ARRIVA IN ITALIA “SPOTIFY”, IL SERVIZIO MUSICALE IN STREAMING - DA OGGI SARÀ POSSIBILE ASCOLTARE BRANI DIRETTAMENTE ONLINE, DA PC, TABLET E SMARTPHONE, SCEGLIENDOLI DA UN CATALOGO DI MILIONI DI TITOLI - BASTA ANDARE SUL SITO E SCARICARE UN SOFTWARE: SI POSSONO CREARE PLAYLIST PERSONALIZZATE E CONDIVIDERLE SUI SOCIAL NETWORK, IN MODO ASSOLUTAMENTE LEGALE - ESISTONO TRE TIPI DI ABBONAMENTO, UNO GRATUITO E DUE A PAGAMENTO...

Luca Castelli per "La Stampa.it"

Dopo un'attesa durata più di quattro anni, oggi Spotify sbarca in Italia. Il servizio musicale in streaming, che permette di ascoltare 20 milioni di canzoni on demand, apre i battenti nel nostro paese, mantenendo lo stesso modello che ne sta decretando il successo in Europa e negli Stati Uniti (20 milioni di utenti attivi, 5 di abbonati a pagamento): ascolti illimitati, un catalogo corposo e un meccanismo di creazione/condivisione playlist funzionale sia all'ascolto individuale che alla dimensione social di Internet. Ecco una guida al servizio in 9 punti e 2 playlist.

1. Che cos'è. Lanciato in Svezia nel 2008, Spotify è un servizio di ascolto musicale "in streaming" attraverso Internet. Questo significa che le canzoni non vengono scaricate e conservate nell'hard disk come accade nei negozi di download tipo iTunes (o nei servizi di filesharing come eMule e BitTorrent), ma si ascoltano senza salvarle, un po' come alla radio o con i video su YouTube. A differenza della radio, però, il servizio è on demand: l'utente non riceve passivamente un flusso di brani, ma può scegliere cosa ascoltare. Da un punto di vista concettuale, si passa dal possesso della musica al suo accesso, dalla vendita di un contenuto all'abbonamento a un servizio.

2. Come funziona. Il servizio è in modalità desktop. Ci si iscrive su www.spotify.com, si sceglie il proprio abbonamento (vedi sotto) e si scarica/installa un software. L'intera esperienza di ascolto avviene attraverso questo software, su cui si cercano le canzoni, si costruiscono le playlist, si ascoltano quelle degli altri. Da tempo Spotify sta lavorando a una versione browser (gestibile via Web, senza scaricare un programma), "ma siamo ancora in una fase beta e in Italia partiamo con il software tradizionale", spiega Veronica Diquattro, responsabile per il mercato italiano dell'azienda.

3. I prezzi e gli abbonamenti. Tre possibilità. Spotify Free è gratuita. Si può ascoltare tutta la musica che si vuole, senza limitazioni, ma con banner e annunci pubblicitari audio ("circa tre minuti ogni ora di ascolto", dice Diquattro). Spotify Unlimited costa 4,99€ al mese ed elimina tutta la pubblicità. Queste opzioni richiedono un collegamento costante a Internet: la musica si ascolta solo online e su desktop.

Diverso il discorso per Spotify Premium, a 9,99€ al mese. In questo caso, Spotify funziona anche su dispositivi mobili (applicazioni compatibili con i sistemi iOS, Android, Windows 8) e permette di scaricare fino a 9999 brani su tre dispositivi (3333 per dispositivo). I brani scelti non diventano "tuoi", rimangono nella app e sono accessibili solo finché si rimane abbonati al servizio, ma possono essere ascoltati anche offline (per strada, in aereo, in nave).

4. Playlist. Più che gli album o le canzoni, il fulcro dell'ascolto su servizi come Spotify sono le playlist: elenchi nei quali i brani possono essere combinati e ricombinati dall'utente come mattoncini Lego. Quando un utente le crea, le playlist vengono registrate sul suo account. Ogni volta che si ricollega, le ritrova esattamente come le aveva organizzate (con cartelle tipo "gestione risorse"). Il gioco, insomma, è crearsi la propria discoteca personale: "Album degli U2", "Canzoni degli anni '90", "Novità", "Il meglio del folk polacco", a seconda dei gusti e della fantasia.

5. Social. Discoteca personale che poi, come è di rigore sul Web, si condivide con l'universo. Come dimostrano i due esempi in questa pagina, le playlist possono essere pubblicate su siti, blog e tumblr, oltre che sui social network. Per farlo, bisogna cliccare con il tasto destro del mouse (o con la pari opzione sui Mac) sul nome della playlist e scegliere "copy" o "share".

A proposito di social, nel 2011, ai tempi dello sbarco in America, Spotify strinse un accordo con Facebook che obbligava a iscriversi al servizio passando dal social network. "In Italia c'è la doppia possibilità", spiega Veronica Diquattro. "Ci si può iscrivere via Facebook oppure creando direttamente un account sul sito di Spotify". Per ascoltare le playlist condivise, comunque, bisogna essere iscritti al servizio. Altra opzione interessante, che fa molto cassettina anni '90: si possono inviare playlist e singole canzoni come messaggio privato a un altro utente. E dopodomani è San Valentino...

6. Il catalogo. Il catalogo merita un discorso approfondito. Innanzitutto, Spotify è un servizio legale al 100%: la musica che offre è autorizzata dai rispettivi autori/editori. Il suo catalogo è decisamente immenso e variegato (più o meno venti milioni di canzoni, a seconda del paese: per ascoltarle tutte ci vorrebbe qualche centinaio di anni), anche se non ancora al livello del leader storico della musica online: iTunes. Per varie ragioni.

