CIAO MARIO (CONOSCERLO ERA AMARLO) – AL FUNERALE DI MARIO PIZZI, STRAORDINARIO FOTOREPORTER, UOMO BUONO E GENEROSO, CHE CON IL FRATELLO MAGGIORE UMBERTO, È STATO PER LUNGHI ANNI UNA COLONNA DI QUESTO SITO – ABBIAMO PERDUTO L’AMICO CHE NON SI E’ MAI ARRESO NEPPURE DI FRONTE A UNA MALATTIA FEROCE CHE NON GLI DAVA TREGUA – IL DOLORE DEI FAMILIARI E DEGLI AMICI E DEL SUO CAGNOLINO CHE HA ASSISTITO ALLA CERIMONIA…

Foto di Marcellino Radogna

DAGOREPORT

Senza altri disturbi Mario Pizzi ci ha lasciato nel week end in cui si onorano i defunti.
Lo piangono la moglie, il figlio e il fratello Umberto.

Anche noi di Dagospia siamo addolorati e tristi per la scomparsa di Mario, straordinario fotoreporter, che con il maggiore Umberto è stato per lunghi anni una colonna di questo sito.

Un merito che al valoroso Mario non arriva nel giorno degli addii solitamente scanditi dalla retorica (e dai rimorsi).
Prima dell'autoscatto in nero che oggi fissa la sua uscita dal mondo dei giornali e dei suoi cari, il lavoro intuitivo e tenace di Mario, sia pure svolto nelle retrovie alle spalle robuste del fratellone Umberto, era conosciuto e apprezzato non soltanto dagli addetti ai lavori (o livori).


E così Dagospia, oltre a un serio professionista perde l'amico che non sapeva arrendersi neppure di fronte a una malattia feroce che non gli dava tregua.
Già, perché Mario aveva saputo trasformare nel "piacere" di fotografare anche la "maledizione" della malattia cadutagli all'improvviso addosso.

E con il fratello Umberto, con cui condivideva un archivio di oltre un milione d'immagini, formava una coppia di professionisti inimitabile (e insuperabile) che nel corso degli anni non ha mai sofferto di attriti o gelosie.

Nelle lunghe notti romane (o altrove nel mondo), dalla tarda Dolce vita fino agli anni altrettanto memorabili di Cafonal, i due si sono sempre divise le "missioni".
Al più giovane Mario toccava di solito il compito di snidare il "topo" (il personaggio) per farlo uscire allo scoperto, a Umberto quello di acchiapparlo sicuro nella trappola del suo flash. Il Gatto e la Volpe.

Il disegnatore Saul Steinberg diceva, appunto, che chi svolge certe arti (o mestieri) somiglia "al gatto che osserva un topo..." anche se per un momento distoglie lo sguardo, deve sapere "che il topo è sempre lì".
Ciao Mario. E grazie ancora.

 

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