CAFONALINO-AGOSPIA - ESCE IL “MANUALE DEL CALCIO” DEL COMPIANTO AGOSTINO DI BARTOLOMEI, CURATO DAL FIGLIO LUCA, ED E’ SUBITO DERBY - PIU’ PROBILE LA RIELEZIONE DI OBAMA O UN TRIONFO ZEMANIANO? PER I BOOKMAKERS LA PRIMA CHE HAI DETTO - LUCIO CARACCIOLO, WALTER VELTRONI E MARINO BARTOLETTI ONORANO IL RAGAZZO DI TOR MARANCIA CHE FU IL LEADER DELLA ROMA DI NILS LIEDHOLM - IL TESTIMONE RACCOLTO DA FLORENZI, CAPITAN FUTURO REMOTO…

Foto di Luciano Di Bacco
Francesco Persili per Dagospia

«La rielezione di Obama è sicuramente più probabile della vittoria della Roma nel derby». Non è solo un fatto di scaramanzia per il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, romanista di rito zemaniano, ma una valutazione figlia della recente tradizione negativa della squadra giallorossa (due sconfitte su due l'anno scorso) e dei precedenti poco incoraggianti (i quattro derby persi nella stagione 97/98) del boemo nella stracittadina.

L'attesa per l'Election Day americano si intreccia alla preoccupazione per le parole di Baldini («valuteremo le eventuali offerte») su De Rossi. È più difficile immaginarsi una Roma senza Capitan Futuro o Mitt Romney alla Casa Bianca? «Romney sarebbe una soluzione avventurosa per gli Stati Uniti e per il mondo mentre è stato dimostrato che anche senza De Rossi si può vincere».

Un'interpretazione integralista dell'ortodossia zemaniana può spingersi fino al punto di mettere in dubbio anche un top player come DDR? «Io spero che resterà a lungo nella Roma», ci pensa l'ultimo cucciolo di Zemanlandia, Alessandro Florenzi, a tirare su il morale della gens giallorossa accorsa allo spazio Fandango Incontro. Prima di iniziare a parlare del libro, Il Manuale del calcio di Agostino Di Bartolomei, curato dal figlio Luca, è già tempo di derby. «Contro il Palermo abbiamo fatto vedere un gran calcio, ci avviciniamo bene alla partita contro la Lazio», il centrocampista di Vitinia lancia la sfida. La classifica dice che la Roma è dietro, «però secondo me, siamo superiori e ce la possiamo giocare».

Anche se ha la maglietta nera con il faccione di Elvis in bella vista, Florenzi preferisce alla sfrontatezza rock il profilo umile di chi, da romano e romanista, spera di indossare la fascia il più tardi possibile chè Totti è «unico e inimitabile» e De Rossi «è uno che mette l'anima in campo». Per la recluta che aspira a farsi capitano del «dopo futuro», ora c'è la prova derby. La settimana sarà molto lunga.

«Adesso sono tranquillo, con il passare dei giorni salirà la concentrazione, e la tensione». Salvate il soldato Florenzi. «Meglio non affaticarlo», scherza Luca Di Bartolomei che (ri)vede nel centrocampista «uno dei tanti piccoli agostino» della periferia della Capitale. «Viviamo in una città che massacra ogni cosa, in primis, il calcio, ma nel libro - che si lega alla memoria di quel ragazzo di Tor Marancia che fu Ago e al sostegno del progetto Calciosociale di Corviale - c'è molto della maggioranza silenziosa che a Roma fa dello sport qualcosa di positivo: divertimento e missione civile».

Altruismo, lealtà e rispetto degli avversari, dai quali - come invitava a fare Diba - si deve prendere sempre il meglio. La Roma deve imparare anche dalla Juventus, dunque? «Lo sta già facendo. La Roma sta imparando dal club bianconero e dalle grandi società l'organizzazione, l'unica strada che può condurre ai risultati», spiega Luca Di Bartolomei, prima di lasciare spazio ai ricordi di Walter Veltroni su Ago.

