CAPROTTI INCAPRETTA DI NUOVO LA COOP – IL RITIRO DAGLI SCAFFALI (OLTRE A UN RISARCIMENTO DI 300 MILA EURO) DEL PAMPHLET ‘FALCE E CARRELLO’, SCRITTO DAL PATRON DI ESSELUNGA BERNARDO CAPROTTI È “UN PROVVEDIMENTO CUI NON SEMBRA AGEVOLE, PER L'ATTUALITÀ DEGLI EFFETTI, NEGARE UNA SOSTANZIALE VALENZA DI SEQUESTRO E CENSURA” - IL LIBRO, PUBBLICATO NEL 2007, DENUNCIA UN PRESUNTO OSTRUZIONISMO DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI E DEGLI OPERATORI ECONOMICI DELLE REGIONI “ROSSE” CONTRO ESSELUNGA..

Emanuele Buzzi x Corriere della sera

Torna tra gli scaffali il pamphlet Falce e carrello, scritto dal patron di Esselunga Bernardo Caprotti. E si riaccende la polemica per quello che è stato un caso economico-letterario-politico degli ultimi mesi, poi sfociato in una vicenda giudiziaria. Il libro, pubblicato nel 2007, racconta la competizione con la Coop, denunciando un presunto ostruzionismo delle amministrazioni locali e degli operatori economici delle regioni «rosse» rispetto all'espansione della catena Esselunga.

A settembre la prima sezione civile del tribunale di Milano aveva accolto il ricorso presentato da Coop Italia contro Caprotti e il suo saggio, ordinando (oltre a un risarcimento di 300 mila euro) anche la sospensione della distribuzione del pamphlet. Il motivo? La «pubblicazione, diffusione e promozione degli scritti contenuti nel libro Falce e carrello integrano un'illecita concorrenza per denigrazione ai danni di Coop Italia».

Ora, nuovo round, nuovo atto. La prima sezione civile della Corte d'Appello di Milano ha ordinato la sospensione dell'esecutività della sentenza di primo grado. Di conseguenza il libro può tornare liberamente sul mercato in attesa della decisione di secondo grado, prevista in primavera. Nell'ordinanza, firmata dal giudice Giuseppe Patrone, la sospensione della distribuzione viene indicata come «un provvedimento cui non sembra agevole, per l'attualità degli effetti, negare una sostanziale valenza di sequestro e censura».

E proprio sul valore censorio della sentenza di primo grado a settembre si era scatenata la bagarre politica, con il centrodestra pronto a sollevarsi contro quello che veniva bollato come «un autentico scandalo». Una bagarre culminata con l'intervento in prima persona, sulle pagine del Corriere, dello stesso Caprotti, che ironizzava così sulla vicenda: «Io sono soltanto sleale, cioè "unfair", subdolo e tendenzioso. Un niente, di questi tempi! Quasi un gentiluomo. E per i danni subiti da Coop per questa sleale concorrenza ha accordato 300 mila euro invece dei 40 milioni richiesti! Il libro? Non si ordina neppure di bruciarlo sulle pubbliche piazze».

Coop Italia, al tempo stesso, aveva espresso soddisfazione nel vedere condannata «un'aggressione violenta e lesiva che noi non ci saremmo mai sognati di fare nei confronti di un concorrente», prendendo anche le distanze da ogni tipo di polemica: «La suddetta sentenza non ha nulla a che fare con la pretesa di mettere al rogo i libri, anche se falsi e diffamatori, né ci siamo mai espressi in tal senso».

Era solo il primo atto della battaglia legale milanese. Una delle molte che vedono fronteggiarsi Caprotti e le Coop in tutta Italia.
Nell'aprile 2010 il patron di Esselunga ha vinto nei confronti di Coop Liguria, nella primavera del 2011 ha vinto contro Coop Estense, poi c'è stata la decisione del tribunale di Milano. Nel 2012 sarà la volta della sentenza d'appello a Milano e del primo grado della causa con Coop Adriatica.

 

 

CAPROTTI E TORNATOREEsselungaBernardo Caprottifalce-e-carrelloDANIELE GALARDI PRESIDENTE COOP LOMBARDIACOOP ESSELUNGA - AREA CONTESA A MODENA

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