IL CINEMA DEI GIUSTI - ''LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT'' È UN PICCOLO MIRACOLO ITALIANO: UN COATTO ROMANO CHE DIVENTA SUPEREROE. DIVERTENTE E ORIGINALE, CON SANTAMARIA PROTAGONISTA E LUCA MARINELLI ARCICATTIVO SVALVOLATO ALLA JOKER CHE VUOLE SOLDI, SANGUE E NOTORIETÀ YOUTUBE
Marco Giusti per Dagospia
Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti
“Scusa, ma te lo devo proprio di’. Cambiati le scarpe. Un supereroe con le scarpe de camoscio nun se po’ vede”. Buone notizie.
E’ sentito, ben fatto, magari con qualche ingenuità, ma divertente e originale, girato benissimo, e è già stato salutato come un piccolo miracolo italiano dalle platea di venti-trentenni che lo hanno visto al Festival di Roma e a Lucca Comics questo Lo chiamavano Jeeg Robot, via coatta al supereroe romano, che ha firmato alla sua opera prima Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria protagonista nei panni del Jeeg Robot di Torpigna e Luca Marinelli come ’o Zingaro, arcicattivo svalvolato alla Joker che vuole sangue, soldi e notorietà youtubbara e canta le canzoni anni ’80 della Berté.
Mainetti, come tutti i ragazzi della sua generazione, è cresciuto a cartoon giapponesi e new cinema coatto, al punto che, dopo un passato da attore vanziniano, è stato il non scordato protagonista protagonista di Il cielo in una stanza, e piccola star nel televisivo Un medico in famiglia, dedicandosi al corto ha ottenuto un certo successo con Basette, variazione coatta sul mito di Lupin con Valerio Mastandrea e Marco Giallini protagonisti, e con Tiger Boy, dove un ragazzino non abbandona mai la sua maschera da Uomo Tigre.
Arrivando al primo lungometraggio, autoprodotto con un aiuto di Rai Cinema e distribuito da Lucky Red, ha unito il mito delle bande coatte di Tor Pignattara con il culto immortale di Jeeg Robot, ma pensando anche un po’ ai Batman di Christopher Nolasn, grazie a una sceneggiatura scritta assieme a Nicola Guaglianone e Menotti, come Basette.
Il Lo chiamavano Jeeg Robot seguiamo la storia di Enzo Ceccotti, cioè Claudio Santamaria, bravissimo e credibile, sbandato che vive da solo con un frigo vuoto e vecchi pornazzi in dvd, che si ritrova superpoteri da Jeeg Robot grazie a un tuffo nel Tevere e che gli si rivelano dopo un colpo finito male nel quale è stato coinvolto da un vicino, Sergio, con figlia sciroccata, Alessia, l’inedita Ilena Pastorelli, fissata di Jeeg Robot e del suo mondo.
Colpito da un proiettile alla spalla, precipitato da nove piani e spiaccicato a terra, Enzo si è rialzato senza un graffio e ha scoperto così di possedere una forza sovrumana. Tanto che, armato di passamontagna, ha divelto un bancomat con le mani e se l’è portato a casa scatenando i writer del posto che lo hanno visto immortalato su You Tube grazie al video di sorveglianza. Per Alessia è lui il suo Jeeg Robot tanto aspettato.
Solo che il colpo finito male di Sergio, che doveva recuperare degli ovuli di cocaina da due poveracci, ha scatenato la banda dello Zingaro, Luca Marinelli, e dei suoi uomini, che non sanno più dove sia finito il bottino e ne devono rispondere a un gruppo di pericolosi napoletani capitanati da una femmina coattissima, tale Nunzia, la notevole Antonia Ruppo (e tra i suoi uomini fa capolino pure il Genny di Salvatore Esposito).
Lo Zingaro sbrocca, i napoletani sono cattivi, e Alessia vorrebbe sapere che fine ha fatto il padre. In tutto questo Enzo si identifica sempre più nella parte del potente Jeeg Robot, anche se lo Zingaro gli ha staccato un dito del piede, e finisce per proteggere la ragazza sciroccata. E perfino per innamorarsene. Il resto non ve lo diciamo, ma è ovvio che di fronte a tanti superpoteri ci vuole un cattivo armato ugualmente forte.
Diciamo però che Mainetti immerge la sua storia con grande piacere nel mondo della periferia romana già molto visto, fra Non essere cattivo, dove c’era Marinelli già sbroccatissimo, e Suburra, anche qui ci stanno cani feroci e teste spaccate, come sono un po’ visti certi atteggiamenti da sciroccati alla Timi e alla Micaela Ramazzotti, ma l’idea del supereroe di Torpigna è nuova e viene risolta da Mainetti e Santamaria con una certa inventiva.
Diretto con molta accortezza, solo qua e là si sente il peso di un budget limitato, ma questo non dà fastidio, e non lo danno delle ovvietà di messa in scena da opera prima. Ma tutto il progetto è fresco, nuovo e sentito, e il pubblico dei pischelli è già tutto dalla parte di Mainetti e del suo supereroe.
Anche perché ha saputo costruire qualcosa di credibile e di divertente che tiene conto sia della passione fumettistica di una generazione di fan sia della nuova graphic novel romana alla Zerocalcare. Ce credi? Sì, ce credi, dai. In sala da giovedì 25 febbraio. Certo, dopo Deadpool qualche problemino lo avrà, ma Deadpool non gira per Torpigna…