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E’ SOLO ROCK’N’ROLL (MA DA ESIBIZIONISMO) - QUANDO UNA CANZONE ERA UN MANIFESTO DI STILE, QUINDI POLITICA E VITA: LA MOSTRUOSA MOSTRA LONDINESE DEI ROLLING STONES ALLA SAATCHI GALLERY (LUOGO SIMBOLO DELLA YOUNG BRITISH ART ANNI ‘90 CHE IMPOSE ARTISTI COME DAMIEN HIRST E TRACY EMIN, SVEZZATI DAI RIFF DI JAGGER & RICHARD)

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Luca Beatrice per “il Giornale”

 

Sono passati pochi giorni dallo storico concerto dell' Avana, dove pare abbiano suonato (gratuitamente) davanti a oltre un milione di persone. Per un evento salutato come la fine dell' embargo del rock a Cuba, i Rolling Stones, tutti ampiamente oltre i settant' anni, si sono presentati in forma smagliante: quattro invece che cinque perché Bill Wyman è malato.

 

Per l' impatto mediatico che ha avuto si deve parlare di uno dei più importanti show di tutti i tempi. Se pensiamo che nel 1966 Mick Jagger disse che difficilmente il suo gruppo avrebbe cantato per oltre sei mesi, beh fortunatamente la profezia è stata smentita.

 

Dopo questo ennesimo trionfo che li consacra una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno, come la rock and roll band più importante del mondo, gli Stones approdano ora al museo, e la città non poteva che essere la loro Londra. Dal 6 aprile a settembre tutta la Saatchi Gallery sarà sede di Exhibitionism, almeno sulla carta una strepitosa mostra cui Jagger, Richards, Wood e Watts hanno collaborato direttamente.

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Colpisce invero la scelta: Saatchi Gallery, infatti, è sinonimo della generazione anni '90, la young British art, che impose all' attenzione generale artisti come Damien Hirst, Tracey Emin e Sarah Lucas, il brit pop, l' elettronica dei club e il trip hop di Bristol, gli scrittori acidi alla Irwine Welsh e gli asiatici delle periferie come Hanif Kureishi. Tutta gente a cui i Rolling potrebbero fare da padri e in qualche caso anche da nonni. Già «vecchi e superati» per chi negli anni '60 ci è nato, figuriamoci per gli altri, questi hanno firmato un patto col diavolo e dell' età sentono solo le rughe: l' energia è rimasta tale e quale.

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Non si tratta però di un effetto evergreen, in quanto i Rolling Stones sono da sempre la pietra (rotolante) miliare del r' n'r, e siccome questo genere di musica è chiaramente in via d' estinzione bisogna rivolgere lo sguardo alle certezze che ci ha lasciato generosamente in eredità il passato. Difficile immaginare, infatti, che i decenni più recenti possano essere rappresentati, ad esempio, dai Nirvana (quattro dischi sono troppo pochi), dai Radiohead o dai Coldplay, che nel museo non entreranno mai.

 

È necessario, infatti, tornare a quando il suono incideva profondamente sui cambiamenti sociali, e in tal senso solo Elvis e i Beatles possono essere paragonati agli Stones. O David Bowie, la cui grande mostra partita dal Victoria & Albert di Londra - dopo aver girato mezzo mondo approderà in Italia in autunno, al Mambo di Bologna - ha di fatto inaugurato la «moda» di esibire come arte uno dei linguaggi più immateriali, cioè la musica.

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Nove stanze, 1750 metri quadrati per due piani della Saatchi verranno interamente riempiti con i memorabilia di Jagger & Richards, attinti dagli archivi personali della band in oltre cinquant' anni di storia, da quando esordì a Londra suonando una miscela di rock e blues, al 2016 e ai loro ultimi concerti, abbracciando l' arte e il design, il cinema e il video, la performance e la moda, segno che l' eredità culturale dei Rolling scavalca le categorizzazioni linguistiche e le abusate barriere tra alto e basso.

 

Questo sconvolgere l' ambito popolare anche a Cuba c' è chi indossa la t shirt con il famoso logo Lips and Tongue disegnato da John Pasche e, pare, pagatogli 50 sterline - non ha impedito agli Stones di attirare su di sé interessi di artisti, fashion designer, registi di cinema, scrittori di teatro.

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Andy Warhol ha realizzato diverse serigrafie con il volto di Jagger, un nucleo di polaroid utilizzate come provini per il doppio album Love You Live, ma soprattutto ha disegnato l' immortale cover di Sticky Fingers, per intenderci il jeans con tanto di cerniera, diventata oggetto di culto presso i collezionisti.

 

Fra le tante celebrities che hanno avuto a che fare con loro si contano Shepard Fairey, Ossie Clark, Alexander McQueen, Tom Stoppard, Martin Scorsese, e proprio il regista italo-americano ha prodotto insieme a Mick Jagger la recente serie tv Vinyl, che sta facendo impazzire i fan degli anni '70.

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La mostra promette main sponsor DHL - di essere interattiva e divertente, ricca di curiosità di ogni genere: abiti usati sul palco e nel backstage, chitarre e strumenti, rare audio tracks, videoclip inediti, diari personali e corrispondenza, poster originali, oggetti feticcio.

 

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Non si tratta dunque soltanto di mettere in scena la storia della più grande r' n'r band di tutti i tempi, ma anche di attraversare mezzo secolo di storia occidentale. Quando i Rolling Stones cantavano Satisfaction il mondo era completamente diverso, irriconoscibile rispetto a quello di oggi. Tutto è cambiato, tranne loro. Stessa voce, stesse chitarre. E hanno vinto sulla storia, diventando leggenda.

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