IL CINEMA DEI GIUSTI - “SOLDADO”, PRIMA REGIA AMERICANA DI STEFANO SOLLIMA, È IL GRANDE FILM CHE ASPETTAVAMO DAL REGISTA DI “ACAB” E “GOMORRA-LA SERIE” - PURA AZIONE E PIENO DI RIFERIMENTI AL SUO MONDO VIOLENTO E AL MONDO WESTERN DI SUO PADRE SERGIO. ANCHE SE IL FILM, CON UN BUDGET DI 35 MILIONI DI DOLLARI, NE HA INCASSATI 72 MILIONI IN TUTTO IL MONDO, NON TUTTI I CRITICI AMERICANI LO HANNO CAPITO - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Pochi scherzi. Questo Soldado, primo film americano diretto dal nostro Stefano Sollima, sequel senza regole del già bellissimo Sicario diretto da Denis Villeneuve, ancora scritto da Taylor Sheridan e interpretato alla grande da Josh Brolin e Benicio Del Toro, che riprendono i loro personaggi dell’agente di confine Matt Graver (“Faccio come cazzo mi pare”) e del sicario Alejandro (“Adios!”), è il grande film che aspettavamo dal regista di Acab e Gomorra-La serie.
Pura azione, certo, ma anche pieno di riferimenti al suo mondo violento e al mondo western di suo padre Sergio. Anche se il film, con un budget di 35 milioni di dollari, ne ha incassati la bellezza di 72 milioni in tutto il mondo, più di Sicario, quindi, non tutti i critici americani lo hanno capito a fondo e lo hanno trattato con sufficienza o peggio, quando questo Soldado di Sollima evita, come dice lui stesso, giustificazione morali di ogni tipo, sia nella storia, sia nella costruzione delle geometrie dei personaggi.
Ovvio che il film funzioni meglio quando l’intreccio si fa più semplice e Sollima ritorna a una narrazione basica costruita sul funzionamento diretto dei suoi protagonisti. Rispetto a Sicario, devo dire che non si sente la mancanza del personaggio di Emily Blunt, che faceva da collante femminile fra Matt Graver e Alejandro, anche se lo stesso triangolo, in qualche modo, è formato con la ragazzina Isabel che i due si trovano a spostare da una parte all’altra del confine. Ovviamente c’è un’azione segreta e scorretta, che Matt Graver conduce a modo suo e con l’aiuto del suo uomo, Alejandro, ordinata da un potere superiore.
Ci sono vecchie vendette e ci saranno delle scelte da fare, degli ordini da eseguire o da non eseguire. E delle sorprese che non ci si aspettava. Da quando arriviamo in Messico con i due eroi in azione, Sollima si sente a casa e la storia funziona perfettamente.
E Sollima dirige alla grande una serie di scene d’azione particolarmente complesse. E trova il modo di tornare al western di frontiera dove sembrerebbe stranamente di casa. Più che pretestuose le accuse di Trumpismo legate alla situazione del confine col Messico, visto che il film è stato scritto tre anni fa e è un puro action movie di confine.
Ovvio che uscendo a giugno in America nel pieno della campagna anti Trump sul muro che voleva costruire al confine col Messico e sui bambini messicani divisi dai genitori, abbia sollevato qualche polemica. Benicio Del Toro e Josh Brolin sono perfetti nei loro ruoli, non sembra neanche che recitino.
Brava anche la ragazzina rapita, figlia del boss Carlos Reyes, interpretata da Isabela Moner. Bellissima la musica di Hildur Guðnadóttir che ha sostituito il grande Jóhann Jóhannsson, compositore delle musiche di Sicario, morto improvvisamente due anni fa. A lui il film è dedicato. In sala dal 18 ottobre.