johnny dorelli

“IL MIO COGNOME E’ D’AURELIO MA VENNE STORPIATO IN DORELLI DA…” - LE CONFESSIONI DI JOHNNY DORELLI: “MODUGNO ARRIVÒ SECONDO E MI PRESE A SCHIAFFI AL FESTIVAL - A LONDRA UN TAXI MI SPIACCICÒ CONTRO A UN PALO E ANDAI IN COMA - CATHERINE SPAAK MI INVITÒ NELLA SUA CAMERA IL GIORNO CHE STAVO MALISSIMO E IO LE DISSI…” - “NEL FILM “IL CAPPOTTO DI ASTRAKAN” DOVEVO INFILARMI A LETTO, ENTRAMBI NUDI, CON CAROLE BOUQUET. ERO COSÌ CONTRATTO CHE MI ADDORMENTAI. MI SVEGLIÒ UN ELETTRICISTA: " A' FROSCIO, SVÉJATE!"” - GLI INCONTRI CON IL BOSS VITO GENOVESE, LA CENA CON LUCKY LUCIANO E IL KO DA JACK LA MOTTA

Pier Luigi Vercesi per il “Corriere della Sera”

 

Giorgio Guidi, in arte Johnny Dorelli: già, allora andava di moda «fare l' americano»...

johnny dorelli sabina ciuffini

«Mezzo americano lo sono. Nato a Milano e sfollato a Meda, dopo la guerra papà, tenore, venne scritturato a New York: nome d'arte Nino D' Aurelio, storpiato dagli americani in D'Orelli. Così il cognome mi rimase appiccicato, anche perché divenni una star dei concorsi canori tv: vinsi per otto puntate di fila nella trasmissione condotta da Robert Alda, l' attore che interpretava George Gershwin nel film Rapsodia in blu . Cominciavo così: "Oj Marì, oj Marì...". Prima in napoletano, poi a swing. Accadde tutto per caso. Un giorno arrivò a New York un amico di papà invitato in una trasmissione. "Nino, fammi accompagnare da tuo figlio". Dietro al palco c'era uno Steinway a coda.

 

GLORIA GUIDA DORELLI

Io studiavo il contrabbasso alla High School of Music and Art e prendevo lezioni di pianoforte. Nell' intervallo cominciai ad accarezzare i tasti di quella magnifica preda. Due note e mi venne un colpo: dietro di me c' era Percy Faith, il compositore della colonna sonora di Scandalo al sole . "Perdoni...". "No, vai avanti: te la senti di partecipare a una trasmissione?"».

 

Da Meda a New York: che botta...

«Io e mamma giravamo con il naso in su mangiando spesso per strada. I musicisti vivevano nel loro mondo. Presto, però, ne conoscemmo un altro. Morì l'impresario di papà e il suo contratto passò al proprietario del ristorante Zi Teresa. Gente simpatica, italiani, gentilissimi. Poi capimmo che non erano proprio dei bonaccioni. Degli ingaggi si occupava don Paolino Palmieri e ogni tanto apparivano altri "don": Joe Barbara, Vito Genovese...

 

jhonny dorelli gloria guida

Non bastasse, allo scadere dei cinque anni in America ci obbligarono a uscire dal Paese per non darci la residenza. Tornammo in Italia lo stretto necessario e mamma rivide una vecchia amica, Igea, conosciuta quando studiava ballo alla Scala. "Venite a cena da noi, così vi presento mio marito".

 

Ci mandarono a prendere con un macchinone, salutammo Igea e, poco dopo, arrivò il marito. "Mama, mi ch'el lì 'l cunusi ", lo conosco. " Tas ", disse mamma. Mamma diceva sempre " tas ", taci. " Mama, l'è minga el Luchi Luciano ?". " Sì l' è lü, ma tas ". Lucky Luciano parlava di persone che avevamo conosciuto in America e di boxe. Io raccontai di quando Jack La Motta mi mise ko. Di ritorno dal Madison Square Garden mi portò un paio di guantoni. Li indossai e lo sfidai. Gli bastò sfiorarmi per stendermi come una pelle di fico. Mamma prese il mattarello e glielo picchiò in testa».

johnny dorelli 5

 

In Italia ebbe subito vita facile, vero?

