mauro repetto

“COME MAI? E’ NATA CON L’IDEA DI DARLA A MASSIMO RANIERI PER SANREMO” - MAURO REPETTO, DOPO LO SCIOGLIMENTO DEGLI 883 E L’ADDIO A MAX PEZZALI, SI RACCONTA A LINUS E NICOLA SAVINO SU "RADIO DEEJAY" - “LASCIAI GLI 883 PER INSEGUIRE UNA MODELLA IN AMERICA” – IL LAVORO A EURODISNEY IN FRANCIA: “MI RITROVAI VESTITO COME UN MARINAIO SUL FIUME MISSISSIPPI, UN PO’ COWBOY E UN PO’ FANTASMA. OGGI SONO FELICE A PARIGI CON MIA MOGLIE E I MIEI FIGLI" – IL RAPPORTO CON PEZZALI – LIBRO +VIDEO

 

 

 

Da deejay.it

 

 

mauro repetto

In tanti si chiedono da tempo che fine abbia fatto Mauro Repetto, dopo lo scioglimento degli 883 e l’addio a Max Pezzali.

 

Ebbene oggi Mauro Repetto è stato ospite di Linus e Nicola Savino durante Deejay Chiama Italia.

 

D’altronde, se sparisci quando sei all’apice del successo, la gente due domande se le fa. Così lui ha raccontato la sua verità, tutta la verità, in un libro autobiografico – scritto a quattro mani con Massimo Cotto – dal titolo emblematico: Non ho ucciso l’Uomo Ragno.

 

L’ex 883 l’ha presentato a Radio DEEJAY, dove ha rilasciato una lunga intervista parlando di tutti i temi che lo riguardano da vicino. Per vedere l’intervista completa potete cliccare qui sotto: è divisa in due parti.

 

 

 

Ho rotto le scatole a Linus chiamando il 02 3450740 a partire dagli anni ’80. Sono arrivato a Radio DEEJAY con già la nomina di stalker, con la cassetta di Non me la menare. Era il settembre del ’91.

 

mauro repetto cover

Questo è l’inizio di Mauro Repetto. Più di recente ci sono stati anche gli anni di Parigi e della California, un tentativo di entrare nel mondo del cinema. “Dopo il successo con gli 883 per me era la cosa più logica”, racconta lui che è cresciuto col mito di Hollywood nel cuore e nella testa.

 

È per questo, in sostanza, che il ragazzo che ha praticamente inventato Max Pezzali (conosciuto tra i banchi di scuola) ha lasciato il progetto di grande successo 883: per inseguire i suoi sogni, come ha anche raccontato in passato. Stavolta, però, rivela anche che dietro questa storia c’è anche un altro motivo ben preciso: una ragazza americana.

 

Era il 1994. Alla settimana della moda vedo questa Brandy, una modella. Io ero molto in forma e mi dico: “Io ci provo. È la più bella del mondo, io vado”. Non volevo riuscirci per forza, ma volevo almeno gareggiare. Così annuncio a Max che vado a Miami e che forse non torno. E Max mi risponde con la sua solita calma: “Va beh, ok”. A Miami non la trovo ma conosco i suoi amici a New York, così è a New York che ho fatto Zucchero Filato Nero.

 

Zucchero Filato Nero è il primo e unico album da solista di Repetto: fu un flop. Ma se Repetto potesse tornare indietro non farebbe mai le cose diversamente:

 

max pezzali mauro repetto

Ho sempre cercato di guardare la linea del destino della mia mano: sono sempre stato incollato ai miei sogni, non pensavo a quello che sarebbe piaciuto fare agli altri, ma a me. Adesso sembra ridicolo, ma in quel momento al sogno americano ci credevo davvero. E volevo giocare lì il mio campionato. Perché non ha funzionato? Perché era difficilissimo: è come fare il salto in alto con l’asticella a 2 metri e 70, e io sono passato sotto di 2 metri. Scoraggiato? Mai: avevo sempre altri sogni da raggiungere.

 

Queste storie, ovviamente, sono approfondite nel suo nuovo libro edito da Mondadori.

 

 

Mauro Repetto: “A Disneyland con una laurea ho fatto il marinaio”

max pezzali mauro repetto

Zucchero Filato Nero è andato male perché era stato progettato in inglese, spiega lui, ma il ritorno in Italia avviene repentinamente a causa di una lite. Ma Mauro non si abbatte, anzi, è addirittura felice:

 

Sono contento sia andato male: era un disco rap, funky, soul di fibra newyorkese. E con i soldi del disco volevo produrci un film a Hollywood.

 

Per il mercato discografico italiano, insomma, non aveva molto senso. Per il cantautore era il primo esperimento dopo gli 883, il cui primo singolo era stato proprio Non me la menare quattro anni prima al Festival di Castrocaro (1991), insieme anche al produttore Claudio Cecchetto.

 

Il successo arriva immediatamente con Hanno ucciso l’Uomo Ragno, confermatissimo da Nord Sud Ovest Est e Remix ’94. Repetto vince quattro Telegatti e due World Music Awards, diventa famoso come cantautore e come ballerino. Poi prende, molla tutto e vola negli States per Brandy e Hollywood.

 

Dopo il ritorno in Italia Repetto decide di volare ancora, stavolta in Francia, dove realizza un corto e trova lavora presso Disneyand.

 

max pezzali mauro repetto

Mia madre lavorava in un ufficio di collocamento e voleva che avessi un posto fisso, sereno, tranquillo, e che mi laureassi, cosa che ho fatto. Vado a Disneyland per questo colloquio senza raccontare le cose della musica, dissi solo che avevo una laurea in lettere. Preso. Il giorno dopo mi trovo vestito come un marinaio sul fiume Mississippi, un po’ cowboy e un po’ fantasma.

 

A proposito di linee del destino: l’avventura da mascotte finì perché il vicedirettore del posto da ragazzo era stato in Erasmus nella sua Pavia e un giorno riconosce l’artista sotto la maschera.

 

Nel frattempo con Max i rapporti sono sempre rimasti ottimi: “Sono sempre il Flash del ’91, gli dico io”. Nel 2013 Repetto è tornato sul palco con l’ex compagno di scuola come compositore d’eccezione, mentre nel 2022 compare a sorpresa live a Bibione, a San Siro e all’Arena Suzuki.

 

 

Mauro Repetto oggi vive a Parigi con moglie e figli

Per esserci, Repetto ha fatto avanti-indietro da Parigi, dove oggi vive e dove ha trovato la sua stabilità.

 

max pezzali mauro repetto

Vivo a Parigi nel quartiere della Bastiglia, mi piace di brutto: è un po’ come il downtown di New York di 30 anni fa, abbastanza movimentato e abbastanza giovane. Sono lì dal 7 ottobre 1997, quasi 26 anni. Ho messo su casa: ho una moglie e due figli.

 

La moglie si chiama Josephine, è una designer francese con cui lui ha fondato la ditta di design Manjaca e dalla quale ha avuto due figli. Oggi Mauro Repetto è un marito e un papà felice che vive nella capitale francese. Au revoir, Flash.

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