LE PANTERE DI POSILLIPO - LA NUOVA IMPERDIBILE SERIE CULT-TRASH È "LUCKY LADIES": 5 PARTENOPEE E PARTE-BONE NÉ CASALINGHE NÉ DISPERATE - MA LE KARDASHIAN DEL VESUVIO VENGONO MASSACRATE SUI SOCIAL
Antonella Luppoli per “Libero quotidiano”
Fanno shopping solo nelle boutique più rinomate di Capri e Ischia, in estate sono «di casa» sulla Costiera Amalfitana, mentre d’inverno sulle piste da sci di Roccaraso. Gabrielle Deleuze, Annalaura di Luggo, Francesca Frendo, Flora Nappi e Carla Travierso sono le quarantenni Lucky Ladies di Napoli, protagoniste del docu-reality dal sapore cafonal prodotto da Fremantle, e in onda su Fox Life (canale 114 di Sky).
Manager di successo, principesse del foro e regine dell’arredo, la vita delle cinque «Kim Kardashian all’italiana» è un mix perfetto tra intraprendenza, lusso e vizio. Televisivamente il format appare perfetto, divertente e stereotipato.
Ma quanta verità c’è nei racconti delle protagoniste? «Le signore too much di Lucky Ladies sono decisamente una parte ridotta della mia città. Non ho visto la puntata per intero ma mi sembra di capire che le ladies di cui parliamo sono distanti dalla vita del napoletano medio», esordisce Tosca d’Aquino, napoletana doc.
D’altronde il titolo della trasmissione è chiaro, le protagoniste sono lucky, cioè fortunate. «Napoli è una città controversa e per questo ancor più affascinante, racchiude in sé ricchezza e povertà estrema, ma ahimé è la seconda a essere decisamente più diffusa», continua l’attrice.
Per intenderci, Napoli non è solo pizza, mandolino e camorra, questo è fuori da ogni dubbio. Il capoluogo campano però neppure inizia e finisce tra Posillipo, San Ferdinando e il quartiere Chiaia, zone della città in cui vivono le donzelle di cui sopra. Quella è la «Napoli da bere»: Flora e C. sono infatti il simbolo dell’upper class partenopea, si muovono davanti alle telecamere di Fox Life mostrandosi circondate di paillettes e lustrini, in mezzo a fiumi di champagne e caviale, sfoggiando capi animalier e non solo. «Ci sono anche al nord le donne cafone, ma le si vede in giro più di rado», spiega ancora la d’Aquino.
La sciura milanese, in effetti, è più sobria, anche se di certo non spende meno di quella meridionale. Essere eccessivi, nel bene o nel male, attira l’attenzione, «credo che proprio per questo si sia voluto puntare su una rappresentazione simile ma a Napoli c’è anche tanto altro: i migliori sarti, calzolai e avvocati per esempio», conclude. La pecunia però non sempre va a braccetto con lo stile e l’eleganza.
Quella delle Lucky Ladies è infatti un’esistenza ricca, forse troppo, a tratti eccessiva, piena di cose di valore, ma significativamente vuota in tutto il resto. Con le Louboutin ai piedi e la Kelly di Hermes in mano snocciolano proverbi in dialetto napoletano che quasi fanno invidia al sempre in auge Totò. Nelle loro parole non c’è traccia di un qualsivoglia slancio aulico o pseudo culturale, eppure «l'arte e letteratura hanno segnato - lamentano alcuni napoletani attivi sui social network - la storia della città borbonica».
I volti di Fox Life si collocano a metà nella scala che va dalla tronista media alla velina bionda. Sui social le Lucky Ladies sono massacrate. Perché pensano solo al pilates, all'equitazione, animata solo dalla passione per la barca a vela, per i gioielli regali e per le maratone di acquisti. Ovviamente queste «Kardashian italiche» mostrano l'altra faccia di Napoli, quella che si scontra con la realtà dei Quartieri Spagnoli o di Scampia, solo per fare qualche nome.