«Tornammo a Meda nel 1955. Feci la gavetta nell' avanspettacolo e cantando per la casa editrice musicale napoletana Bideri. Guadagnavo 7 mila lire al giorno: 4 a casa, 3 per vivere. Finalmente venni scritturato dalla Rai per Il Musichiere , ma feci solo tre puntate perché Ladislao Sugar mi spedì a Sanremo in coppia con Domenico Modugno. Avevo 20 anni, cantammo Nel blu dipinto di blu e arrivammo primi».

 

E cominciò a «volare».

«Non proprio. A Meda mi accolsero in piazza 5 mila persone, le stesse che una settimana dopo parteciparono ai funerali di papà. Si sentì male in piazzale Cadorna, a Milano, dove aspettava il treno per Meda. Lo ricoverarono all' ospedale di Seregno, dove arrivò subito mio cugino Ventura, medico. Scosse la testa: " L'è mei ch'el vaga ", non c' era più niente da fare. È morto sull' ambulanza mentre lo portavamo a casa.

 

johnny dorelli 4

Rimasi solo con tre donne: nonna, mamma e Ivana, mia sorella di 6 anni. Lo zio mi prestò i soldi per il funerale. L'anno successivo vinsi ancora il Festival con Modugno cantando Piove. Ma il terzo anno rifiutai l'accoppiata: dovevo capire cosa potevo fare da solo. Arrivai decimo. Modugno secondo. Venne nel camerino e mi mollò un ceffone: "Così impari!".

 

Nel frattempo erano cominciati i problemi di salute: ho avuto più noie fisiche che successo. Mi ero già infilato la punta di un pugnale delle SS in un occhio nel '45. Dopo la morte di papà, per lo stress, persi la voce. Dovetti subire un intervento alle corde vocali senza anestesia. Dopo un mese di silenzio dissi: "Mamma", e mi uscì una voce che neanche un evirato cantore... Per fortuna recuperai. Ma non era finita lì: a Londra, dove recitavo in Aggiungi un posto a tavola , uscii dal Savoy per andare a teatro dimenticando che le auto circolano al contrario.

johnny dorelli 9

 

Un taxi mi spiaccicò contro a un palo e andai in coma. Però è vero, cominciai a girare i primi film e ad avere successo. La grande notorietà la devo all' Italia dei buoni sentimenti: la canzone Carissimo Pinocchio e lo sceneggiato Cuore ».

 

Sui palcoscenici sono sbocciati i suoi grandi amori, tutte donne bellissime: come accadde con la prima, Laura Masiero?

«Aveva dieci anni più di me. Eravamo sul set di Tipi da spiaggia . Dormivamo all' Hotel San Domenico Palace di Taormina e avevamo i balconi comunicanti. Una sera scavalcai l'inferriata ed entrai nella sua camera. Due parole e la baciai. Ero così impacciato che le strappai la camicia da notte. Dalla vergogna, fuggii. L' indomani, domenica, tutti i negozi erano chiusi.

 

Tornato in albergo, bussai alla sua porta: "Che c' è?". "Non ho trovato una camicia da notte da comprarti". Lei scoppiò a ridere e, dopo un po', nacque nostro figlio Gianluca. Conobbi invece la mamma di Gabriele, Catherine Spaak, mentre interpretavamo La Vedova allegra. Donna difficile e bellissima. Per due mesi quasi non mi salutò poi, due giorni prima della fine, prese l'iniziativa. Mi invitò nella sua camera proprio il giorno che stavo malissimo per colpa degli stivali realizzati dal costumista per alzarmi un po'. Mi si gonfiarono i piedi e avevo dei mancamenti. Le risposi: "Ti spiace se facciamo domani?" ».

johnny dorelli 10

 

Poi tutto finì in Gloria.

