isabella santacroce

BABY SQUILLO DA FAVOLA (DARK) - LA PROSTITUZIONE MINORILE RACCONTATA DALLA SANTACROCE NON È TRASGRESSIONE E SESSO ESTREMO MA RICERCA DI UNA INFANZIA PERDUTA

Massimiliano Parente per “il Giornale”

 

ISABELLA SANTACROCEISABELLA SANTACROCE

Quando ho visto che il nuovo romanzo di Isabella Santacroce, in uscita per Mondadori, si intitolava Supernova (Mondadori, pagg. 162, euro 19) ho temuto il peggio. Perché Isabella crede ai fantasmi, alle streghe, alla magia, agli oroscopi, a Dio, perfino ai vegani, e quando la vedo spesso litighiamo. Molti la vedono come una femmina trasgressiva, una vampira assetata di sangue, per me è la mia amica più simile a una suora.

 

Mi sono chiesto: come fa Isabella a sapere cos'è una supernova? Non avrà piazzato angioletti e madonne nelle nebulose stellari? Ingenuo, pure io. Il punto è che Isabella, che non capisce un cavolo di scienza, che si presenta vestita di latex, con svastiche o stelle ebraiche sul braccio, circondata da animali meccanici, è la migliore scrittrice italiana, e anche una bambina arrabbiata. Le due cose sono fondamentali, e intrinsecamente legate. E quando esce un suo libro è sempre letteratura.

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Vive fra le nuvole, ma è lì che deve stare. Chi vede in lei una mistress sadomaso non ha capito niente, l'abito indossato è uno specchietto per le allodole. Isabella è una sublime scrittrice dell'infanzia, la più dolce, la più innocente e la più sanguinaria. Non si rivolge agli adulti, si rivolge ai bambini traditi dal loro non poter essere rimasti tali.

 

Infatti quelle di Isabella sono sempre storie di bambine. Le ninfette sadiane di V.M. 18, la bambina carrolliana di Lulù Delacroix, le inquietanti gemelle di Amorino. Qui c'è ancora l'infanzia, la storia della piccola Dorothy, figlia di prostituta che, insieme ai suoi amichetti Thomas e Divna, viene risucchiata in un giro di prostituzione minorile. Una bambina dal «viso non brutto. Bello, elegante. Un miracolo strano".

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Sembra il viso di Isabella. Alla sera la mamma e la figlia recitano il Mago di Oz, si travestono per non vedere la realtà. «Lei tra fiaba e prostituzione. Io tra realtà e fiaba». Se lo leggerete potrete anche voi sognare di andare a Parigi e comprarvi occhiali da luna, oppure con Prévert a vendere luce agli Champs-Elysées, o posarvi in elicottero sulla cima della Torre Eiffel («meglio dell'Empire State Building»).

 

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I romanzi di Isabella sono autobiografie poetiche del dolore di essere stati derubati dai sogni, la scrittura come vendetta verso la prigione della carne, contro l'ingiustizia di crescere. In quanto «patetico è qualsiasi sforzo, teso a dimenticare, anche solo un millimetro di dolore». Gli adulti visti da Isabella sono come i grandi anonimi che rapiscono E.T., sono i guardiani insensibili del campo di concentramento della vita.

 

Dorothy odia i maschi che pagano per il sesso, e si veste da maschio per non ricevere le loro avances. Ma è una partita persa. La carne ghermisce altra carne. Isabella odia l'uomo carnivoro che si nutre di animali, invita i lettori non vegani a lasciare la sua pagina Facebook, e odia i maschi più di Concita De Gregorio e Laura Boldrini messe insieme. Dedica il libro a Loletto Chiquito Leroy Tijuana Moschettes e a Babette Bijoux Leroy Tijuana Moschettes, non sono dei dittatori haitiani, sono i suoi due conigli nani.

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Isabella si oppone alla mancanza di un ideale, è una bambina idealista e moralista che per sopravvivere ha scelto di esistere nella crocifissione di se stessa attraverso le parole. È capace di far sorridere e far inorridire, è l'ultima romantica, nel senso letterario della parola. Vuole «trasformare il cielo in abissi», e salvarsi dalla paura con «una lacrima asciugata da un bacio». Isabella è come Dorothy e come la mamma di Dorothy, «sfregiata da un dolore nascosto, adombrato dal suo volersi intoccabile, proprietà del fantastico».

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D'altra parte Isabella ha scelto di chiamarsi Santacroce, già un programma di martirio e insieme di colpevolizzazione dell'umanità. Gli sciocchi pensano che Isabella cerchi trasgressione, sesso estremo, provocazioni facili. Ma Isabella è altrove, irraggiungibile, in un suo castello incantato e spietato, santa protettrice delle infanzie perdute. «Cielo e baratro. Sempre cielo e baratro. Sempre in equilibrio su una fune tesa tra cielo e baratro, davanti a noi nessuno».

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