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IMPARA L’ARTÈ E METTILA DA PARTE – DA OTTOBRE È ATTIVA LA PIATTAFORMA STREAMING DEL CANALE FRANCO-TEDESCO ARTÈ, LA “NETFLIX DELLA CULTURA” – 1000 PROGRAMMI SOTTOTITOLATI IN QUATTRO LINGUE E GRATIS, QUASI TUTTO FINANZIATO DALL’UE – MA IL PROGETTO SI SCONTRA CON DUE PROBLEMI... – VIDEO

 

Ilaria Ravarino per “il Messaggero”

 

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«Puntiamo a diventare la Netflix della cultura». Nata nel 2015, e dallo scorso ottobre disponibile anche in italiano, la piattaforma del canale franco-tedesco Artè si aggiunge al sempre più affollato mercato dello streaming, occupando una posizione di nicchia, ma strategica, sottovalutata dai grandi competitor: l' arte.

 

Disponibile su smartphone, tablet e smart tv esattamente come Netflix o Amazon, Artè Europe - questo il nome della piattaforma - offre una selezione di contenuti provenienti dall' omonima tv (circa 400 ore), per un totale di 1000 programmi all' anno sottotitolati in quattro lingue, personalizzati in home page a seconda del Paese e, soprattutto, gratuiti. Due milioni e mezzo di euro il budget per la startup, proveniente per il 60% dall' Unione Europea e per il resto dal canale Artè, finanziato a sua volta dal canone francese e tedesco.

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ALGORITMO?

Una somma ancora modesta ma sufficiente a rifornire la piattaforma di contenuti altrimenti invisibili nei paesi in cui la tv di Artè non esiste: cultura alta (opera, teatro, documentari), pop (programmi sulle tendenze, l' Insta-Traviata a fumetti), concerti (Madonna, Bob Dylan), i film vincitori del premio Lux, approfondimenti politici (i top e flop dell' UE, la Brexit). La dittatura dell' algoritmo non è un' opzione: «Crediamo in un digitale etico, un digitale bio - spiega Dominique Willième, a capo della strategia tech - Non usiamo i dati degli spettatori per rinchiuderli in categorie, per dirgli cosa devono vedere. Ci opponiamo alla personalizzazione a oltranza. Vogliamo che il pubblico resti curioso».

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Nella sede di Strasburgo, aperta nel 2003 con vista sul Parlamento Europeo, lavorano 400 impiegati e si produce il 20% del palinsesto della tv. Qui ha sede anche la squadra che segue la piattaforma europea. In Italia, spiega il responsabile per Artè in Italiano Nicola Accardo, «su Artè Europe funziona la storia. Gli italiani amano i documentari, il dietro le quinte dei grandi avvenimenti. Sta andando bene anche Trucks, il magazine di lifestyle, e le serie sui graffiti, sui vinili e sulle biciclette».

 

 

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In Italia, ultimo paese a guadagnare l' ingresso nella piattaforma, Artè Europe si attesta sulle 200.000 visualizzazioni al mese: «Per costruire il pubblico ci vuole tempo», dice Accardo. Ma intanto, da quando la piattaforma è disponibile in inglese, spagnolo, polacco e italiano (prossimo obiettivo la penisola scandinava), il bacino di utenti complessivo è triplicato.

 

DUE PROBLEMI

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A remare contro il progetto restano due problemi. Da una parte la volontà di mantenere la varietà linguistica europea, rifiutando l' inglese come idioma unico, costringe al ricorso al costoso sottotitolaggio, responsabile di più di un terzo del budget.

 

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Dall' altra c' è l' annoso problema dei diritti, che rende i programmi di Artè disponibili in certi paesi ma non in altri, e con finestre temporali differenti: «Una situazione destinata a cambiare, siamo fiduciosi», spiega la vice presidente Régine Hatchondo. Ma ad oggi, anche quando Artè coproduce con Rai (l' accordo è stato siglato due anni fa), la piattaforma rischia di non avere né il primo passaggio né l' esclusiva, perché «i diritti vanno sempre negoziati».

 

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Questo doppio problema è esattamente ciò che impedisce alla piattaforma di rubare alla tv franco-tedesca anche l' eccellente comparto delle news. «Il sogno di un tg a sei nazioni esiste - racconta il direttore informazione Marco Nassivera - ma servirebbero troppi soldi».

 

ELEZIONI

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In occasione delle elezioni europee, però, «avremo un giornalista in Italia e lavoreremo con la Bocconi: il vostro è un Paese che pesa, ma che preoccupa. Sarà l' ago della bilancia». E per 24 ore, il 4 e 5 maggio, sia la tv che la piattaforma di Artè trasmetteranno ininterrottamente Europa 24, una giornata tipo di 60 millennials europei chiamati al voto. A rappresentare l' Italia, tra gli altri, anche un giovane militante di estrema destra: «Si tratta di macro tendenze individuate dagli analisti - dicono da Artè - nessuno vuole mettersi in cattedra e giudicare».

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