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CHE VOGLIA DI SMETTERE HO! “BASTA MUSICA, NON HO PIÙ VOGLIA” – PAOLO CONTE: "PROVO A SCRIVERE MA NON ESCE FUORI NULLA. È COME PROVARE AD ARRAMPICARSI SUI VETRI. FACCIO IL TOUR SOLO PERCHÉ ERA IN SOSPESO DA DUE ANNI MA MI STANCO MOLTO PIÙ DI PRIMA – I FAN? A VOLTE INOPPORTUNI. I SELFIE LI TROVO INSOPPORTABILI. I NUOVI PROTAGONISTI DELLA SCENA, DA ACHILLE LAURO IN GIÙ? NON ME NE FREGA NIENTE..." – VIDEO
Mattia Marzi per “il Messaggero”
Il camerino nel backstage dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, dove domenica e ieri sera si è esibito sul palco della Cavea di fronte a settemila spettatori complessivi (entrambe le date erano sold out), è un via vai di amici, giornalisti, addetti ai lavori.
Tutti in fila per rendere un tributo al cantautore baffuto che ha cambiato faccia alla canzone italiana con quel suo modo di rendere universali storie di provincia e di trascinare con le parole e con le note gli ascoltatori in una dimensione nuova, per tre minuti o poco più.
Azzurro («Rimane una canzone importante e non l'ho mai dimenticata», dice del successo scritto per Celentano il geniaccio astigiano), Insieme a te non ci sto più, La Topolino amaranto, Gelato al limon (dedicata alla moglie Egle, che conobbe nel 1975 e dalla quale non si è mai separato), Sparring partner, Via con me: parla per Paolo Conte il suo repertorio.
A 85 anni, nonostante la stanchezza, l'Avvocato che ha lasciato le campagne di Asti a marzo per affrontare un'altra tournée con orchestra non si nega. Più che un orso solitario, burbero e inquieto, come molti lo definiscono, appare tenero, gentile e disponibile, mentre accetta di raccontarsi ancora una volta.
Ha pensato di appendere il microfono al chiodo?
«Sì. Ma c'è questa signora (indica la manager Rita Allevati, ndr) che la pensa al contrario di come la penso io. Però adesso che finisce il tour (l'ultima data è in programma il 26 giugno al Lucca Summer Festival, ndr) voglio riposarmi. Non ho più tanta voglia di musica. Una volta passavo tutte le mattine al piano. Adesso da due anni non tocco la tastiera.
Per fortuna che c'è la pittura, una mia vecchia passione, addirittura più antica della musica. Dipingere mi rilassa, la musica mi tiene in tensione».
L'ha detto anche Guccini: «La musica non la sopporto più».
«Lo capisco. Il fatto è che abbiamo lavorato tanto, troppo: quando è così, senti il serbatoio che si esaurisce».
Quindi? Meglio smettere?
«Sì. Provi a scrivere, ma non esce fuori nulla».
Forse perché si avverte il peso del confronto con un passato ingombrante? Perché le nuove canzoni non sono all'altezza dei classici?
«Non faccio neanche una questione di questo tipo. È che è proprio difficile concepire canzoni nuove. È come provare ad arrampicarsi sui vetri».
La forza e l'energia per affrontare questa nuova tournée dove l'ha trovata?
«Non lo so neanche io. Mi stanco. E mi stanco molto più di prima. Ho accettato di fare queste date perché erano in sospeso da due anni, da prima della pandemia. Andavano recuperate. Anche per amore del pubblico: quando lo incontro riesco ancora ad emozionarmi, dopo tutti questi anni».
C'è sempre un affetto speciale e forse anche esagerato nei suoi confronti, testimoniato in questi ultimi tempi anche da operazioni celebrative come il film Via con me (presentato a Venezia nel 2020) e l'omonimo libro (appena uscito per Sperling & Kupfer) di Giorgio Verdelli. Uno come lei, notoriamente schivo, non si sente in imbarazzo di fronte a questo tipo di venerazione?
«Un po' sì. Non so neppure se me lo merito, tutto questo affetto. Forse il pubblico è troppo buono nei miei confronti. Però un motivo ci sarà, se c'è questo tipo di venerazione nei miei confronti. Magari è nascosto nella musica che scrivo».
Le capita mai di essere fermato per strada da fan che le chiedono selfie?
«Sì. I selfie li trovo terribili, insopportabili».
Si è mai negato?
«Approfitto di scuse per scappare: Ho un aereo, mi spiace ma non posso perdere tempo. I fan sono simpatici, ti fanno sentire importante. Ma a volte sono inopportuni».
Un episodio imbarazzante che ha vissuto con un fan?
«Una volta uno mi chiamò con un altro nome, Febo Conti. Un personaggio della radio e della tv italiana degli Anni 50».
Evidentemente non era un fan.
«Era un signore anziano, un po' confuso. Feci finta di niente».
Dove sta andando la musica italiana?
«Non lo so, ahimè. C'è bisogno di un messia che rimetta le cose a posto. C'è confusione».
I nuovi protagonisti della scena, da Achille Lauro in giù, li capisce? La incuriosiscono?
«Non li conosco bene. Mi è capitato di vedere in tv qualcosa, qualche apparizione. Non saprei nemmeno come giudicarli. Dovrei ascoltare i loro dischi».
Ed è interessato ad ascoltarli?
«No. Onestamente non me ne frega niente (ride)».
Cosa ascolta nelle sue giornate?
«Solo musica classica su Sky e vecchi dischi di jazz antico. Louis Armstrong, Art Tatum, Sidney Bechet».
Dell'attualità, invece, cosa pensa? C'è confusione anche nella politica?
«Eccome se ce n'è. Io, onestamente, non so cosa pensare. Non appartengo al presente: sono un nuovo del Novecento, di un'altra epoca. Mi sento fuori contesto, oggi. Questo nuovo secolo è ancora da decifrare. Si farà capire solo tra un po' di tempo».
Cosa pensa quando prova a scrivere qualcosa di nuovo e non esce fuori nulla?
«Ma chi te lo fa fare? Basta così».
MINA PAOLO CONTE
giorgio verdelli paolo conte
paolo conte con la moglie egle
paolo conte adriano celentano
paolo conte in una scena del film di giorgio verdelli
paolo conte caterina caselli
paolo conte caterina caselli 1
cover di alcuni dischi di paolo conte
paolo conte 5
paolo conte e la moglie egle
paolo conte
paolo conte ph rolling stone 2
paolo conte ph rolling stone
paolo conte 12
paolo conte
paolo conte 2
PAOLO CONTE
PAOLO CONTE
paolo conte
PAOLO CONTE MOCAMBO