francesco salvi

C’E’ DA SPOSTARE UNA MACCHINA E DA FREGARE UN AUTORADIO: CHIAMATE FRANCESCO SALVI – IL COMICO SI RACCONTA: “DRIVE IN? GLI STUDI ERANO IN PERIFERIA. LA PRIMA VOLTA CHE SONO ANDATO LÌ MI HANNO RUBATO L’AUTORADIO, LA SECONDA VOLTA CHE CI SONO TORNATO L’HO RUBATA IO – BERLUSCONI VENIVA A TROVARE LE RAGAZZE? UNA LEGGENDA – GREGGIO? SE NON AVESSE FATTO IL COMICO SAREBBE STATO IL SIGNOR AIAZZONE" – GLI ANNI AL DERBY? ERAVAMO TUTTI SEMIDISPERATI. ANTONIO RICCI QUANDO ERA SUL PALCO GLI USCIVA SANGUE DAL NASO E DOVEVA SCAPPARE. LA VERITÀ È CHE…" - I TORMENTONI, LE PUBBLICITA' INVENTATE, LE CANZONI DEMENZIALI: VIDEO

Renato Franco per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

francesco salvi

Tormentoni non sense («saluto tutti tranne che a illo, perché illo ha fatto appelloso»), canzoni demenziali di successo («c’è da spostare una macchina, è un diesel»), pubblicità inventate («l’amaro Qualunque, l’amaro per l’uomo inutile»), Francesco Salvi è stato una star comica degli anni 80 — Drive In e MegaSalviShow su tutti — con la sua ironia asimmetrica, lo sguardo dispari e trasversale. Quanto di più vicino a un folle. Nato a Luino, un posto che non offre niente, «per questo ci sono mille pulsioni che ti spingono ad andare via».

 

Chi era «illo»?

«Mio fratello non voleva saperne del latino, mia madre lo ripeteva con lui ogni giorno, ille illa illud , ma lui si ricordava solo l’ablativo, illo . Così inventavamo un gergo che diventava segreto nel nostro giro di amici. Per dare forza a una frase poi bisogna mettere sempre un’eccezione, quindi saluto tutto tranne che a illo».

 

Tutti pazzi in famiglia?

francesco salvi a sanremo

«Una certa follia positiva è sempre albergata in casa. Mio papà era avvocato, era particolare, era uno dei pochi uomini italiani che non guidava, faceva guidare mia mamma senza meta e ci trovavamo sempre spersi in Paesi stranieri senza permessi di soggiorno; in Svizzera o in Austria, era epico. Poi non voleva mai far benzina, secondo lui la macchina andava lo stesso e così rimanevamo fermi in mezzo alla campagna. Quanti weekend abbiamo passato io e mio fratello a spingere l’auto».

 

È nata da lì «C’è da spostare una macchina»?

«Forse in modo inconscio...Anni dopo mi trovai a dover fare la sigla musicale al MegaSalvi , eravamo nel garage di una villetta a Vimodrone quando arriva il tipo del piano di sopra incazzato: C’è da spostare una macchina che non posso entrare! ».

 

 

(...)

 

francesco salvi 9

Al «MegaSalvi» giocava da solista, ma il primo successo arrivò a «Drive In», due anni irripetibili, 1985-1987.

«Drive In è stato uno spartiacque, una parodia dell’America, con le ragazze appariscenti, con il costumino a stelle e strisce, le moto, questa comicità veloce. Un programma di rottura, perché allora la tv era leggermente avanti rispetto al pubblico, ma il pubblico poi ti seguiva».

 

Un successo strepitoso...

«Già due giorni dopo essere andato in onda feci una serata e mi pagarono 10 volte di più rispetto alla volta precedente. Un milione di lire negli anni Ottanta. Un botto».

 

Tanti comici, come lei, arrivavano dal Derby, il locale milanese del cabaret.

«Eravamo tutti semidisperati. Ricordo una foto con Beppe Viola, Jannacci, Abatantuono, Porcaro, Mauro Di Francesco e Faletti a presentare un programma che non esisteva, che forse avremmo fatto. Jannacci per rincuorarci diceva: dopo ti spiego , ma tanto quando parlava lui non si capiva niente».

 

(...)

 

C’era anche Antonio Ricci al Derby.

francesco salvi 8

«Quando era sul palco a un certo punto gli usciva sangue dal naso e doveva scappare.

Tutte le volte. E si prendeva pure l’applauso in più di incoraggiamento e commiserazione; la verità è che doveva prendere l’ultimo treno per andare ad Alassio che partiva a mezzanotte. Era incredibile, proprio come se avesse un pulsantino nel corpo che lo faceva sanguinare».

 

Leggende su «Drive In»?

«Che Berlusconi veniva a trovare le ragazze, ma non è vero. Gli studi erano in periferia a Bande Nere prima, poi a Quarto Oggiaro, una zonaccia; la prima volta che sono andato lì mi hanno rubato l’autoradio, la seconda volta che ci sono tornato l’ho rubata io».

 

Gianfranco D’Angelo?

«Tranquillo, educatissimo, ma diversissimo sul palco e giù dal palco. Nelle registrazioni era scatenato, nella vita era di una tranquillità spaventosa. Ricordo che aveva uno dei primi telefonini, lo aveva sempre all’orecchio ma stava sempre in silenzio, forse ascoltava la segreteria telefonica: non parlava mai, ogni tanto si addormentava e dovevamo svegliarlo la mattina dopo».

 

Greggio?

francesco salvi 7

«Faceva vari personaggi sempre ispirati ad attività truffaldine, da incantatore di serpenti — Verdiglione, l’asta tosta —, sempre al centro di grandi imbrogli. Lui è così. Se non avesse fatto il comico sarebbe stato il signor Aiazzone».

 

 Beruschi?

«Era la vittima preferita degli scherzi. Aveva una paura pazzesca dei cani. Una volta, in inverno, faceva un freddo cane, a Beruschi andava bene che facesse freddo, ma non che fosse cane... io su istigazione di Ricci gli misi il paltò sul cane lupo che c’era fuori dal ristorante. Tornò a casa senza e per due giorni è stato a letto con la febbre».

 

(...)

 

francesco salvi 6

Il «MegaSalvi» non ebbe un seguito.

«Quando una cosa funziona arrivano funzionari che vogliono metterci mano e rovinano tutto, alcuni si adattano, io non sono il tipo».

 

Si è sentito un incompreso?

francesco salvi 5francesco salvi 14francesco salvi 13francesco salvi 11francesco salvi 12francesco salvi 4francesco salvi francesco salvi 10francesco salvi francesco salvi 3

«No, anzi. Purtroppo mi hanno compreso troppo».

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO