giuseppe ferrajoli

VITA, NOBILTÀ E INCIUCI DEL MARCHESE GIUSEPPE FERRAJOLI, NOBILTA' NERA E DIRIMPETTAIO DI PALAZZO CHIGI: “TRA ME, MIO PADRE E MIO NONNO ABBIAMO VISTO PASSARE OLTRE 50 GOVERNI. ORMAI CONOSCO VIZI E VIRTÙ DI TUTTI. BERLUSCONI? CANTAVA CON CALIFANO O PEPPINO DI CAPRI E RACCONTAVA BARZELLETTE. MA ANCHE BERTINOTTI SE LA CAVAVA”

Francesco Rigatelli per Libero Quotidiano

giuseppe ferrajoligiuseppe ferrajoli

 

Nobiltà rampante o in affitto come ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, monarchica o papalina, nera, rossa o a 5 stelle per la Raggi, mondana o riservata dopo la scomparsa del principe Giovannelli.

 

In un pomeriggio invernale di quelli che a Roma segnano ancora 20 gradi ne parliamo sprofondati nelle poltrone del piano nobile di Palazzo Ferrajoli, di fronte a Palazzo Chigi, con il padrone di casa.

 

Mentre nelle sale dall' altra parte di piazza Colonna si vivono febbrilmente le ora del referendum, che rischiano di scalzare l' ennesimo premier, qui regna il silenzio del tempo secolare scandito dalle successioni dinastiche. «Tra me, mio padre e mio nonno abbiamo visto passare di fronte alle nostre finestre oltre 50 governi», ci accoglie il marchese Giuseppe Ferrajoli, 67 anni, il cui nome in latino è inciso nel marmo sopra la porta d' ingresso e la cui mondanità è leggenda nella Capitale.

il marchese giuseppe ferrajoli assapora pasta e fagioliil marchese giuseppe ferrajoli assapora pasta e fagioli

 

Con il principe Carlo Giovannelli siete stati sinonimo di feste a Roma. Come vi siete conosciuti?

«Da tutta la vita. I miei genitori andarono al suo matrimonio, quando sposò la figlia di Guglielmo Marconi di 12 anni più grande. Partecipò tutta l' aristocrazia italiana e lui lanciò il cilindro in aria gridando "Viva il re!". Suo fratello maggiore Alberto, il vero principe, è più riservato. Ora c'è Guglielmo Giovannelli Marconi, figlio di Carlo ed Elettra e nipote di Guglielmo Marconi, che amministra i beni di famiglia e una fondazione intitolata al nonno».

vittoria e guglielmo giovannelli marconi con  giuseppe ferrajolivittoria e guglielmo giovannelli marconi con giuseppe ferrajoli

 

Potremmo partire da quel grido per fare un discorso sulla nobiltà. Le va?

«I Giovannelli ebbero il titolo dai Savoia in quanto di origine veneziana. I nobili romani come me sono legati al Papa».

 

Quali sono le famiglie più influenti della Capitale?

«Quelle del patriziato romano: Colonna, Orsini, Chigi, Torlonia, Aldobrandini, Ruspoli, Odescalchi, Rospigliosi, Borghese».

 

C'è un' unita di pensiero tra queste famiglie o sono cambiati i tempi?

«C'è ancora il Circolo della caccia a Palazzo Borghese, di cui faccio parte, i cui soci sono per la maggior parte aristocratici romani e non solo. Molto difficile entrarci. Una regola non scritta è che i soci devono avere il titolo, anche se Agnelli veniva spesso».

 

Come vive oggi la nobiltà romana?

«Molti risiedono ancora nei loro palazzi, però lavorano, si occupano dei beni di famiglia e delle tenute in campagna. Prima della Repubblica ricoprivano pure cariche pubbliche poi sono arrivati i politici».

 

La nobiltà in genere è diventata repubblicana o ancora aspira al potere?

giuseppe ferrajoligiuseppe ferrajoli

«Poche settimane fa in queste sale c'è stata la festa della Consulta dei senatori del Regno. Esistono ancora queste figure, ma in pochi lo sanno. Sono organismi formali o ordini cavallereschi come quello ospedaliero di Malta, di cui ho recentemente ospitato un grande ballo di beneficenza. Anche a Napoli Carlo e Camilla di Borbone conservano molto seguito».

 

Lei personalmente ci crede ancora?

«No, sono pratico. Non credo che in Italia torni più la monarchia. Anche perché la mia famiglia è più legata al Papa».

giuseppe ferrajoli e guglielmo giovannelli marconigiuseppe ferrajoli e guglielmo giovannelli marconi

 

Cos'è la nobiltà nera?

«Quella delle famiglie di nobiltà di origine papale rimaste fedeli alla Chiesa dopo la Breccia di Porta Pia e l'arrivo dei Savoia a Roma. La nobiltà bianca accettò i nuovi sovrani, come i Boncompagni, i Caetani, i Cesarini Sforza, i Doria Pamphilj e i Ludovisi».

 

Lei è religioso?

«Moderatamente».

 

Oggi il rapporto col Vaticano si traduce in qualche modo o è solo un'eredità storica?

«Fu Paolo VI a togliere le cariche nobiliari in Vaticano. È un rapporto molto formale oggi. Al massimo si fanno battezzare i figli in Vaticano».

