libro utero storia intima del luogo da cui tutti veniamo leah hazard

UNIRE L’UTERO AL DILETTEVOLE – IL VIAGGIO NELLA PATONZA DELL’OSTETRICA LEAH HAZARD CHE HA SCRITTO IL LIBRO “UTERO. STORIA INTIMA DEL LUOGO DA CUI TUTTI VENIAMO”: UN SAGGIO, TRA MESTRUAZIONI, GRAVIDANZA E MENOPAUSA CHE CI GUIDA NELLE DIVERSE FASI DELLA DONNA CERCANDO DI FAR DISTRICARE IL LETTORE NELLA SELVA DI PREGIUDIZI E INCOMPRENSIONI E…

Estratto dell'articolo di Mariano Croce per www.editorialedomani.it

 

libro utero leah hazard

In pieno centro, a Roma, i gestori di un noto night club intimavano alle loro impiegate di interrompere il flusso mestruale durante il fine settimana. La pretesa è singolare, non solo né tanto perché indice di scarsa conoscenza del meccanismo secretorio, quanto perché fa da indovinata sineddoche di tutti i pregiudizi che si raccolgono intorno ad alcuni fatti, centrali per la vita umana, eppure trattati come fossero debolezze congenite della donna.

 

[…] Ancor oggi, l’“effluente mestruale” è fonte di imbarazzi e oggetto di censure. Un segreto da celare sino al punto da rendersi invisibili.

Il ciclo mestruale è solo uno dei percorsi nel viaggio intrauterino che Leah Hazard imbastisce nel libro Utero. Storia intima del luogo da cui tutti veniamo (Ponte alle Grazie 2023).

 

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L’autrice, “ostetrica, attivista e madre di due bambine” […] attraverso le mestruazioni, la gravidanza, la contraccezione, il travaglio, la menopausa e altre fasi e fattori dell’organo primario dell’antropogenesi, ci fa da guida in una selva di pregiudizi, fraintendimenti, mitologemi e disinformazione, in cui si appalesa quanto poco noi si sappia del luogo in cui tutti abbiamo letteralmente soggiornato.

Leah Hazard

 

[…] Tra storia delle scoperte mediche, aneddoti e resoconti di interviste, il nodo centrale del libro si può sintetizzare con relativa semplicità: l’aura di profanissima sacralità che circonda l’utero impedisce una più ampia conoscenza […]

In effetti, dell’utero si parla poco e male, con frettoloso disagio, come meritasse il tipo di rispetto che si deve alle divinità malvagie, le quali, pur sempre attorno a noi, mai evochiamo per timore che ci insozzino con le loro sconcezze o, peggio, che ci facciano del male.

 

[…] Il problema, però, non è il deficit cognitivo in sé, ma la serie di infortuni cui espone le donne nelle diverse fasi della vita in cui hanno a che fare col proprio utero e che ne escono rafforzate nell’innato senso di disagevole pudore o persino traumatizzate da trattamenti inappropriati. 

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Particolarmente istruttivo è il capitolo sul flusso mestruale, appunto evocato in apertura: un rituale ciclico, che comanda circospezione in chi teme di macchiare gli indumenti di cremisi o chi esce dall’aula scolastica con un assorbente nascosto nella manica.

 

La nozione stessa di “effluente mestruale”, spiega l’autrice, convoca un immaginario di detriti e rifiuti. E se Tertulliano, filosofo e apologeta cristiano del II secolo, non aveva reticenze circa il suo senso della repulsione quando definiva la donna come “un tempio costruito sopra una fogna”, secondo Hazard non si è fatta molta strada da lì a qui, al netto delle molte app che del ciclo tengono tempi e mappano ritmi.

 

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L’autrice si mette quindi sulle tracce di quelle studiose che alimentano l’ideale quasi fanatico di un ciclo “facoltativo”, il cosiddetto #PeriodsOptional, grazie agli estrogeni e al progesterone, per discutere poi del controverso impatto di tale scelta sullo sviluppo cognitivo delle adolescenti.

Questo non tanto al fine di offrire una guida pratica – intento ben lontano dal testo – ma per mostrare come, anche tra le donne, le mestruazioni rimangano “una fonte di costernazione e contraddizione”, alveo di polemiche e terreno di contrapposizioni. […]

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