salone margherita

PRENDETE IL BAGAGLINO E SLOGGIATE - ADDIO AL "SALONE MARGHERITA": LA PROPRIETÀ (BANKITALIA) L’HA CHIUSO E MESSO IN VENDITA - PIERFRANCESCO PINGITORE: “È UNO DEI PIÙ BEI TEATRI LIBERTY D'EUROPA, NON PUÒ ESSERE TRASFORMATO IN UN SUPERMERCATO” - CARLA VISTARINI: "MA COME SI FA? E SOPRATTUTTO: COSA DIVENTERÀ? CHI LO COMPRERÀ? PERCHÉ NON C'È TUTELA PER UN BENE COSÌ PREZIOSO?" - VIDEO

 

Carla Vistarini per Dagospia

 

teatro salone margherita

"C'è un teatro a Roma, o meglio dovrei dire c'era. Bellissimo, tutto in stile Liberty, un vero gioiello, aperto nel 1898. Un incanto architettonico, un salotto dello spettacolo. E' il Salone Margherita. Café chantant, elegante e opulento teatro di rivista, è il luogo magico dove recitarono acclamati artisti quali Petrolini, La Bella Otero, Lina Cavalieri, Nicola Maldacea, Leopoldo Fregoli e tanti altri e dove, addirittura, nel 1921 Filippo Tommaso Marinetti mise in scena un varietà futurista.

 

teatro salone margherita pubblico

Nel dopoguerra diventò un cinema, ma poi due firme straordinarie del varietà e cabaret, Castellacci e Pingitore, lo presero in mano, riportandolo agli antichi splendori. Io in questo teatro ho avuto la fortuna di lavorare. Dal 1991 con lo spettacolo televisivo per la Rai "Crème caramel", e poi per diversi anni e spettacoli a seguire, la "ditta" Castellacci-Pingitore si è allargata a Castellacci-Pingitore-Vistarini.

 

Per me è stato un onore lavorare con loro e con Oreste Lionello, Leo Gullotta, Pippo Franco, Martufello, Valeria Marini, Pamela Prati, Maurizio Mattioli e tanti tanti altri artisti, comici, cabarettisti, musicisti e tutta la grande compagnia conosciuta col nome di "Bagaglino". Sono stati anni di successi straordinari, audience televisiva oceanica, tanta satira, tante risate, qualche critica (il successo le comporta), tanta bravura, tanta amicizia. Soprattutto tanta amicizia. Oggi questo Teatro, pezzo unico di un passato importante, ricco di storia e di bellezza, non è più. La proprietà, che è della Banca d'Italia, l'ha chiuso e messo in vendita.

teatro salone margherita

 

 Ma come si fa? e soprattutto: cosa diventerà? Chi lo comprerà? Perché non c'è tutela per un bene così prezioso? Le risposte possibili spaventano. Auguriamoci che il Salone Margherita possa restare il gioiello che è e che tanta gente, tanto pubblico possa tornare a sorridere e divertirsi tra musica e risate, paillettes e luci della ribalta, in quell'atmosfera di allegria scanzonata, scapigliata, irriverente e pungente che oggi, in questo mondo duro e opaco, sembra solo un sogno perduto. Lunga vita al teatro e grazie a Pier Francesco Pingitore per aver guidato quest'arca, piena di artisti e di storia, attraverso gli anni,  le intemperie, i porti sicuri, le onde alte e i mari calmi della fantasia".

 

VIRUS E SFRATTO, ADDIO SALONE MARGHERITA

Emilia Costantini per il “Corriere della Sera - ed. Roma”

 

Chiude lo storico teatro del Bagaglino. Pingitore: «Il contratto era scaduto da tempo»

Cala il sipario su un palcoscenico storico della Capitale. Il 30 settembre scorso si sono definitivamente spenti i riflettori sul Salone Margherita, ovvero il teatro di via Due Macelli per tanti anni noto come Il Bagaglino.

