTO QUESTO INSIEME MISCHIATO? SE VAI SUL WEB E FAI UNA RICERCA…”
Barbara Costa per Dagospia
“Sto per succhiare 7 f*ttuti caz*i. Verranno su tutto il mio bel faccino, così potrò ingoiarlo come la sporca f*ttuta p*ttana che sono”. E se fosse la verità? Se fosse veramente felice di fellare 7 peni, uno dopo l’altro, e di non evitare di dare più di una slinguata ai testicoli?
E se queste non fossero le solite frasi messe in bocca alla pornostar di turno, per rizzare un minimo di plot a un porno gonzo, dov’è solo carne che sbatte, e in questo caso pure da farcire, con sperma vero allungato a quello finto (identico a quello che i non pornostar possono comprare in rete), e pure commestibile, per riempirci il bicchiere di fine scena, da bere tutto d’un fiato…
I 7 peni sono i protagonisti di una recente uscita porno, "7-on-1 Blowbang", dove la porno attrice Connie Perignon è al suo record di peni in bocca: l’anno scorso si era "fermata" a 5. E sapete perché scrivo che forse Connie Perignon non mente? Perché lei incarna l’ambizione onirica di ogni pornomane di riguardo: l’abolizione della barriera tra ciò che si è e ciò che si fa.
Siamo cresciuti cullati dalla nenia che le ragazze che fanno porno lo fanno solo perché costrette, o perché scioccate vittime di soprusi (tesi forte nei 90s) in ogni caso mai mai mai pronte a farlo per autodeterminazione e loro piacere. Da ultimo ci si mettono le gen Z pasionarie del porno "impegnato" le quali fanno porno – dicono – per missione, come eroine emancipate prone a una causa che è solo la loro.
Connie Perignon, no. A quanto pare, no. Segue la via della porno femmina soddisfazione spianata principalmente da Asa Akira.
E vale a dire, in un porno fellato, soddisfare e soddisfarsi di quanti più peni possibili (Connie punterà a 10, la prossima blow-orgia?), senonché in ogni suo orifizio (e dove ha spazio, doppio) non perché glielo "impone" il regista, o il suo agente, o chiunque altro maschio di potere, ma perché a lei, alla sua indole, piace, lei si sente ai suoi massimi nei panni di “tr*ia sporcacciona!”, ed è massimamente sé stessa sui set così, “datemi un pizzicotto perché ci sono momenti che non ci credo, mi pare un sogno starmene qui alla mercè di tutti questi uomini super dotati!”. E però, attenti qui: Connie Perignon, e altre pari a lei, lo fanno per denaro?
Per ninfomania? Depravato esibizionismo? Tutto questo insieme mischiato? Connie Perignon se vai sul web e al suo nome togli "ie" ti risulta escort, una escort vera, non quelle che si credono furbe e che usano foto di pornostar spacciandole per grazie loro, in tal modo fregando i clienti quando se le ritrovano davanti. Ed è lei la prima a lodarsene: “Ho fatto la escort per 5 anni, dai 25 ai 30, poi ho deciso di passare al porno”.
Un curriculum da escort facilita fare porno? Come esperienza, di peni, e di quello che, al dunque, sul serio vogliono… Ma oggi, chi fa la escort, lo fa ancora per i soldi facili, la domanda che non cala mai, o perché non ha alternative? Ancora Connie pare demolire quel che sono oramai preconcetti: lei è laureata in marketing e ha lasciato un impiego in una azienda milionaria che le dava ottimo stipendio (dice) per darsi all’escortaggio e campare vendendo sesso (il suo).
Si può allora essere non so se felici ma sane e riuscite lavorando col sesso perché l-o s-i v-u-o-l-e. Non è parità. È altro, è oltre. Sc*pi a strisciate delle carte di credito dei tuoi utilizzatori finali, e trovi la tua gran realizzazione nel farlo.
Il sogno che tanti uomini si fanno nella testa per dare una qualche (e non richiesta) giustificazione alle p*rcate che al loro pene concedono di fare con femmine che pagano e che mai mai mai mettono né metteranno al medesimo stimato gradino di moralità della loro "santa" madre, o della loro "santa" moglie. Razzismo delle vulve: per forma mentis maschile non tutte uguali e degne di rispetto. Le cui sfumature, di rispetto, evaporano nel liberi tutti con cui si auto assolvono ogni volta che aprono un video porno. Ma bravi.
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