Appassionato di basket, ma sempre «malato di calcio», l'ex sindaco di Roma dal cuore bianconero apre l'album anni Ottanta, rammenta il sentiero di dolore di ogni tifoso juventino con «il passaggio brusco da Platini a Magrin» prima di rivivere l'emozione delle sue domeniche all'Olimpico scandite da quel coro (Oh Agostino, Ago-Ago-Ago- Agostino-gol). Quello che risalta è «la leggerezza» di un numero dieci («lo stesso di Totti», non è un caso) che aveva dentro di sé «un mondo più grande rispetto a quello legato al calcio».

Della sua passione per l'arte contemporanea, condivisa con l'allora tecnico giallorosso Scopigno, e, negli anni seguenti, da molti altri ex romanisti (da Capello a Prandelli fino a Montali) si è sempre detto mentre non tutti sanno dei dialoghi fatti di silenzi, sguardi e timidezze davanti a un caffè a Trigoria con Marino Bartoletti.

Il Baffo da Grandi Eventi (Mondiali, Giro e Festival di Sanremo) ha in mano un bicchiere di prosecco mentre prende a raccontare di Javier Zanetti («l'erede di Diba per serietà e attenzione al sociale») e di quando Luca gli ha fatto vedere il manoscritto «con il mio nome vergato dalla calligrafia di suo padre in una pagine vuota sotto la voce presentazione», parla di «una chiamata mistica, quasi arcana», e si dice «fiero» di aver firmato la prefazione di quello che definisce «non un libro di calcio ma un manuale di educazione civica».

Ago educational. Oltre al pallone sgonfiato dalle partite vendute e dai bilanci truccati, dal doping e dai football clan, infatti, c'è questo inno che rischia di apparire fuori tempo massimo al gioco più bello del mondo. Un decalogo pallonaro che la Figc, «ammesso che esista ancora, dovrebbe distribuire nelle scuole», rincara Caracciolo, che annovera tra gli episodi che hanno segnato la sua vita - non solo le partite al parco dei Daini di Villa Borghese con Walter Veltroni - ma il primo gol di Di Bartolomei in serie A, al Bologna, visto in tribuna Tevere accanto al suo compagno di stadio, e di tifo, Paolo Franchi.

L'ideologo di riferimento del «riformista romanista» ha negli occhi l'immagine del Capitano del secondo scudetto e ritorna con la mente all'età dell'oro (e porpora): lo scudetto del '82-'83, Di Bartolomei inventato come difensore centrale da Liedholm, «l'ultimo grande filosofo classico» che Franchi immaginò in un saggio semiserio nientemeno come la guida ideale di una Repubblica semipresidenziale. Il Barone migliorista di risulta, assimilabile, forse a Napolitano? Sicuramente lo svedese era «meno ideologico» di Zeman, che, tuttavia, resta «un coltivatore di utopie ragionevoli».

Come Veltroni? Il primo segretario del Pd si smarca e cerca il colpo ad effetto dicendo di quel pranzo in Brasile con Paulo Roberto Falcao (che riconobbe in quella circostanza come «il capo» di quella squadra che arrivò a undici metri dalla Coppa Campioni fosse proprio Ago). Resta il tempo per l'elogio veltroniano della fantasia e dei talenti non muscolari che stanno emergendo (Giovinco, Florenzi e Gomez, naturalmente Messi è fuori categoria) prima del bacio dello scarpino a Galeano, non il difensore argentino ma lo scrittore uruguaiano, molto amato (e citato) anche dal direttore generale giallorosso Franco Baldini.

Con l'idea potente dell'orizzonte «che serve per continuare a camminare» l'autore di Splendori e miserie del gioco del calcio ha cresciuto generazioni di sognatori (o di acchiappanuvole?) e ha insegnato, non solo a Veltroni, l'allegria del calcio. La vita è tutto quello che succede tra un campionato del mondo e l'altro? O meglio, ciò che resta tra un derby e l'altro, ma questa è un'altra storia che - per fortuna o purtroppo - vale, forse, solo a Roma.

 

 

Walter Veltroni e Luca Di Bartolomei Walter Veltroni e Luca Di Bartolomei Veltroni Luca Di Bartolomei Caracciolo e Florenzi Veltroni Di Bartolomei Caracciolo Florenzi Tifosi Giallorossi Tifosi Giallorossi Squadra sociale di Corviale con Luca Di Bartolomei Pubblico Giallorosso Paolo Franchi Paolo Franchi e Lucio Caracciolo

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