 

L'Espresso ha scritto che la nobiltà nera appoggia la svolta a 5 stelle della Raggi a Roma. Le risulta?

giuseppe ferrajoligiuseppe ferrajoli

«No, come sempre c'è chi è favorevole e chi contrario. Chi è di destra e pure di sinistra».

 

Lei si pronuncia?

«Organizzando eventi in queste sale mi piace essere bipartisan. Qui passano tutti».

 

Nessuna preferenza?

«Non nascondo che quando veniva Berlusconi lo trovavo molto simpatico. Diceva di non potersi fermare più di dieci minuti e poi rimaneva tutta la sera. Cantava con Franco Califano o Peppino Di Capri e raccontava barzellette. Ma anche Fausto Bertinotti se la cavava. Poco tempo fa Renzi doveva venire a una cena di beneficenza per i terremotati con Denis Verdini e altri politici, ma era una domenica piovosa ed è rimasto a Firenze».

 

Perché lei ha trasformato la sua casa in uno spazio eventi?

Olga e Giuseppe Ferrajoli Olga e Giuseppe Ferrajoli

«Stando in mezzo ai palazzi della politica ho capito che poteva avere successo. In una parte abito io, mentre le sale che danno su piazza Colonna le affitto per ricevimenti e presentazioni di libri. Quando nell' Ottocento qui risiedeva il cardinale Giuseppe Fesch, ambasciatore di Napoleone a Roma, anche Bonaparte dormì in un letto a baldacchino tuttora presente. Nel Novecento invece alcune stanze furono la redazione romana del Corriere della Sera».

 

Con la crisi sono aumentati o diminuiti gli eventi?

«Si sono dimezzati soprattutto per la polemica sulla casta. Una volta si facevano tanti compleanni. Ricordo i vent' anni della Lega con Umberto Bossi. Le feste di An, che era tra i miei migliori clienti. Anche Casini veniva spesso».

 

Bossi che parla con lei non lo si immagina.

Dani Del Secco D Aragona e Giuseppe Ferrajoli Dani Del Secco D Aragona e Giuseppe Ferrajoli

«Infatti feci amicizia con Roberto Cota. Bossi era molto rispettato dai suoi, fumava sempre il sigaro. E Annalisa Minetti cantava Va, pensiero. Qui sono passati anche attori come Christian De Sica e Carlo Verdone».

 

Lei è mondano?

«Lo sono stato, ora preferisco vedere passare tutti di qui. Una volta poi le feste romane erano più belle e i locali meglio frequentati».

 

Cos'è cambiato?

«Al Jackie O' trovavi l'alta finanza e il cinema. Ora solo criminalità e donne di malaffare.

Anche le feste nei palazzi sono minori: pure chi potrebbe teme di esibirsi durante la crisi.

Questione di immagine. Inoltre molti stranieri preferiscono Firenze, Venezia, Capri e il Salento».

 

Roma è così decaduta?

«Secondo me non tanto come dicono, anche se la pubblicità negativa dei molti episodi di corruzione pesa».

 

Giuseppe Ferrajoli premiato con l Oscar Giuseppe Ferrajoli premiato con l Oscar

E questa giunta Raggi?

«Mi sembrano sprovveduti, speriamo si diano da fare perché Roma ha bisogno di buongoverno».

 

Cosa serve alla Capitale?

«Trasporti pubblici, pulizia, sicurezza. Basterebbe questo».

 

Il suo dirimpettaio Renzi come lo vede?

«Cosa vuole che le dica... tra me, mio padre e mio nonno abbiamo visto susseguirsi oltre 50 governi. Mi auguro che questo duri, perché la stabilità politica convince gli investitori internazionali a venire in Italia».

 

E il Vaticano di Papa Francesco le piace?

«Sono andato alla sua intronizzazione. Mi pare vicino alla gente e questo fa bene a Roma perché attrae turisti».

 

Da un lato dicono che è populista, da un altro che è buono e comunicativo.

Giuseppe Ferrajoli e Antonio Paris Giuseppe Ferrajoli e Antonio Paris

«Penso abbiano ragione entrambi i fronti. I tassisti, vox populi vox dei, dicono che porta molti turisti».

 

Quando viene qualcuno a Roma lei cosa consiglia di non perdere? Dove si trova La grande bellezza?

«Molte volte alle feste qui a Palazzo Ferrajoli si vede veramente la Roma del film. Ma consiglierei la Cappella Sistina e Trastevere con le sue trattorie tipiche».

 

Nel film La grande bellezza ci sono i nobili in affitto. Come trova quella scena?

«Molto simpatica e in alcuni casi si avvicina al vero».

 

GIUSEPPE FERRAJOLI E LILIAN RAMOS GIUSEPPE FERRAJOLI E LILIAN RAMOS

In un altro film sulla nobiltà romana, Il conte Tacchia di Sergio Corbucci, Vittorio Gassman scrive a Enrico Montesano che i titoli nobiliari sono stati conquistati «rubando, ammazzando e smignottando» e di ricordarsi sempre che «er nonno der nonno der nonno der nonno der nonno de quarsiasi nonno nobile, prima d' essere nominato nobile, era solo uno stronzo come gli altri».

 

Ha ancora senso la nobiltà?

«Conserva un senso di tradizione. Si spera che un nobile sia una brava persona e che si comporti bene nei confronti degli altri. Ma anche tra di noi c' è sicuramente qualcuno che non merita il titolo».

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