2025 NEL NOME DI FILIPPO TOMMASO MARINETTI – CLAUDIA SALARIS SQUADERNA UNA MAGNIFICA BIOGRAFIA DI COLUI CHE DETTE VITA NEL 1909 AL FUTURISMO, LA CREAZIONE CULTURALE ITALIANA PIÙ ORIGINALE E IMPORTANTE, DOPO IL RINASCIMENTO - AVANGUARDIA DI TUTTE LE AVANGUARDIE DEL NOVECENTO, HA CAMBIATO PER SEMPRE IL MODO DI INTENDERE L’ARTE E IL RAPPORTO DI QUESTA CON LA SOCIETÀ – NEL 1968 ALLEN GINSBERG AFFERMAVA: “LE PROFEZIE DI MARINETTI SI STANNO AVVERANDO, ALCUNE DI LORO, LE PIÙ ESTREME E PIÙ POETICHE”
Brani tratti da “Filippo Tommaso Marinetti” di Claudia Salaris, Silvana Editrice
Nell’immediato secondo dopoguerra Marinetti avrebbe subito un vero e proprio ostracismo per le scelte politiche e l’ideologia vitalistica e irrazionale di cui il futurismo era stato espressione. Ma in questo rifiuto hanno pesato anche i condizionamenti di una mentalità ostile alle avanguardie, quella stessa che egli aveva dovuto combattere sotto il fascismo.
Il poeta ha sempre fatto discutere, suscitando entusiasmi e ripulse fin da quando in un’Italia provinciale osò pensare in grande, lanciando idee e provocazioni che altri movimenti nel mondo avrebbero raccolto.
L’avere riunito in sé caratteri opposti, tuttavia, rende difficile una lettura univoca del suo operare: rivoluzionario dell’arte e accademico, cosmopolita e nazionalista, contestatore e inquadrato nelle istituzioni culturali del regime.
Sul piano dell’arte, però, la sua importanza è stata sottolineata da numerosi protagonisti dell’avanguardia mondiale, suoi contemporanei, e dagli studiosi che anche in seguito se ne sono occupati. Oggi si può constatare come il movimento che voleva distruggere i musei e le biblioteche venga celebrato in questi stessi luoghi.
Sebbene storicizzato, il futurismo mostra un surplus di vitalità postuma, continuando a suscitare ammirazione, o irritazione, proprio come succedeva una volta. La sua poetica, in cui si riflettono i conflitti della prima metà del Novecento, coinvolge e fa ancora discutere.
Non si può negare che Marinetti, grande comunicatore, abbia trasmesso un lascito alle successive generazioni di artisti. Sono molte le testimonianze a questo riguardo. Ma, nel concludere, lasciamo la parola a un poeta, un attore, uno scultore che in diversi contesti ne hanno riconosciuto la grandezza.
Alla vigilia del Sessantotto, un protagonista della Beat Generation, Allen Ginsberg, affermava: “Le profezie di Marinetti si stanno avverando, alcune di loro, le più estreme e più poetiche”. Nello stesso periodo, Carmelo Bene, durante un convegno dedicato al rinnovamento teatrale, assumeva la difesa d’ufficio di Marinetti, irriso dai convenuti, ricordando che egli era il vero “padre di tutta l’avanguardia”.
Un ruolo che più tardi gli sarà attribuito anche da George Segal, esponente della Pop Art: Nel 1958-1959 io e Allan Kaprow restavamo alzati fino alle due del mattino a parlare di estetica. Kaprow era brillante nel portare nuove notizie e idee d’avanguardia che andavano dal Dadaismo al Surrealismo e al Futurismo.
La figura più interessante per noi era Marinetti, con le sue “Sintesi Radiofoniche”. La combinazione di parole e rumori prodotti da vari oggetti fu una fonte molto importante, chiaramente, anche per John Cage. È stato il loro legame con Mussolini a dare una cattiva reputazione ai futuristi italiani. Ma la loro estetica, che nasceva dall’idea di vivere in una città industriale, è degna ancora oggi di essere esplorata. Nasce il futurismo
Marinetti spiega le motivazioni per cui nasce il Futurismo
Il giorno 11 ottobre 1908, dopo aver lavorato per 6 anni nella mia rivista internazionale “Poesia” per liberare dai ceppi tradizionali e mercantili il genio lirico italiano minacciato di morte, sentii ad un tratto che gli articoli, le poesie e le problematiche non bastavano più.
Bisognava assolutamente cambiar metodo, scendere nelle vie, dar l’assalto ai teatri e introdurre il pugno nella lotta artistica.
I miei amici poeti Paolo Buzzi, Corrado Govoni, Enrico Cavacchioli, Armando Mazza, Luciano Folgore, cercavano con me una parola d’ordine. Esitai un momento fra le parole Dinamismo e Futurismo. Il mio sangue italiano balzò più forte quando le mie labbra inventarono ad alta voce la parola Futurismo.
Era la nuova formula dell’Arte-azione e una legge d’igiene mentale. Era una giovane bandiera rinnovatrice, antitradizionale, ottimistica, eroica e dinamica, che si doveva inalberare sulle rovine del passatismo (stato d’animo statico, tradizionale, professorale, pessimistico, pacifista, nostalgico, decorativo ed esteta).
Il 20 febbraio 1909 io pubblicai nel “Figaro” il celebre Manifesto del Futurismo. Fu la miccia accesa della nostra grande ribellione contro il culto del passato, la tirannia delle accademie e la bassa venalità che schiacciano la letteratura contemporanea. Tutti conoscono l’uragano di polemiche e le raffiche d’ingiurie e d’entusiastici applausi che accolsero quel Manifesto.
Devo dire, tuttavia, che moltissimi di coloro che c’ingiuriarono, non compresero mai nulla, assolutamente, della violenza lirica ed alquanto sibillina di quel gran grido rivoluzionario. Per fortuna, fra i giovani, ciò che non era stato compreso dal cervello, era stato indovinato dal sangue.
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