frank gehry

“IL MIO NOME ERA GOLDBERG. CAMBIAI PER MIA MOGLIE, LO TROVAVA TROPPO EBREO”LA RIVELAZIONE DELL'ARCHISTAR FRANK GEHRY – “HO SEMPRE VOLUTO PROGETTARE UNA SINAGOGA, PERCHÉ FINO AI 13 ANNI ERO OSSERVANTE. POI..." – “RICEVO UN CLIENTE, UN BUDGET E UN PROGRAMMA. MI PIACE LAVORARE IN CONDIZIONI DI INSICUREZZA CREATIVA MA SONO UN ARCHITETTO TRADIZIONALE, CERCO DI FARE UN EDIFICIO CHE REGGA!” – DAL GUGGENHEIM AD ABU DHABI ALLA SEDIA AL MOMA – VIDEO

 

Alain Elkann per “Specchio - La Stampa”

FRANK GEHRY 7

 

Frank Gehry è un architetto e designer canadese-americano il cui lavoro originale, scultoreo e spesso audace, gli è valso fama mondiale. Dal 1962 vive a Santa Monica e da allora ha sempre lavorato in California.

 

«Eravamo molto poveri e non avevamo molta scelta. Dall'età di 17 anni ho lavorato come camionista. Sono stato accettato alla facoltà di architettura dell'USC quasi per caso. Prima di allora non avevo mai avuto questa passione. Mi piaceva l'idea delle lezioni di Albert Nyberg. Mi sono laureato in architettura, ma mi interessava anche l'arte. Mentre ero a scuola, ho iniziato a lavorare part-time per Victor Gruen. Quando mi sono laureato sono stato arruolato nell'esercito degli Stati Uniti».

 

È stato in guerra?

«No. La guerra di Corea stava per finire. Mi hanno mandato in una società di ingegneria come dattilografo, a Fort Benning, in Georgia. Il Capitano è entrato e mi ha chiesto che altro potevo fare. Ho detto che ero un architetto. "Sai fare insegne?" Ho risposto di sì. Mi hanno messo a fare targhette per i bagni e gli uffici.

 

frank gehry

Mi sono congedato dall'esercito 3 mesi prima per andare ad Harvard a studiare urbanistica. In realtà frequentavo le lezioni che mi interessavano. Ho incontrato grandi politici e scienziati come Oppenheimer, il creatore della bomba nucleare. Ho lasciato Harvard senza una laurea e sono tornato a LA.

 

Da qui siamo andati in Francia dopo un paio d'anni con la mia ex moglie e le due bambine. Ho incontrato un amico di Harvard e così ho trovato lavoro in un ufficio sugli Champs-Elysées, con André Remondet, e lui mi ha dato la libertà di lavorare su molti progetti per dieci mesi. Poi sono tornato a LA a lavora-re con alcuni designer della Fiera di Seattle».

 

Molti dei suoi progetti hanno a che fare con arte e musica, musei e sale da concerto. L'ha scelto o è stato un caso?

«Amo la musica classica e il jazz. Ho lavorato all'Hollywood Bowl e ho vinto il concorso per la Walt Disney Concert Hall contro alcuni formidabili altri architetti. Poi ci sono stati alti e bassi, ma io sono meticoloso sui budget, sulla consegna e sulla qualità».

 

Per il Guggenheim di Bilbao, ha usato l'acciaio inossidabile e il titanio. Come mai?

«Funziona per la collezione per cui è stato progettato e mi pare che nessuno si lamenti. Cerco sempre di sfruttare l'effetto della luce. Non servono decorazioni, è gratis, dà una sensazione di umanità. A Bilbao il budget era limitato a 100 milioni di dollari.

 

FRANK GEHRY E LA MOGLIE 7

L'acciaio inossidabile era l'unica cosa che potevo permettermi, ma pioveva molto lì e le superfici nelle giornate grigie diventavano cupe. Avevo installato un pezzo di titanio fuori dal mio ufficio a Santa Monica e sotto la pioggia diventava dorato. Così nell'offerta ho messo il titanio e il costo è sceso».

 

Ora sta finendo il Guggenheim ad Abu Dhabi. È molto diverso da quello di Bilbao?

