raffaele mincione gianluigi torzi enrico crasso vaticano sloane avenue londra

IL VATICANO SPOLPATO DAGLI AVVOLTOI – IL PROCESSO SULLA GESTIONE DEI FONDI DELLA SEGRETERIA DI STATO HA DIMOSTRATO COME LE DONAZIONI DEI FEDELI FOSSERO GESTITE COME UN HEDGE FUND: L’INVESTIMENTO A LONDRA SUL PALAZZO DI SLOANE AVENUE E’ STATO UN BAGNO DI SANGUE PER LA SANTA SEDE, CHE VENIVA USATA COME BANCOMAT - NEL QUINQUENNIO 2014-2019 HA PAGATO PROVVIGIONI A MINCIONE, TORZI E ALTRI PERSONAGGI OPACHI PER ALMENO 100 MILIONI. PER FORTUNA, NELL’AGOSTO 2019, DUE DENUNCE DALL’INTERNO DEL VATICANO (IOR E REVISORE GENERALE DELLA SANTA SEDE) HANNO DATO IL VIA ALL’INCHIESTA…

Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”

 

PAPA FRANCESCO E IL CARDINALE BECCIU

L’anno scorso il palazzo di Londra è stato venduto, ora è arrivato anche il conto della giustizia. Il peggior affare della storia recente della Santa Sede, con il corollario di altre più piccole ma altrettanto spericolate e illecite (secondo il Tribunale) manovre sulla cassa della Segreteria di Stato (Marogna, Ozieri), lascerà a lungo il segno nei corridoi vaticani, per anni battuti da finanzieri, affaristi e dipendenti senza scrupoli.

CECILIA MAROGNA

 

Il cuore dello scandalo sta tutto in un folle quinquennio (2014-2019) durante il quale l’ingente cassa (600 milioni) del più importante dicastero vaticano, la Segreteria di Stato, è stata gestita come se fosse un hedge fund. Cioè con un approccio altamente speculativo, inconcepibile per chi custodisce i proventi dell’Obolo di San Pietro.

 

stabile di sloane avenue londra

Partiamo dalla fine, cioè dal luglio 2022, quando l’Apsa, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, comunica di aver concluso la procedura di vendita a Bain Capital dell’ex sede di Harrods in Sloane Avenue a Londra per 186 milioni di sterline. «Le perdite riscontrate — recita una nota — rispetto a quanto speso per l’acquisto dell’immobile sono state conferite alla riserva della Segreteria di Stato, senza che in nessun modo in questa circostanza sia toccato l’Obolo di San Pietro, e con esso le donazioni dei fedeli».

RAFFAELE MINCIONE

 

Ma perché è l’Apsa a vendere se il palazzo era della Segreteria di Stato? Perché papa Francesco nella radicale «pulizia» delle finanze vaticane ha di fatto esautorato la Segreteria di Stato chiudendo i conti svizzeri e trasferendo il patrimonio in mani più capaci dentro il perimetro delle mura.

 

L’investimento complessivo nella ex sede di Harrods era stato di circa 300 milioni di sterline. È evidente quindi che le vicende di Cecilia Marogna (versamento di 570 mila euro) e della Caritas-Diocesi di Ozieri (125 mila) che hanno coinvolto direttamente le relazioni e il modus operandi del cardinale Angelo Becciu, hanno fatto scalpore e avuto grande risonanza ma sono state, almeno per le casse del Papa, quasi irrilevanti. Il vero buco nero è stato il palazzo.

 

GIANLUIGI TORZI

Perché è stata un’operazione scandalosa? Tutto sommato la Chiesa da secoli investe in immobili. Sì, ma è il modo in cui impiega i propri capitali. E quello della Segreteria è denaro «con l’anima», frutto delle offerte annuali dei fedeli al Papa.

 

Nel 2014 la Segreteria (numero uno Pietro Parolin, numero due Angelo Becciu, non ancora cardinale) investe 200 milioni di dollari nel fondo Athena gestito dal finanziere Raffaele Mincione. Il fondo acquista dallo stesso Mincione il 45% del palazzo e un’altra parte dei capitali viene indirizzata dallo stesso finanziere su operazioni speculative: le scalate in Borsa alla Banca Popolare di Milano e alla Carige, per esempio.

 

INTERROGATORIO DI MONSIGNOR PERLASCA

Forse se all’epoca si fosse saputo che le incursioni di Mincione in Piazza Affari erano finanziate anche con capitali vaticani la liason si sarebbe chiusa lì. Ma era tutto blindato, coperto, riservato, patrimonio informativo di pochissimi. Tra questi, due uomini chiave nella gestione delle risorse del Papa: monsignor Alberto Perlasca (testimone chiave ma fuori dal processo penale) e il laico Fabrizio Tirabassi, dipendenti della Segreteria. Quando finalmente si comprende che il matrimonio d’affari Vaticano-Mincione è insensato e rischioso, la Segreteria (fine 2018) prende come consulente per la separazione Gianluigi Torzi, abile broker di valute ma una figura tutt’altro che istituzionale.

 

fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torzi

Nel frattempo l’arcivescovo venezuelano Edgar Peña Parra prende il posto di Becciu come Sostituto per gli affari generali, cioè l’ufficio che, tra l’altro, gestisce la cassa. La Segreteria, che aveva il 45% del palazzo, trova l’accordo con Mincione: rileva il restante 55%, esce dal fondo e paga 40 milioni di sterline di conguaglio. Nasce però un contenzioso con Torzi per la governance del palazzo che si conclude, dopo estenuanti trattative, versando 15 milioni al broker nel maggio 2019.

FABRIZIO TIRABASSI

 

Nella partita sono entrati in campo numerosi e talvolta ambigui mediatori, da una parte e dall’altra, compreso Enrico Crasso, storico gestore delle finanze della Segreteria. Per dare un’idea del bancomat che è stata la Segreteria: nel quinquennio «maledetto» ha pagato provvigioni a Mincione, Torzi e altri per almeno 100 milioni. Nell’agosto 2019, due denunce dall’interno del Vaticano (Ior e revisore generale della Santa Sede, Alessandro Cassinis Righini) danno il via all’inchiesta sull’acquisto del palazzo di Londra. È un rumore di fondo fino a ottobre quando il caso diventa pubblico e «mondiale».

fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torzi

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