ALZI LA MANO CHI HA LETTO UN ARTICOLO DI 'REPUBBLICA' SULL'INCHIESTA PER INSIDER TRADING SULLE POPOLARI CHE COINVOLGE ANCHE DE BENEDETTI. NESSUN EDITORIALE INDIGNATO SUL SOLITO 'CAPITALISMO DI RELAZIONE' - FUBINI IL 9 FEBBRAIO SCRIVEVA: 'ACQUISTI ESEGUITI GRAZIE A INFORMAZIONI RISERVATE'. MA NEL FRATTEMPO È TORNATO AL 'CORRIERE' - I PM VOGLIONO I TABULATI SVIZZERI DI CDB
1. TOH, "REPUBBLICA" DIMENTICA LE CROCIATE SULL'INSIDER TRADING
Camilla Conti per “il Giornale”
Alzi la mano chi ha letto un articolo di ''Repubblica'' sull'inchiesta aperta dalla procura di Roma a carico di Carlo De Benedetti.
MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze
Ecco, appunto. Perché i segugi del quotidiano di largo Fochetti hanno improvvisamente abbassato le penne. Sulla vicenda si trovano solo venti righe in cronaca, lo scorso 15 dicembre, occupate dalla nota dell'Ingegnere che nega l'abuso di informazioni privilegiate dopo lo scoop scritto dal Giornale. Occhiello: «La Polemica». Anche se in realtà trattasi di notizia (quella sull'inchiesta aperta, e per giunta non smentita).
Certo, in ballo c'è l'editore. Ma a luglio, quando un'altra società della galassia di De Benedetti - Sorgenia - finì alla ribalta delle cronache per le indagini sul fallimento di Tirreno Power, va dato atto alle stesse penne di non aver esaurito l'inchiostro. Stavolta, peraltro in piena bufera sull'Etruria (che è fra gli istituti coinvolti sia dalla riforma delle popolari sia dal «salva banche»), un silenzio assordante.
CARLO DE BENEDETTI E MATTEO RENZI A DOGLIANI DA CHI
Eppure Repubblica, paladina dell'informazione senza bavaglio, è sempre stata attenta a evidenziare le devianze del capitalismo di relazione e a stanare i conflitti di interessi. Ricordiamo, ad esempio, gli «affreschi» di Alberto Statera su «L'insostenibile leggerezza dei vecchi poteri forti» (articolo del 2013) dove vengono citati tutti, da Tronchetti agli Agnelli, da Geronzi a Bazoli.
Senza però guardarsi mai in casa. «Alla sagra delle autorità il conto lo paga il parco buoi», scrive ancora la stessa firma a luglio del 2013 puntando il dito sul conto pagato dai piccoli azionisti Fonsai per la «satrapia della famiglia Ligresti». Lo stesso rigore è stato applicato a febbraio, quando scoppia il caso dei movimenti anomali dei titoli in Borsa nei giorni precedenti l'annuncio della legge sulla trasformazione delle popolari in spa.
Tutti i giornali, nessuno escluso, si mettono a caccia degli speculatori. E così fanno nella redazione del quotidiano di De Benedetti. Mettendo in pista non solo i giornalisti specializzati in giudiziaria e in finanza, ma anche armando le tastiere di editorialisti ed esperti.
renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei
«La giusta distanza tra governo e finanzieri», è il titolo del corsivo del 9 febbraio a firma di Federico Fubini, al tempo responsabile dell'inserto Affari&Finanza. «Guardate quelle carte», inizia così l'articolo che accende i riflettori proprio sugli «acquisti eseguiti grazie a informazioni riservate» che hanno innescato le indagini della Consob con il sospetto di insider trading. Fubini cita le mosse del finanziere e supporter del premier, Davide Serra, sollevando «questioni di opportunità» per il possibile conflitto di interessi.
E invocando appunto quella «distanza» che, secondo l'inchiesta aperta dalla procura di Roma, avrebbe forse dovuto tenere in quelle stesse settimane anche De Benedetti. Peraltro finanziere più esperto di Serra, visto che è stato al centro di storiche partite giocate sul campo di Piazza Affari negli ultimi cinquant'anni.
