DI MAIO IN PEGGIO - LO STOP ALLA PUBBLICITÀ DI SCOMMESSE ALLARMA LA LEGA CALCIO DI SERIE A CHE TEME IL “DIROTTAMENTO ALL’ESTERO DEI BUDGET PUBBLICITARI DESTINATI ALLE NOSTRE SQUADRE” - MA IL PRESIDENTE DELL’ASSOCALCIATORI TOMMASI… - L’IRA DEI GESTORI: “MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO A RISCHIO” – E IL TESTIMONIAL AMENDOLA TORNA NEL MIRINO DEI 5STELLE
lo spot di claudio amendola per le scommesse online
Stop alla pubblicità di scommesse e giochi con premi in denaro. Il decreto dignità voluto dal ministro Luigi Di Maio parla chiaro: l'azzardo non potrà più essere sponsorizzato in alcun modo, dalle magliette delle squadre di serie A fino ai giornali o alle riviste specializzate. Addio dunque ai testimonial vip che negli ultimi anni hanno invaso televisioni e cartelloni pubblicitari strizzando l'occhio a scommesse o videolottery.
Un provvedimento che ha però fatto infuriare l'intero settore dei giochi, che lancia l'allarme occupazione: «Ci sono migliaia di posti di lavoro a rischio». «Estrema preoccupazione» è espressa anche dalla Lega di serie A, che teme il «dirottamento all'estero dei budget pubblicitari destinati alle nostre squadre». Solo nella passata stagione, infatti, dodici delle venti squadre della massima serie calcistica hanno avuto una partnership con aziende del comparto betting. «Lo Stato italiano - sottolinea la Lega - perderebbe, nei prossimi tre anni, sino a 700 milioni di gettito».
A favore del provvedimento, invece, si è espresso Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori ringraziato proprio dal ministro Di Maio. Quello dei giochi e delle scommesse è da sempre un settore piuttosto discusso, con provvedimenti che possono variare da regione e regione o, addirittura, da città a città, come accaduto recentemente a Roma, dove la sindaca Virginia Raggi ha deciso di limitare a otto ore l'accensione delle slot su tutto il territorio della Capitale.
L'intento è quello espresso dallo stesso Di Maio, quello di prevenire e limitare la ludopatia, il rischio che il gioco possa diventare patologico. «Il nostro sistema non ha bisogno di divieti ma di riforme», tuona Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia, la filiera dell'industria del gioco e dell'intrattenimento di Confindustria. «È illusorio poter risolvere il problema delle patologie in questo modo - sottolinea -. Quello che auspichiamo è l'apertura di un tavolo di confronto su un argomento che non può essere affrontato, come è stato fatto, con un decreto d'urgenza». «L'Italia sbaglia a proibire la pubblicità e vedrà aumentare l'illegalità. Meglio regolamentarla in modo stringente», il consiglio dei vertici degli enti regolatori del gioco in Francia e Spagna, citati dall'agenzia Agimeg.
Numerosi gli appelli al governo per aprire un tavolo di confronto, nel quale discutere su come regolamentare il settore del gioco e delle scommesse.
Oggi è tornato a parlare anche Nikhlas Lindahl, managing director di LeoVegas, società svedese impegnata anche in Italia, che nei giorni scorsi aveva acquistato una pagina sui principali quotidiani italiani proprio per esprimere le sue critiche al decreto.
Critiche alle quali lo stesso Di Maio aveva replicato con un post sui social. Oggi, che il provvedimento è stato firmato, l'imprenditore ha voluto puntualizzare alcuni aspetti del documento ponendo cinque domande al ministro. Ed intanto, la prossima settimana il comparto giochi tornerà a riunirsi in un'assemblea che si annuncia di fuoco.
2. LA GUERRA ALLE SCOMMESSE
Concetto Vecchio per la Repubblica
Quando Luigi Di Maio ieri ha detto «basta con i testimonial famosi che sponsorizzano i siti di scommesse » tutti hanno pensato a Claudio Amendola, il protagonista dei " Cesaroni" che in tv presta il suo volto a un noto brand. Una polemica che si rinnova.
Appena una settimana fa Beppe Grillo aveva attaccato Amendola, quale esponente «della sinistra frou frou » , uno « che campa pubblicizzando il gioco d' azzardo augura a noi ogni male possibile » , dopo che l' attore aveva detto di non voler far parte « di un Paese che chiude i porti ». E quindi l' uscita di Di Maio si può leggere come un doppio affondo: al testimonial del mondo delle scommesse e all' oppositore del governo gialloverde.
Il popolare attore, il giorno dell' attacco di Grillo, aveva annunciato querela contro il fondatore dei Cinquestelle, « per le affermazioni gravemente lesive per la mia immagine». In suo soccorso era venuto il deputato di Leu Nicola Fratoianni, postando uno screenshot del novembre 2013, che dimostrava come anche sul blog di Grillo campeggiavano le pubblicità dei siti del gioco d' azzardo e di banche per l' online trading. Proprio Amendola, subito dopo il voto del 4 marzo, era stato protagonista di un' altra polemica che aveva fatto rumore. Aveva infatti tessuto l' elogio di Matteo Salvini, per come era riuscito a intercettare il voto popolare; gli avevano dato subito del leghista, ma lui aveva precisato di avere votato Leu.
lo spot di claudio amendola per le scommesse online
La battaglia di Di Maio, che vieta la pubblicità delle scommesse, ha trovato anche il plauso dei democratici. « È una delle poche norme positive contenute nel decreto dignità » , ha dichiarato Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd al Senato, pur ricordando che erano stati i governi di centrosinistra a confinare gli spot solo dopo le 22,30 sulle tv generaliste, riducendo di un terzo il numero delle slot installate nei bar e nelle tabaccherie.
L' opinione pubblica avverte del resto la ludopatia come un' emergenza sociale. Il giro d' affari dei giochi d' azzardo è impressionante: nel 2016 gli italiani hanno speso 96 miliardi di euro tra videolottery, bingo, scommesse virtuali, pronostici sportivi e altri giochi, con un' entrata per l' Erario pari a 10 miliardi. Si calcolano tra 7 e 12 mila le persone che sono attualmente in cura.
D' ora in poi le scommesse non potranno più essere sponsorizzate né sulle magliette delle squadre di Serie A né sui media; «ci sono migliaia di posti a rischio » hanno denunciato i gestori, ed «estrema preoccupazione» è stata espressa anche dalla Lega di Serie A. Si capisce perché: solo nella passata stagione dodici delle venti squadre della massima serie hanno avuto partnership con le aziende del comparto. «Lo Stato italiano - sottolinea la Lega - perderebbe nei prossimi tre anni sino a 700 milioni di gettito » .
Però Damiano Tommasi, il presidente dell' Associazione calciatori, un cattolico col cuore a sinistra, si è schierato con il governo. « Siamo no slot » . Di Maio l' ha ringraziato.