barone rampante villa ada

IL BARONE RAMPANTE ESISTE E VIVE A VILLA ADA - TROVATA UNA CAPANNA ABITATA COME QUELLA DI COSIMO PIOVASCO DI RONDÒ – È SULLA CIMA DI UN CEDRO ALTO 30 METRI, E SECONDO GLI ALPINISTI DELL’OSSERVATORIO SHERWOOD È STATA COSTRUITA DA MANI ESPERTE – CI SONO DUE PIATTAFORME, DEI VESTITI E PERSINO UNO… – VIDEO

 

Laura Larcan per "il Messaggero"

 

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Chissà Italo Calvino quanto si sarebbe divertito alla notizia. Fatto sta che Villa Ada sembra avere il suo personale barone rampante. Qualcuno - la cui identità resta avvolta ancora dal mistero - vive in cima ad un cedro, ad un' altezza vertiginosa di quasi trenta metri, dove si è costruito un' abitazione nel fitto del bosco più ameno del parco storico. Insomma, il protagonista del famoso romanzo nato dal genio dello scrittore italiano, potrebbe avere un suo emulo capitolino. Forse un barbone? Forse un senzatetto eremita che vuole nascondersi sugli alberi? Forse un irriducibile di sbornie e sballo in ritrovi estremi?

 

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Tutte soluzioni possibili, anche se convincono a metà gli esperti di tecniche alpinistiche, visto che per scegliersi una dimora così svettante, «bisogna essere bravi davvero: non ci sono segni di attacchi di corde o altri tipi di attrezzature, tanto meno scalette che aiutino a salire, pertanto deve essere qualcuno con capacità acrobatiche, atletico, giovane, esperto di arrampicata libera da tree-climbing», commentano dall' Osservatorio ambientale Sherwood che l' altro giorno hanno scalato l' intero albero e si sono trovati di fronte all' inaspettata sorpresa.

 

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La segnalazione era arrivata qualche giorno prima dal Dipartimento Ambiente di Roma Capitale. E così, gli esperti alpinisti hanno organizzato una mini-cordata in piena sicurezza, a suon di moschettoni, imbracature, caschi e attrezzature professionali. Ramo dopo ramo, c' è voluta quasi un' oretta per conquistare la vetta.

 

LA SORPRESA

E la sorpresa: «Due piattaforme costruite con tavole di legno compensato, ad almeno ventotto metri d' altezza, ben ancorate ai rami con pali e fil di ferro, e protette da paratie in legno e reti di corde», racconta Lorenzo Grassi coordinatore dell' Osservatorio ambientale Sherwood con una lunga esperienza nell' arrampicata alpinistica.

 

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Ovunque tracce di frequentazione. Lo spazio appare ben organizzato: un giaciglio con coperte, uno zaino giallo, indumenti appesi e persino una scorta di acqua. «Segno che lassù qualcuno incredibilmente vive o ci ha vissuto», dice Grassi. Tra le raffiche di vento che fanno oscillare (con scricchiolii da brivido) la punta del cedro, e una vista mozzafiato che spazia fino al monte Soratte.

 

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Siamo in un sentiero di Villa Ada che dalle ex serre collega al bunker dei Savoia. Il bosco è fitto, ma pulito, e qualcuno si spinge fin qui a passeggiare con il cane. Non a caso, una signora ha testimoniato che proprio un anno fa aveva notato «qualcuno che trafficava sul cedro con funi, tirando su tavole di legno». Certo fa pensare, perché il 2017 è stato un anno speciale per il libro di Calvino: ricorreva il 60esimo anno dalla pubblicazione del Barone rampante (era il 1957). Non solo.

 

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Nel romanzo il protagonista, Cosimo Piovasco di Rondò, decideva di salire sull' albero proprio il 15 giugno del 1767: pertanto si festeggiavano idealmente i 250 anni precisi dalla prima arrampicata dell' eroe letterario. Che sia davvero un omaggio a Calvino? Intanto per scendere, è servita una calata in corda doppia. Ora cominceranno le ricerche per risolvere il mistero.

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