IL CINEMA DEI GIUSTI – IL PRIMO FILM DA PROTAGONISTA DI ANGELO DURO, DAL TITOLO APOCALITTICO “IO SONO LA FINE DEL MONDO”, DIRETTO DA GENNARO NUNZIANTE, È GIÀ UN PICCOLO CASO DEL CINEMA ITALIANO. È IL PERFETTO MANIFESTO DEL TIPO DI COMICITÀ DI DURO, SGRADEVOLE, ANTIPATICO, PER NULLA ALLA MODA – RIDO? PIÙ DI “CORTINA EXPRESS”. CREDO CHE SIA UN FILM CHE FUNZIONI COME PURGA LIBERATORIA PER LE COMMEDIE SENZA SUGO DI NETFLIX E DI AMAZON – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
angelo duro - io sono la fine del mondo
Sgradevole, antipatico, per nulla alla moda, con il suo odio per i genitori, il volemose bene, la vita di coppia, i diversi di ogni tipo, il quarantenne palermitano Angelo Duro, con battute non meno aggressive e scorrette di quelle di Tony Effe soprattutto sulle donne, si è ritagliato un suo spazio nel mondo dello spettacolo italiano. E’ un gioco? Forse. Se ti fa ridere sì.
Il suo primo film da protagonista, dal titolo apocalittico “Io sono la fine del mondo”, diretto da Gennaro Nunziante che lo ha scritto assieme a lui, ieri primo in classifica a sorpresa e già diventato un piccolo caso del cinema italiano, è il perfetto manifesto del suo tipo di comicità. Che forse non è neanche comicità. Eppure gli spettatori accanto a me oggi al primo spettacolo dell’Adriano in sala 6, un paio di ragazze, sentivo che ridevano. Apprezzavano.
Giorgio Colangeli e Matilde Piana - io sono la fine del mondo
Ciro Ippolito no. A Ciro non è piaciuto. A metà spettacolo se ne è andato. Irritato. E’ quello che Angelo Duro probabilmente vuole. Io, francamente, volevo vedere come andava a finire e se la trama che Gennaro Nunziante, vecchio esperto di comicità e maestro nel mettere in scena i comici, avesse un suo percorso conclusivo.
Perché dopo 60-70 minuti di film dove hai presentato un personaggio orrendo in mezzo a altri personaggi non proprio migliori di lui, un figlio cresciutello che torna a casa, a Palermo, per vendicarsi dei genitori, Giorgio Colangeli e Matilde Piana, che non lo hanno mai amato, e maltratta tutti, a cominciare dal ragazzino obeso di una possibile fidanzata, Marilù Pipitone, pensi che forse ci sarà una svolta finale che cambierà tutto e mostrerà sotto un’altra luce il protagonista.
Io sono la fine del mondo - angelo duro
E pensi che tutto questo complessa intelaiatura comica grottesco costruita sulle battute sgradevoli di Angelo Duro trovi una qualche giustificazione morale. O sociale. O cinematografica. Un finale c’è. E forse è quello che Nunziante pensava, che voleva mettere in scena. E ci lascia, anche giustamente, allibiti. Ma perché avrebbe dovuto esserci una svolta umana in un personaggio del tutto nero e sgradevole?
Per tutto il film, il protagonista, che si chiama Angelo Duro anche nella finzione, seguita a tessere trame terribili senza un vero motivo che non sia quello di risultare sgradevole allo spettatore. I genitori gli lasciano la casa in eredità e lui se la vende il giorno dopo, cacciandoli. Farà guidare in piena notte l’auto al ragazzino obeso dopo averlo riempito di coca cola e patatine col ketchup.
Io sono la fine del mondo - angelo duro
Tratta la dottoressa che lo invitava a casa sua come una molestatrice (“Che mi prendi, per una puttana?”). Capovolge qualsiasi modello di politicamente corretto. Siamo colpiti? Non so. Personalmente cerco di capire il perché possa piacere un film così apertamente sgradevole quando c’è un pubblico che va pazzo per le donne liberate di “C’è ancora domani” e “Diamanti”. Ma trovo che chiudere ogni battuta con “coglione”, “figlio di puttana”, non sia il tipo di commedia che piace di più a Gennaro Nunziante.
Rido? Più di “Cortina Express”. E trovo che ci sono attori ignoti o poco visti che mi piacciono parecchio. Ma soprattutto credo che sia un film che funzioni come purga liberatoria per le commedie senza sugo di Netflix e di Amazon, per i cinepanettoni sbagliati già vecchi una volta distribuiti in sala o in tv.
E’ un tentativo diverso di comunicare con un pubblico che vuole qualcosa di diverso. E intanto in Sicilia il film incassa come non era così facilmente prevedibile. Anche se Paolino Ruffini me lo aveva detto che sarebbe andato benissimo.
P.S. Ma il tassista palermitano è l’Angelo Russo alias Catarella di Montalbano?
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