
CHECCO, QUI SI ROSICA! – DE LAURENTIIS, PATRON DEL CINEPANETTONE DOC, SBOTTA: “ZALONE? MI MERAVIGLIO CHE CI SI MERAVIGLI. NEL PASSATO, ABBIAMO AVUTO, A PREZZI PIÙ BASSI, SUCCESSI DI QUESTA STESSA PORTATA. PARLO DEI 34 MILIONI DI EURO DI ''NATALE SUL NILO'' , DEI 75 MILIARDI DI LIRE DEL ''CICLONE'' DI PIERACCIONI, DEI 110 MILIARDI DI LIRE DELLA ''VITA È BELLA”....''
Fulvia Caprara per “la Stampa”
Ventidue milioni di euro nel primo week-end di programmazione. Una cifra che mette tutti in riga. La «Checcomania» ha contagiato l' Italia all' alba del 2016 e tutto fa pensare che l' epidemia sia destinata a estendersi. Il produttore Pietro Valsecchi dichiara che Zalone «è tutti noi, con i nostri pregi e i nostri difetti». Il Paese si guarda allo specchio, e si riconosce, ma ci sarà pure qualcuno che, come succede ai vampiri, in quello specchio non si vede affatto.
E poi qualcun' altro, magari tra i colleghi del campione del box-office, produttori, registi, sceneggiatori, che si interroga, che non si spiega il perchè, che ridimensiona, o che, con immenso coraggio, ammette perfino un minuscolo moto di stizza: «Ho vissuto ai tempi del Ciclone quello che Zalone sta vivendo adesso - dichiara, temerario, Giovanni Veronesi -, fu una goduria enorme , quel film diventò una moda, se uno non lo andava a vedere era considerato scemo...adesso, certo, un po' di invidia ce l' ho».
Checco, riflette l' autore, «è un bravo ragazzo, non è mai un eversivo, è un comico del popolo, e, per questo, deve restare sempre buono». Guardandolo, continua Veronesi «si ride molto, anche più del dovuto, Zalone ha conquistato la fiducia del pubblico, e il pubblico gli va dietro comunque».
valeria solarino e giovanni veronesi
Secondo un mago della commedia come Enrico Vanzina, le ragioni dell' inusitata affermazione sono tante: «I film di Natale, quest'anno, non erano il massimo, la gente si è tenuta i soldi per andare a vedere Zalone». E poi «chi ha talento ha anche c..., per giorni non c' è stata una goccia d' acqua, la pioggia è arrivata proprio la notte in cui è uscito il film». Ciò non toglie che il «personaggio è grande, il re degli ignoranti, uno che non si fa condizionare da nessuno.Non a caso, proprio come succedeva a Totò, lo chiamano tutti solo con il nome d' arte».
aurelio de laurentiis laurea ad honorem
Analitico, dati alla mano, è anche Aurelio De Laurentiis, patron del cinepanettone doc, che sbotta: «Zalone? Mi meraviglio che ci si meravigli. Nel passato, abbiamo avuto, a prezzi più bassi, successi di questa stessa portata. Parlo dei 34 milioni di euro di Natale sul Nilo , dei 75 miliardi di lire del Ciclone di Pieraccioni, dei 110 miliardi di lire della Vita è bella . Insomma, gli exploit ci sono già stati, e per valutarli bene bisognerebbe considerare il passaggio dalla lira all' euro. Ci meravigliamo di questo successo solo perché, nel nostro sistema cinematografico, tutto il resto è un disastro».
In attesa di festeggiare a breve i 25 anni del trio, Giacomo Poretti ripensa ai tempi di Tre uomini e una gamba e osserva: «Periodicamente i fenomeni si ripetono ed è inutile andare a cercare il pelo nell'uovo. Siamo stati parte in causa e lo sappiamo bene. Succede che si crei un effetto massa, la gente è contenta di condividere la stessa esperienza, e ci sono periodi storici che si accompagnano a questo tipo di eventi».
“il ricco, il povero e il maggiordomo” di aldo giovanni e giacomo 5
Da Checco, aggiunge Giacomo, «siamo lontanissimi, lui ha la pretesa di fare satira, noi, invece, siamo surreali». C'è anche chi, come Francesco Bruni, regista di Scialla e sceneggiatore prediletto di Virzì, trova fuori luogo l' uso di Zalone come «oggetto contundente nel dibattito intellettuale italiano. Mi dà fastidio che il suo successo venga brandito per prendersela con i cosiddetti "radical-chic", come se il punto fosse dire "avete visto voi registi sfigati, che fate film pallosi?"».
“il ricco, il povero e il maggiordomo” di aldo giovanni e giacomo
I problemi, semmai, sono altri: «Sono felice per Zalone, ma credo che il suo sia un pubblico estemporaneo, e comunque sarò contento anche se solo un 5% di spettatori tornerà al cinema per una volta dopo aver visto Quo vado? ».