 

Carla Vistarini e Oreste Lionello - Salone Margherita

La società Marino&C, fondata nel 1920 dai fratelli Marino, che ha sempre gestito la sala, restituisce l'immobile al suo storico proprietario, la Banca d'Italia. Il profondo rammarico di Pier Francesco Pingitore, altrettanto storico autore e regista dello spazio scenico, è evidente: «Sapevamo già da tempo che sarebbe purtroppo arrivato il momento di lasciare il Salone Margherita. Il contratto era scaduto da qualche tempo e conoscevamo la volontà della Banca d'Italia di rinnovare il locale e venderlo».

 

Qual è la vostra reazione? «Bè, certo non possiamo incatenarci alle porte, ma il Salone Margherita deve restare un teatro». Continua Pier Francesco Pingitore: «Se la Banca d'Italia vuole sbarazzarsi del Salone Margherita, lo può fare, ma un fatto deve essere chiaro: non può essere trasformato in un negozio, in una trattoria, in un supermercato... E quando la Banca avrà trovato il compratore, deve pretendere garanzie certe sulla destinazione d'uso dell'immobile: è uno dei più bei teatri liberty d'Europa, che ha più di cento anni». Una storia che inizia ai primi del Novecento... «All'inizio era un caffè concerto.

 

il salone margherita

Poi diventa un palcoscenico che ospitò i più famosi comici, le soubrette dell'epoca... un esempio? La Bella Otero. Per non parlare poi di Aldo Fabrizi, Totò e di Petrolini, onorato da una lapide dentro al teatro, che lui aveva eletto a proprio luogo privilegiato di espressione artistica. Era il meglio della comicità del glamour. Nel dopoguerra, diventa un cinema d'essai, dove non andava nessuno». Poi arriva il duo Castellacci-Pingitore, nato alla metà degli anni 60. «Mario ed io abbiamo iniziato in una cantina, al vicolo della Campanella.

 

Castellacci Pignitore Vistarini autori titoli Rai

Avevamo chiamato la nostra compagnia Il Bragaglino, in ossequio ad Anton Giulio Bragaglia. Poi, per questioni legali sollevate dagli eredi del grande regista, cambiammo il nome in Bagaglino. Nel 1972 proponemmo al Cavaler Marino, fondatore del Salone, di utilizzare quel meraviglioso spazio che era in letargo. Ci diede il permesso». Prende il via una lunga stagione di spettacoli. «Migliaia di spettacoli, milioni di spettatori dal vivo e anche in tv, sui canali Rai e poi Mediaset. Abbiamo avuto innumerevoli protagonisti: da Oreste Lionello a Leo Gullotta, da Martufello a Mario Zamma...

 

carla vistarini foto di bacco

E poi soubrette come Pamela Prati, Lorenza Mario, Valeria Marini...». E poi i numerosi politici: sia coloro che sono stati imitati, sia quelli che sono saliti in palcoscenico. Quale ricorda con maggior divertimento? «Come dimenticare Andreotti? Oreste lo imitava già da tempo e una sera si presenta in sala quello vero, che all'epoca credo fosse presidente del Consiglio.

 

Prima si sedette tra il pubblico, poi lo chiamammo in palcoscenico. Resta nella memoria la sua battuta ironica, rivolta al suo imitatore. Lionello era bassino e Andreotti, che era più alto, gli disse: "Se si mette un paio di tacchi, la mando al posto mio alle riunioni"». L'ultimo spettacolo risale a prima del lockdown . «Si intitolava La Presidente , interpretata dalla Marini. Ora guardiamo al futuro con fiducia: sto lavorando a un nuovo lavoro. Sono certo che torneremo in scena».

morgana giovannetti imita virginia raggipamela prati pier francesco pingitoregigi miseferi con manila nazzaropamela pratiil cast di magnamose tuttomartufellopamela prati (2)martufello e la marinidemo mura e pamela pratipingitore prati marinivaleria marini (2)valeria marini (4)valeria marini con i ballerini del bagaglinopier francesco pingitorepierfrancesco pingitore foto di bacco

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...