Mancano i gruppi che iTunes ha in esclusiva per il Web (un nome su tutti: i Beatles). E mancano i dischi di artisti che preferiscono seguire una strategia di distribuzione ibrida, vendendo prima la propria musica in download (dove le percentuali di guadagno sono più alte che nello streaming) e solo in un secondo momento aggiungendola su servizi some Spotify (esempi recenti: Coldplay, Adele, Black Keys). Tra i pochi altri big assenti, Led Zeppelin, Pink Floyd, Ac/Dc, mentre per quanto riguarda l'Italia da una prima verifica sembra mancare all'appello Lucio Battisti. Il verbo "sembra" non è casuale.

Gli sviluppatori di Spotify hanno studiato un sistema per alleggerire almeno parzialmente gli effetti di questi embarghi: quando si installa il programma, lui va a setacciare l'hard disk dell'utente in cerca di file musicali (per esempio la collezione di MP3 su iTunes) e li rende immediatamente visibili/ascoltabili sul software. Solo un minuscolo simbolo ti fa capire che la canzone non si trova nel catalogo online ma sul tuo computer. In questo modo, chi ha dischi dei Beatles nell'hard disk li può ascoltare anche usando il programma di Spotify.

7. Le applicazioni, le radio, gli extra. Come tutto ciò che ha a che fare con la musica online, anche Spotify è in continua evoluzione. Il catalogo muta giorno per giorno e lo stesso discorso vale per le funzionalità offerte dal servizio. Tra le opzioni già attive ci sono radio costruite attorno a un genere o a un brano/artista scelto dall'utente e applicazioni sviluppate da realtà esterne (giornali, etichette, siti, radio; la prima italiana doc è quella di Rockol) che ti propongono le loro playlist. "A marzo", dice Veronica Diquattro, "arriveranno anche servizi follow per seguire gli account di artisti, celebrità e trendsetter e discovery per scoprire nuova musica in base al tipo di persone che stai seguendo". Il futuro, insomma, sembra sempre più virato verso il social.

8. La concorrenza. Dopo una breve e quasi carbonara parentesi a inizio 2009, Spotify arriva in Italia con un certo ritardo rispetto ad altri paesi dove ha praticamente creato il mercato dello streaming (e con una struttura molto agile: per ora due persone a Milano, che si aggiungono ai 700 dipendenti sparsi per il mondo, principalmente nella sede legale di Londra e in quella tecnologica di Stoccolma). Nel frattempo, altri servizi hanno cercato di approfittare del vuoto. Ci ha provato parecchio l'italianissima Dada (per esempio con Play.me) e ci sta provando molto il francese Deezer, sotto molti aspetti simile a Spotify e protagonista di un'espansione piuttosto forte anche a livello internazionale.

Ci sono poi altri servizi che non sembrano invece (ancora?) interessati al nostro mercato: come Pandora (una web radio molto forte negli Stati Uniti) o Rdio (nuova creatura degli inventori di Kazaa e Skype). In più, c'è un grande punto interrogativo a forma di mela morsicata: da anni si vocifera del lancio di un servizio targato Apple, che dovrebbe portare Cupertino verso la nuova dimensione dello streaming, dopo i trionfi degli anni dorati del download di iPod/iTunes. Ma per ora si tratta davvero solo di voci. Nel complesso generale della musica online, oltre a iTunes e Deezer, è probabile che il vero rivale di Spotify in Italia sia YouTube, che attraverso i suoi video (e servizi collaterali come Vevo) è diventato uno tra i principali fornitori di musica per gli utenti Web.

9. Sanremo. "La concomitanza del lancio in Italia con il Festival di Sanremo è casuale", spiega Veronica Diquattro. "Infatti oggi apriamo anche in Polonia e in Portogallo, dove il festival non c'è. Però abbiamo deciso di sfruttare l'occasione e abbiamo stretto accordi per proporre brani di artisti presenti a Sanremo". Tra oggi e sabato, si potranno dunque ascoltare le canzoni in concorso di vari artisti (Marco Mengoni, Daniele Silvestri, Chiara, Simone Cristicchi, Elio e le Storie Tese, Almamegretta, Marta sui tubi), più inediti di Max Gazzè e nuovi album in esclusiva di Simona Molinari e Annalisa.

Intanto, visto che siamo in pieno clima sanremese, il Festival ci offre la possibilità di mettere alla prova il catalogo del servizio nelle due playlist che trovate in questa pagina. La prima raccoglie le canzoni vincitrici a Sanremo dal 1951 al 2012. La seconda è una selezione di 31 brani alternativi, che non hanno vinto ma sono entrati a loro modo nella storia del Festival e della musica italiana.

Tra i 62 brani vincitori, su Spotify se ne trovano 57: mancano Ragazza del Sud di Gilda (1975), Non lo faccio più di Peppino Di Capri (1976), Solo noi di Toto Cutugno (1980), Sentimento degli Avion Travel (2000) e Messaggio d'amore dei Matia Bazar (2002, di cui è disponibile una versione live). Per quanto riguarda le canzoni alternative, oltre all'assenza del già citato Battisti (che a Sanremo portò Un'avventura), c'è qualche curiosità: di La solitudine di Laura Pausini si possono ascoltare solo le versioni in spagnolo, inglese (quella inserita nella playlist) o dal vivo, mentre di L'italiano di Toto Cutugno ce n'è una dall'arrangiamento rockettaro che non sembra proprio l'originale di trent'anni fa.

 

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