«Con Gloria Guida siamo insieme da 39 anni. Ovviamente il primo passo l' ha fatto lei. Recitavamo nella commedia musicale Accendiamo la lampada e fingevamo di darci un bacio. Il pubblico non vedeva e non era necessario appoggiare le labbra. Una sera, però, mi mollò un bacione vero e io cominciai a frequentare il suo camerino. Con una certa eleganza. Ma se ne accorsero tutti. Trentanove anni: abbiamo litigato tanto facendo sempre pace. Il segreto? Rigare dritto. L'ho sposata due volte, prima civilmente, poi in chiesa, ed è nata Guendalina».

 

Una fama di sciupafemmine usurpata!

johnny dorelli 8

«Sciupafemmine? Sono l' uomo più timido che conosca, talmente imbranato che nelle donne scatta il meccanismo di protezione. Quando girai Il Cappotto di Astrakan dovevo infilarmi a letto, entrambi nudi, con Carole Bouquet. Ce l'ha presente? Poi mutava la scena e dovevamo aspettare che cambiassero le luci. Ero così contratto che mi addormentai. Mi svegliò un elettricista: " A' froscio, svéjate!" ».

 

Un rapporto complicato?

«Con Monica Vitti in Amori miei . Un caratterino... L' ho fatta piangere. In una scena ero di spalle e inquadravano lei mentre parlava, poi toccava a me. Mentre io recitavo lei ruotava la spalla e toglieva l' attenzione dalle mie parole. Anche il regista glielo fece notare. Per tutta risposta scoppiò a piangere, mi mandò a quel paese e scappò via. Allora presi la bicicletta, la rincorsi, la caricai sulla canna e la riportai indietro. Ma niente da fare, litigi tutto il giorno».

 

johnny dorelli

Lavorò in Rai fino a quando arrivò la sirena Berlusconi. Non deve essere stato facile?

«Con il mio carattere in Rai non c' erano problemi. Lasciavo fare, come quando Modugno mi diede lo schiaffone. Poi un giorno mi chiamò Mike Bongiorno. In America mi metteva la sedia sotto per farmi arrivare al microfono e nascondeva la Gazzetta dello Sport per non farsela rubare da papà. "Ti chiamerà Silvio, non puoi dire di no". Quando lo incontrai, si mise al pianoforte e cantò qualcosa in francese, poi toccò a me. Dopo i primi anni, però, cominciò a chiedermi di fare le trasmissioni della mattina, come Corrado. Non era per me».

 

Grandi amici?

johnny dorelli 3

«Giuseppe Di Stefano. Mi portava ovunque, alla Scala, al Metropolitan. A New York passava l'ultimo dell' anno da noi ma alle dieci spariva. Raggiungeva una villa sul fiume, dove abitava Arturo Toscanini. Si sedevano uno di fronte all' altro e a mezzanotte brindavano. Il suocero di Di Stefano lavorava nel teatro dove provava Toscanini. Mi faceva entrare di nascosto e accucciare per terra nella terza fila: "Non fiatare".

 

Ascoltavo le prove, condite di feroci incazzature, del maestro. L'unico che si poteva prendere delle libertà era Di Stefano. Pippo strascicava le vocali ("...questa o quellaaa per me pari sono...") e durante le prove lo faceva ancora di più per provocare lo sguardo iniettato d' odio di Toscanini.

 

Una volta tirò la corda più del dovuto: disse al maestro di andare più veloce perché non ce la faceva con la voce. Toscanini cedette, accelerò, poi lanciò la bacchetta e se ne andò imprecando. Allora Di Stefano fece rifare il pezzo più lento del dovuto e con la voce ce la fece benissimo. Poi alzò il braccio destro e, nel gesto dell' ombrello, si diede una pacca sull' avambraccio con la mano sinistra: "tiè!"».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…