mina

QUANDO MINA SMISE DI CANTARE DAL VIVO – 40 ANNI FA L’ULTIMO CONCERTO DELLA CANTANTE A “BUSSOLADOMANI” DI VIAREGGIO. NON FU UNA SCELTA MA COLPA DI UNA BRONCOPOLMONITE. QUELLA SERA SUL PALCO C'ERA ANCHE BEPPE GRILLO – LA TREMENDA PAURA DEL PUBBLICO, LE SPINTE (REALI) DEL MANAGER E LA FUGA A LUGANO, DOVE ANCORA OGGI… – VIDEO

 

Marinella Venegoni per “la Stampa”

 

mina corrado pani

Fu non per scelta ma per caso, anzi per una tosta broncopolmonite virale, che la carriera dal vivo di Mina si troncò dopo il 23 agosto del 1978, a Bussoladomani di Viareggio, all' epoca centro pulsante della musica leggera in Italia, come oggi un San Siro.

 

Da quarant' anni dunque è evaporata la possibilità di ascoltare la Voice italiana per antonomasia riscaldata dal respiro e dall' amore del pubblico, e in qualche modo differente, magari meno perfetta ma più immediata, venata di emozioni dai colori diversi che non si ripresenteranno più.

mina

 

Quella sera, sembrava come tante delle sue, da chiudere fra incensi ed entusiasmi. Anche se le apparizioni si diradavano, e da sei anni non teneva concerti, e i rotocalchi spesso stavano più attenti alla sua taglia che non alla voce. E lei, sempre meno sopportava quell' assedio non così amorevole.

 

A Bussoladomani la formula dello show prevedeva prima un comico, poi il suo concerto: aveva cominciato Walter Chiari, poi la sera del 23, fatalmente, il compagno di strada fu Grillo (e chissà se ricorda, perso com' è ora per altri lidi).

mina bussoladomani 1978 1

 

Dopo il 23, ci sarebbe stata una pausa di qualche giorno, poi a Bussoladomani era previsto un ulteriore giro di serate, esaurite da tempo. Il locale di Sergio Bernardini aveva impegnato Mina per una ventina di concerti, dal 24 giugno alla fine di settembre. Posti a sedere seimila, biglietti a 15 mila lire, neanche tante se paragonate alle follie del rock contemporaneo.

 

 

Non solo, secondo Loris Biazzetti, biografo di Mina e autore di una scintillante fanzine tuttora assai vitale, per l' autunno '78 era anche previsto un tour italiano con orchestra: lei, con Bruno Lauzi che apriva le serate. Subito dopo, un tour negli Usa, soprattutto New York. Invece, non se ne fece niente.

mina bussoladomani 1978

 

Galeotta fu la broncopolmonite, e le lunghe necessità della guarigione, che l' avranno lasciata con il gusto della tranquillità casalinga e la voglia di prendersela comoda: fino alla decisione perentoria del mai più. La mitica Mazzini aveva 38 anni e malgrado la bravura e la gloria sfoggiava una tremenda paura del palco, tanto che a spingerla fisicamente davanti al pubblico doveva sempre essere il suo manager Elio Gigante, con un gesto poi trasformato in rituale.

mina3

 

Meglio lasciar perdere, e rifugiarsi nella sala di registrazione sotto casa a Lugano, in una comoda rilassatezza che continua però a favorire - dicono ancora oggi - un' attività frenetica, di ascolti del materiale che le mandano da tutta Italia, oltre la ricerca e le prove. Era anche stato, quello, un anno tremendo: con l' uccisione di Moro, le dimissioni del presidente Leone, la morte di Paolo VI appena il 6 agosto, pochi giorni prima. Non un gran momento per i numeri uno.

 

VANONI MINA

«Grande grande grande»

Anche quella sera, a Bussoladomani, l' attesa era enorme.

Lei apparve in un ampio vestito lungo nero, dopo aver chiesto un bicchiere di Johnnie Walker e uno di acqua minerale. Erano in programma, per fine estate, anche la registrazione di un video e di un album dal vivo.

 

Quando la troupe della Rai ai primi di settembre telefonò a Bernardini per gli ultimi accordi, si sentì dire che non c' era ormai niente da fare. In quanto al disco, per fortuna proprio nell' ultimo concerto del 23 era stata fatta una prova di registrazione: e diventò buona quella, per la pubblicazione di Bussoladomani '78 .

 

Massimiliano Pani, il figlio e collaboratore storico di Mina, ricorda che gli ultimi due di Viareggio furono gli unici concerti che vide, della madre: «Avevo 15 anni. Impressionante. La gente batteva le mani e i piedi.

MINA BUSSOLADOMANI

 

C' era un clima di tensione, un' emozione fortissima. Ero in vacanza al Forte. C' era un concerto alla settimana, di fianco a me sempre lo stesso signore grosso che aveva acquistato i biglietti di tutti i concerti».

 

Com' era articolato il concerto? «Come un melodramma: la scaletta tutta in una volta, senza fiato e senza bis. Legava tutte le canzoni, lei. Aveva una presenza scenica potente, grondava di sudore. Ma pensi che il primo grande successo lo ebbe a 18 anni, e sono passati sessant' anni dal '58».

 

raffaella carra' e mina

Ricorda anche, Max, che quelle serate segnarono l' avvio della carriera solista di Ivano Fossati: «Mi ha detto lui che il concerto si apriva con un suo inedito, Stasera io qui. Il giorno dopo cominciarono a chiamarlo gli editori». Potenza del carisma di Mina.

Fra il pubblico, quella sera storica per caso, c' erano tanti colleghi, da Renato Zero a Delia Scala fino ad Amanda Lear.

 

E c' era anche Adriano Panatta, che da poco aveva perso con Borg al quinto set: «Mi aveva invitato Bernardini, abitavo già fra quelle parti e il mondo, ero già sposato - ricordò qualche anno dopo -. Da scaletta, Mina arrivò fino a Grande grande grande poi sparì dietro le quinte e non tornò per i bis. L' orchestra continuava a suonare, ma lei era già in auto, direzione Milano». I giornali parlarono di problemi di salute; poi nessuno la vide più.

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…