CA-RESSA! - IL GIORNALISTA PAOLO ZILIANI SCRIVE A DAGOSPIA E NE DICE QUATTRO A FABIO CARESSA - “NEL SUO LIBRO MI ACCUSA DI AVER SCRITTO CHE AI MONDIALI DELL’ ’82 ROSSI E CABRINI S’INCHIAPPETTAVANO, CHE ROSSI FOSSE IL MARITO E CABRINI LA MOGLIE” - “IO AL MUNDIAL DI SPAGNA DELL’82 NON C’ERO NEMMENO” - “CARESSA ALLORA AVEVA 15 ANNI, EPPURE RECITA LA PARTE DEL GRANDE VECCHIO CHE TUTTO SA” - “NON MI RESTA CHE ANDARE IN TRIBUNALE”…

Lettera di Paolo Ziliani a Dagospia

Caro Dagospia,
questa è la vita: essere accusati di avere scritto, sulle pagine de "Il Giorno", che Paolo Rossi e Antonio Cabrini, ai mondiali di Spagna dell'82, s'inchiappettavano; che Rossi era il "marito" e Cabrini la "moglie"; che tutta la nazionale, capeggiata da Zoff e Causio, tentò di vendicarsi passando alle vie di fatto nei miei confronti, compattandosi fino ad arrivare a vincere il Mundial in reazione all'ignominia patita.

Mica male no? Peccato che quel che racconta Fabio Caressa, numero uno dei telecronisti Sky, nel suo libro "Gli angeli non vanno mai in fuorigioco" (Mondadori), uscito in questi giorni con grande battage pubblicitario e presentato ovunque, dalle Librerie Feltrinelli a Radio Deejay, sia falso. Perché io al Mundial di Spagna dell'82 non c'ero nemmeno. Avevo 28 anni, ero arrivato al "Giorno" da pochi mesi dopo il praticantato svolto al "Guerin Sportivo" a Bologna, e mentre Rossi e Cabrini in Spagna trascinavano l'Italia al trionfo mundial io ero a Milano e mi occupavo, da ultimo arrivato nella redazione che fu di Brera e di Fossati, di calciomercato.

Ma tant'è. A pagina 111 del suo ultimo libro (il cui sottotitolo recita: "La favola del calcio raccontata a mio figlio": e purtroppo non solo al suo, ma anche al mio, che ha 17 anni e a scuola non sa cosa rispondere ai compagni che adesso gli chiedono "ma cos'ha combinato tuo papà ai mondiali di Spagna?", "cos'ha scritto?", "è vero che Causio e Zoff e tutti i giocatori lo volevano picchiare?" eccetera eccetera), Caressa racconta testualmente:

"... la squadra faceva schifo, era umiliante vederla giocare un calcio così antico e senza idee. I toni si erano alzati. Finchè non successe il patatrac. I due inviati del "Giorno" Claudio Pea e Paolo Ziliani, due giovani giornalisti in procinto di diventare firme illustri, se ne uscirono con una battuta infelice. Dissero che in quell'Italia disastrosa nessuno si preoccupava di migliorare, che erano tutti tranquilli. E che Paolo Rossi e Antonio Cabrini vivevano in camera assieme come marito e moglie. Il marito era Rossi. Apriti cielo.

(...) Ma quello che fece infuriare più di ogni cosa i giocatori fu senz'altro quell'insinuazione sulla presunta omosessualità. Adesso siamo abituati a vedere chiunque parlare della propria inclinazione sessuale senza problemi, per fortuna. Ma allora non era così. Dire di un calciatore che era gay significava offenderlo terribilmente.

I giocatori chiesero a Bearzot di potersi riunire. Parlarono i leader. Franco Causio era uno che faceva sempre sentire la sua voce. Era un uomo del Sud con dei bei baffoni. Figuriamoci, per lui l'accusa di giocare in una nazionale composta di "froci" andava lavata con il sangue. E pure per gli altri. Poi fu la volta di Dino Zoff (...). Contro i giornalisti uscirono parole forti. Qualcuno voleva affrontarli faccia a faccia, anche a muso duro...".

Così parlò Fabio Caressa. Anzi, scrisse. Il fatto che avesse 15 anni e che fosse impegnato a impiastricciarsi le dita attaccando le figurine sull'Album Panini, quando l'Italia vinse i mondiali in Spagna dell'82, non lo esime - nel suo libro - dal recitare la parte del Grande Vecchio che tutto sa, dei retroscena del calcio mondiale. "Ma chi è il Vecchio? - si legge nella seconda di copertina -. Un bugiardo? Una vecchia gloria del passato? Nessuno lo sa. L'unica certezza è che lui sa tutto, lui c'era comunque e sempre: negli spogliatoi prima di un match decisivo, insieme ai giocatori nei luoghi di ritiro più segreti, a bordo campo di un mondiale...". E per fortuna che Fabietto c'era: non ci fosse stato, sai la merda che avrebbe sparso in giro col suo ventilatore!

Ora, seriamente parlando, io ho 58 anni e come possono testimoniare le persone che mi conoscono, è da quando ne ho 18 che do il mio voto ai radicali per le loro battaglie in tema di diritti civili. Ho quindi massimo e sacro rispetto per gli omosessuali e l'ultima cosa che farei, nel mio lavoro, è cavalcare temi pecorecci e di così bassa lega.

Faccio il giornalista sportivo, occupandomi di calcio, da quando ho 23 anni (iniziai a collaborare al "Guerino" prim'ancora di laurearmi in Psicologia a Padova nel ‘77) e a distanza di 35 anni mi ritrovo oggi ad essere sputtanato da un collega famoso che tramanda ai posteri, in questo libro stampato in migliaia di copie, una malefatta squallida e infamante che non ho mai commesso e per la quale proverei ribrezzo e vergogna.

Tra l'altro, una malefatta commessa a danno di chi nell'immaginario collettivo degli italiani è diventato mito e leggenda: come Bearzot, Zoff, Rossi, Cabrini e tutti i campioni di Spagna '82. E insomma, sarebbe un po' come se un vaticanista venisse accusato di aver adombrato sospetti di pedofilia su Papa Wojtyla o Papa Giovanni XXIII, i più amati dagli italiani (e non solo): roba da rischiare il linciaggio appena esci di casa.

Ciliegina sulla torta: Fabio Caressa dedica il suo libro "ad Alberto D'Aguanno e a suo figlio Fabio", cioè al mio povero collega di Mediaset scomparso anni fa e al suo figlio più grande. "Perché i sentimenti contano, perché le belle storie di calcio si devono tramandare. Di padre in figlio", scrive ancora Caressa. Veramente squisito, non c'è che dire. Spero che Monica Gasperini, moglie di Alberto, strappi la pagina 111 leggendo la favola di Caressa a Fabio. Perché suo papà non aveva un collega spregevole come potrei apparire io dal racconto del Vecchio.

Mettiamola così: poiché questa, per me e per mio figlio, una bella storia non è, né di calcio né di vita, la sola cosa che mi resta da fare è portare Lorenzo, mio figlio, con me in tribunale: perché veda come un'ingiustizia e un affronto, a cui ormai non si può più porre rimedio, possano almeno essere puniti. La favola del calcio raccontata a mio figlio, purtroppo, è passata per Fabio Caressa.

 

Fabio Caressapaolo ziliani paolo ziliani voti Paolo RossiAntonio CabriniBEARZOT cra06 dino zoff

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...