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LA MORTE IN CAMPO - AL PROCESSO YARA VIENE FATTO USCIRE IL PUBBLICO MENTRE IL MEDICO LEGALE MOSTRA LE FOTO DELL'AUTOPSIA - ESAMI, RICERCHE, UNA TELECAMERA NASCOSTA SULLA TOMBA DELLA RAGAZZA PER 3 ANNI: L'INDAGINE È COSTATA OLTRE UN MILIONE DI EURO. SE SARÀ CONDANNATO, DOVRÀ PAGARE BOSSETTI (COME?)

1. A PORTE CHIUSE LE IMMAGINI DELL’AUTOPSIA

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yara gambirasioyara gambirasio

Nuova udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, oggi in Tribunale. La giornata è dedicata alla deposizione della professoressa Cristina Cattaneo, il medico legale dell’Università di Milano che si è occupata dell’autopsia sul corpo della vittima, e del suo collega Luca Tajana, co-firmatario della relazione conclusiva.

 

Subito in mattinata la decisione del giudice: il momento della presentazione dell’autopsia con la spiegazione tramite diapositive avverrà a porte chiuse. Solo la stampa potrà restare all’interno dell’aula. La richiesta è arrivata dall’avvocato Andrea Pezzotta, parte civile della famiglia Gambirasio, che ha proposto la presa visione delle immagini che saranno spiegate dalla Cattaneo senza il pubblico in aula. Il pm Ruggeri si è rimessa al giudice Antonella Bertoja che ha acconsentito: «Le immagini possono turbare lo svolgimento delle indagini e creare pregiudizio alla persona» queste le motivazioni, al fine di tutelare «l’immagine della giovane vittima».

sorella yara gambirasio sorella yara gambirasio

 

Durante la deposizione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, sono state proiettate delle diapositive ritraenti il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, oltre immagini legate all’autopsia. Bossetti ha guardato le fotografie durante la relazione del medico, immagini molto forti che ritraggono il cadavere della piccola Yara. L’autopsia, ha detto la professoressa, è durata due giorni: «Effettuate anche tac e Raggi X».

 

massimo bossettimassimo bossetti

La professoressa Cattaneo intervenne il pomeriggio stesso del ritrovamento del corpo di Yara in mezzo al campo di via Bedeschi a Chignolo d’Isola, il 26 febbraio 2011, per una prima ispezione esterna. All’obitorio di Milano, nei giorni successivi, iniziò l’esame autoptico, particolarmente complesso. Solo a maggio fu possibile la restituzione della salma ai familiari e solo nel mese di agosto, dopo ripetute proroghe chieste al pm Letizia Ruggeri, l’esperta consegnò la sua relazione conclusiva sulle cause della morte di Yara, un’opera da 352 pagine (allegati esclusi).

 

Secondo Cattaneo, Yara morì la sera stessa del 26 novembre 2010, giorno della scomparsa, e il suo corpo «in via di elevata probabilità» rimase «nel campo di Chignolo d’ lsola dal momento della sua morte al momento del ritrovamento». In aula la professoressa ha dichiarato che la ragazza morì «intorno alla mezzanotte o nelle prime ore del giorno successivo».

 

yara gambirasio2yara gambirasio2

Quanto alle cause «non è possibile per il cattivo stato di conservazione della salma» stabilirle con certezza, ha scritto nella relazione la Cattaneo «tuttavia la durata dell’agonia nel contesto di elementi climatici sfavorevoli e il concorrere di lesioni traumatiche contusive e da taglio ben si accordano con una morte concausata da ipotermia e dagli effetti combinati delle lesioni», una tesi confermata anche in aula mercoledì mattina. Numerose le ferite da taglio, le contusioni al capo e al volto riscontrate sulla vittima.

 

 

yara gambirasioyara gambirasio

Intanto alla vigilia dell’udienza, l’avvocato Claudio Salvagni (che assiste Bossetti insieme al collega Paolo Camporini) sulla sua bacheca Facebook ha scritto: «Agli amici che vogliono farmi giungere suggerimenti, osservazioni e valutazioni (sugli argomenti medico-legali o dna) questo è il momento. Il processo analizzerà da domani questi argomenti. Grazie a tutti gli amici».

 

Intanto emergono dei numeri degni di nota. Quella legata al caso Yara, è stata infatti l’indagine dei grandi numeri e, come facile intuire, anche dei grandi costi. Mentre è in corso il processo al presunto assassino Massimo Bossetti, per chi ha condotto l’inchiesta è tempo di bilanci economici, oltre che processuali. Anche perché proprio in questo periodo, in Procura e in Tribunale, è in atto l’ispezione periodica ministeriale e tutto viene verificato nel dettaglio.

 

 

2. TRE ANNI DI VIDEO AL CIMITERO PER SCOVARE L’ASSASSINO DI YARA

Fabio Paravisi per www.corriere.it

 

massimo giuseppe bossetti il presunto killer di yara gambirasiomassimo giuseppe bossetti il presunto killer di yara gambirasio

Per tre anni e un mese l’occhio elettronico ha scrutato tutti coloro che si fermavano davanti a una piccola lapide sormontata dalla foto di una ragazzina con l’apparecchio ai denti e il nome scritto con grafia infantile. Tra i tanti strumenti utilizzati dalla procura di Bergamo nella ricerca dell’assassino di Yara Gambirasio c’è stata anche una telecamera sistemata al cimitero di Brembate Sopra per riprendere chi si fermava davanti alla tomba della ragazzina.

 

yara yara

L’obiettivo è stato installato a fine maggio del 2011, poco dopo il funerale, e ha filmato parenti di Yara, gente del paese, curiosi da altre province, pellegrini che facevano una tappa sulla strada per Sotto il Monte, giornalisti e fotografi. Nessuno si è comportato in modo sospetto, e nessuno di loro era Massimo Bossetti: i filmati vennero ricontrollati dopo l’arresto dell’artigiano di Mapello senza individuare alcuno che gli somigliasse. La circostanza smentisce il racconto fatto un anno fa da un autista di Ciserano, che disse al settimanale «Giallo» di avere «visto Bossetti pregare sulla tomba di Yara».

 

Dopo l’arresto, nel giugno 2014, l’impianto di videosorveglianza è stato smontato, e il costo del suo leasing è stato messo insieme a tutti quelli sostenuti dalla procura per l’indagine. Il totale, dicono i dieci faldoni di documenti esaminati dall’ispettore del ministero della Giustizia che sta controllando cifre e modalità di pagamento (senza entrare nel merito della loro opportunità), è di un milione e 30 mila euro.

 

yara gambirasio con le amicheyara gambirasio con le amiche

Dentro c’è di tutto: consulenze, traduzioni, trascrizioni, hard disc per video e foto (comprese quelle dei 4 mila automezzi simili a quelli di Bossetti trovati in quattro regioni), perfino il trasporto di un furgone venduto da un bergamasco nei giorni successivi al rapimento, trovato a Castello di Cisterna (Napoli) e portato con un carro attrezzi al Ros di Roma.

 

Molte spese riguardano gli esami del Dna, e infatti nella lista ci sono kit e tamponi. Non ci sono però i costi per i 400 controlli effettuati dai due esperti dell’Università di Pavia che hanno avuto un ruolo chiave nell’individuazione di Bossetti: Carlo Previderé e Pierangela Grignani non hanno infatti voluto essere pagati.

 

giuseppe guerinoni massimo bossettigiuseppe guerinoni massimo bossetti

«Abbiamo rinunciato all’onorario come credo abbiano fatto anche colleghi delle forze dell’ordine — puntualizza Previderé —. È stata una scelta personale: chi ha richiesto un onorario per la sua professionalità lo ha fatto con piena ragione. Volevamo dare un contributo a un’indagine molto importante. Il fatto che il mio lavoro sia stato decisivo mi gratifica in un modo in cui nessun onorario avrebbe mai potuto fare. E voglio sottolineare la posizione di “precariato istituzionalizzato” della collega Grignani, borsista con pochissime speranze di stabilizzazione in Università. È un esempio di persone estremamente competenti con un’altissima specializzazione, ma che potremmo perdere se non riusciremo a trovare finanziamenti».

giuseppe guerinoni massimo bossettigiuseppe guerinoni massimo bossetti

 

In caso di condanna di Bossetti, il costo dell’indagine e delle spese giudiziarie andranno a suo carico. Intanto oggi ci sarà una nuova udienza del processo. Tra le persone ascoltate ci sarà l’antropologa forense Cristina Cattaneo, che eseguì l’autopsia sul corpo della vittima.

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