Passano tre giorni e il 13 febbraio Repubblica torna sulle «operazione anomale» in Borsa con un pezzo di Elena Polidori dal titolo: «Speculazione sulle Popolari, indagine della procura romana sull'ipotesi di insider trading». Inchiesta «per ora contro ignoti», spiega l'autrice nelle prime quattro righe. Ignara che, dieci mesi dopo, nel mirino di quell'indagine sarebbero finiti il suo editore e la sua galassia, pardon «satrapia».
2. LA PROCURA DÀ ORDINE DI BLINDARE L' INCHIESTA - TOP SECRET GLI ACCERTAMENTI SULL' INGEGNERE E SULLE MOSSE DELLA SUA ROMED ALL' INIZIO DEL 2015
Da “il Giornale”
monica mondardini carlo de benedetti bruno manfellotto
Carlo De Benedetti chi? Nelle stanze della procura di Roma c' è un nome che in questo momento tutti fingono di non conoscere. È un caso che scotta, delicato, da toccare con cautela, perché può evocare mostri.
L' ordine è non dire nulla, con il procuratore capo che ricorda a tutti che questa volta le fughe di notizie non saranno perdonate. Ma è indagato?
Non si sa, non si può sapere, non si deve sapere. Figuratevi il resto.
Di certo c' è che il nome di Carlo De Benedetti compare in un' informativa della Guardia di finanza che riguarda plusvalenze sospette, in Borsa, sulle banche popolari, a ridosso del decreto del governo Renzi che le trasformava in società per azioni, provvedimento atteso dal mercato e salutato con sostanziosi rialzi.
L' informativa è stata commissionata alle Fiamme gialle dalla Consob, ed è passata sul tavolo del procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi, esperto di indagini finanziarie, ed è ora su quella del sostituto Stefano Pesci. La Procura deve valutare se sussistono gli estremi per il reato di abuso di informazioni privilegiate.
Secondo l' inchiesta della Guardia di Finanza la Romed, società finanziaria di cui De Benedetti è proprietario e che all' epoca presiedeva, dall' inizio del 2015 ha operato in modo massiccio sui titoli di quattro popolari, investendo tra i cinque e i sei milioni di euro, con una plusvalenza finale di 600mila euro. Il decreto del governo Renzi è del 20 gennaio. L' informativa contiene le registrazioni tra gli operatori e la sala operativa di Romed e altre società di intermediazione finanziaria. È qui che compaiono le telefonate dell' Ingegnere ai suoi uomini in cui si chiederebbe direttamente di investire in popolari. Il decreto del governo ancora non c' è.
Ma l' ingegnere sosterrebbe di essere stato informato, tra gli altri, anche da ambienti istituzionali. Poi a inizio febbraio, De Benedetti lascia la presidenza di Romed, spiegando in Consiglio che la sua nuova residenza in Svizzera avrebbe reso complicato, dal punto di vista burocratico, continuare a guidare la società. La Procura di Roma avrebbe avviato una rogatoria per ottenere dettagli su un cellulare svizzero dell' Ingegnere, per raccogliere ulteriori elementi sulle telefonate con i suoi uomini.
L' importante però è che la questione non diventi politica, perché è chiaro che sulle banche sta ballando il destino del governo Renzi.
la guardia di finanza ispeziona la sezione fallimentare del tribunale civile
Non è un caso che da una parte il premier dica a tutti che vuole una commissione d' inchiesta sulle banche, con la speranza di depotenziare il caso, mentre le opposizioni sperano che la stessa commissione, come dice Gasparri, sveli tutti gli intrecci finanziari e politici. Nel frattempo governo, Banca d' Italia e Consob giocano a scarica barile sulle responsabilità e sui mancati controlli. È chiaro, sostiene Gasparri, che anche il «caso Cdb» andrebbe portato in commissione d' inchiesta. «De Benedetti e i suoi affari vanno radiografati».