«È una cultura diversa. Ho realizzato trenta modelli differenti, ma quando ero ad Abu Dhabi ho visto che la gente passava molto tempo sotto dei graticci nei giardini a prendere il tè. Ho cercato di imitare quella forma, ho creato forme blu a tenda. Quando il gruppo di Abu Dhabi è venuto a Los Angeles e ha visto quest'ultimo modello, si è complimentato con me».

 

Come è andata con l'edificio LUMA per Maja Hoffmann ad Arles?

«Arles è una città romana con due anfiteatri. Ho preso spunto da questo. L'edificio che stavo realizzando era un centro, una libreria, con alcune gallerie. Ad Arles van Gogh ha creato grandi dipinti, tra cui Notte stellata. In alcuni luoghi c'è una diversa luce. Abbiamo realizzato la facciata con pannelli in acciaio inossidabile particolari per ottenere un riflesso morbido che cambia durante il giorno e la notte.

 

Man mano che la luce scompare, appare il colore del cielo stellato. Ho reso possibile vedere la luce nel modo in cui la vedeva van Gogh. Lavorare con Maja Hoffmann è stato molto bello».

 

frank gehry

Ora apre anche un edificio a Parigi per Bernard Arnault e la Fondazione Louis Vuitton.

«Bernard Arnault è molto intelligente e informato. È un piacere lavorare con lui, è un marinaio come me. Abbiamo progettato un edificio in due parti con un involucro esterno in vetro. Eravamo interessati alle vele fluttuanti e ho cercato di evocarle nell'edificio. Incontrare lui e la sua famiglia è stato molto divertente. Ora realizzo borse, disegno qualsiasi cosa!».

 

Dal cognac a una sedia di cartone al MoMA?

«Il MoMA non è interessato al mio lavoro, ma hanno fatto la mia sedia».

FRANK GEHRY 2

 

Dicono che è un architetto decostruttivista, è vero?

«Non ho idea. Ricevo un cliente, un budget e un programma. Sono un architetto tradizionale, cerco di fare un edificio che regga!»

 

Orgoglioso dei premi ricevuti?

«Sì, ma non lo mostro. Mi piace lavorare in condizioni di in-sicurezza creativa e non mi fisso sul passato. Interpreto i sogni dei clienti».

 

Quante ore lavora?

«Tutto il giorno, la sera e il sabato. Ogni due settimane faccio un giro in barca a vela. Ne ho progettata una per un amico e lui la tiene a Los Angeles, così possiamo usarla. Poi ho una barca più piccola per due persone e mi diverto di più con quella».

 

Si sente vicino al mondo ebraico? Perché ha cambiato il suo nome da Ephraim Goldberg a Frank Gehry? Ha mai progettato una sinagoga?

«Ho sempre voluto progettarne una, perché fino ai 13 anni ero osservante. Alla USC c'era molto antisemitismo. Sono stato tenuto fuori da una confraternita di architetti perché mi chiamavo Goldberg.

 

la torre di frank gehry ad arles 9

Mi dicevano che avrei dovuto cambiare nome, cosa che mi rifiutavo di fare. Ma poi la mia ex moglie è rimasta incinta ed era preoccupata per la nascita di un bambino ebreo. Sotto molta pressione, ho accettato di farlo. Mia moglie era felice».

 

Come si ottiene un nuovo lavoro?

la torre di frank gehry ad arles 8

«Non facciamo gli agenti e non facciamo marketing. Molti architetti fanno così e forse è questo il modo per ottenere lavoro. Dio li benedica».

la torre di frank gehry ad arles 3walt disney concert hall in los angelesla torre di frank gehry ad arles 15frank gehry’s residence, santa monicabiomuseo, panama cityfondation louis vuitton, parisbinoculars building, los angelesart gallery of ontario, torontoFondation LUMA. Disegnata da Frank Gehry - ARLESFondation LUMA. Disegnata da Frank Gehry - ARLESFondation LUMA. Disegnata da Frank Gehry - ARLESGehry Experience-Music-Project-SeattleEDIFICIO GEHRY A PARIGIGehry Bank-BerlinGehry Museo Panamafrank gehry a las vegasFRANK GEHRYFrank Gehry al Pompidoufrank gehry fondazione luis vuittonLa prima opera di Frank Gehry in America Latina bernard arnault frank gehry fondazione luis vuittonfrank gehry fondazione luis vuittonguggenheim bilbao

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…