big red hot chili peppers

CHI NON MUORE SI RIVEDE - IL 17 GIUGNO ESCE IL NUOVO LAVORO DEI RED HOT CHILI PEPPERS, “THE GETAWAY”, 15 ANNI DOPO L’ULTIMO ALBUM. IL NOME DELLA BAND? “DERIVA DA LOUIS ARMSTRONG CON I SUOI HOT FIVE E DAL GRUPPO INGLESE DEI CHILLY WILLY E I RED HOT PEPPERS”

Leonardo Iannacci  per “Libero Quotidiano

RED HOT CHILI PEPPERS THE GETAWAYRED HOT CHILI PEPPERS THE GETAWAY

 

Sono i nipotini più irriverenti del funk rock. Ma lo sono anche del punk. E dell' alternative. E chi ne ha e più ne può mettere quando si devono dipingere i Red Hot Chili Peppers. Il loro è, da sempre, un viaggio crossover ai confini dell' impossibile. I fan attendevano dal 2001, anno del loro ultimo album, «roba» nuova dai Peppers.

 

Così i due monelli della Fairfax High School di Los Angeles - stiamo parlando del frontman Anthony Kiedis e del suo fratellino Flea, visto che John Frusciante uscì dal gruppo nel 1998 per seguire un deciso programma di riabilitazione da alcol e droghe - tornano in pista con un nuovo album e con un singolo in rotazione da oggi in radio.

 

RED HOT CHILI PEPPERSRED HOT CHILI PEPPERS

Il disco su etichetta Warner si intitola The Getaway e uscirà il 17 giugno, il brano guida ha il solito titolo mefistofelico dei Peppers: Dark necessities. Quattro minuti di meraviglioso delirio soul-rock, con il basso malandrino e imperversante di Flea, una tastiera appena accennata e una ritmica che riporta alle migliore produzioni del rock californiano, territorio nel quale i Peppers sono dei veri imperatori.

 

RED HOT CHILI PEPPERS RED HOT CHILI PEPPERS

«L' album è stato prodotto da Danger Mouse e mixato da Nigel Godrich. E questo ci ha assicurato un lavoro di altissimo livello», ha detto Kiedis. The Getaway sancisce, comunque, una tappa importante nell' odissea musicale di questa band che ha venduto 80 milioni di dischi e che tornerà a suonare in Italia il prossimo autunno (l' 8 ottobre a Bologna, due giorni dopo a Torino).

 

Dopo i sei Grammy Awards vinti nel corso della loro ormai trentennale carriera ed essere stati inseriti nella Rock' n'roll Hall of Fame nel 2012, e dopo aver fatto veramente di tutto nella loro vita artistica (omaggiando persino Mina nel loro tour italiano del 2011 quando cantarono Io sono quel che sono), Kiedis e soci hanno compreso di essere diventati grandi. «Non troppo, però», specifica ridendo Flea, leader occulto del gruppo, l' uomo che diede vita a quel capolavoro che rimane ancora oggi Californication.

anthony kiedis dei red hot chili peppers jpeganthony kiedis dei red hot chili peppers jpeg

 

«The Getaway è nato come tutti gli altri nostri cd, dopo 5 anni durante i quali abbiamo cercato nuove canzoni e provato molto in studio. Ci sarebbe piaciuto farlo dal vivo, ma oggi è ormai impossibile, chiunque ha un telefonino in tasca e tutti avrebbero registrato i 13 inediti di The Getaway per sbatterli poi sul web». Il rispetto per i fan è, tuttavia, assoluto e per i due concerti italiani a Bologna e Torino i Peppers hanno ideato una gustosa offerta: chi prenota i biglietti riceverà gratis il disco.

 

RED HOT CHILI PEPPERS RED HOT CHILI PEPPERS

Quella dei Peppers è una storia di trionfi e caos, di morti per overdose (il chitarrista Hillel Slovak, nel 1988), di disintossicazione dall' eroina (Kiedis). Oggi gli ex ragazzi della Fairfax High School sono ricchi e puliti: «Sono schiavo della mia sobrietà. Faccio yoga, mangio bene e ogni due anni partecipo alla Maratona di Los Angeles», assicura Flea.

Frusciante, tornato per un brevissimo momento nel 2009, è out: «Abbiamo cercato più volte di capirlo.

 

Se ne è andato, è tornato, se ne è andato di nuovo... Ci siamo chiesti le prime volte: come faremo senza John? Poi abbiamo trovato la forza di andare avanti con un altro chitarrista. E Josh Klinghoffer è diventato un vero Pepper».

 

RED HOT CHILI PEPPERSRED HOT CHILI PEPPERS

Chiusura con rivelazione sul nome della band, «Red Hot Chili Peppers è un nome che deriva da Louis Armstrong con i suoi Hot Five e dal gruppo inglese dei Chilly Willy e i Red Hot Peppers che poi ci ha accusato di avergli sottratto il nome. Però nessuno era mai stato Red Hot Chili Peppers, un marchio che per noi è stato una benedizione. E una maledizione!».

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