CREPI IL CAMPIELLO DI CREPET - LA SCELTA DI AFFIDARE LA PRESIDENZA DELLA GIURIA DEI LETTERATI ALLO PSICHIATRA PAOLO CREPET PER IL 2013, SOLLEVA MALUMORI TRA GLI INDUSTRIALI VENETI CHE ORGANIZZANO IL PREMIO LETTERARIO - PER L’IMPRENDITORE MARIO CARRARO, CREPET, È UN “UOMO DI BRUNO VESPA E DEI TALK-SHOW” - OPUS NEI, DA ANNI PRESENTATORE DEL PREMIO IN TV SAREBBE IL GRANDE VECCHIO DEL CAMPIELLO!!!…

Roberto Bianchin per la Repubblica

Venti di burrasca sul premio Campiello. La scelta di affidare la presidenza della giuria dei letterati allo psichiatra Paolo Crepet per l'edizione del 2013, ha sollevato parecchi malumori tra gli industriali veneti che organizzano il premio letterario, uno dei più antichi d'Italia, giunto alla cinquantunesima edizione.

Fra i più polemici, l'imprenditore padovano Mario Carraro, già presidente del Campiello e di Confindustria veneta negli anni Novanta. Secondo lui, Crepet, «uomo di Bruno Vespa e dei talk-show», non è all'altezza del compito: «In passato ci sono state figure di ben altro spessore». «Il curriculum non è acqua, e io modestamente lo ebbi», replica scherzosamente Crepet, che annuncia importanti novità sotto la sua guida, come un occhio di riguardo, in prima lettura, alle proposte, spesso trascurate, dei piccoli editori.

Eppure non c'era stata baruffa, raccontano, nel comitato di gestione del premio che doveva scegliere il successore del filosofo Massimo Cacciari alla presidenza della giuria letteraria che il 31 di maggio nell'aula magna dell'università di Padova indicherà la cinquina dei finalisti.

Su Crepet, rispetto ad altri quattro candidati, i cui nomi "per discrezione" non sono stati resi noti, si sarebbe registrata "una tranquilla convergenza". Merito di Vespa, sottolineano i maligni, che forte della sua posizione di presentatore abituale della serata finale del Campiello dagli schermi di Rai 1, avrebbe suggerito agli industriali la nomina di uno dei suoi commentatori preferiti nel salotto di Porta a Porta.

Un sospetto "verosimile", secondo Carraro, che ricorda gli anni in cui a presiedere la giuria dei letterati c'erano fior di personaggi «la cui levatura intellettuale nessuno ha mai messo in discussione ». Nomi come quelli di Bo, Vigorelli, Fabbri, Spadolini, Rubbia, Agnelli (Susanna), Carli, Monti, Ciampi, come il Premio Nobel Dulbecco. «Non mi pare proprio - ha detto al Mattino di Padova - che Crepet abbia fama sufficiente per dare lustro al Campiello».

Un premio letterario che da alcune stagioni ha cominciato ad accusare qualche problema di stanchezza, e che perciò ha pensato di rinnovarsi, di cambiare formula, diventando sempre più televisivo, sotto le sapienti cure del più noto e influente dei conduttori.

«Negli anni passati ci sono stati architetti, docenti, e anche alti prelati in questo ruolo. È la prima volta che abbiamo scelto un medico, che è anche autore di libri. Crepet è una personalità importante, portatore di un sapere umanistico. Perché è uno psichiatra e contemporaneamente un narratore», spiega convinto Piero Luxardo, imprenditore (ramo liquori), docente di letteratura italiana contemporanea all'università di Padova, e dall'anno scorso presidente del comitato di gestione del premio Campiello.

Sulla stessa linea, il presidente degli industriali veneti Andrea Tomat, che guida anche la Fondazione Campiello, ed esalta lo psichiatra di Vespa perché «unisce nelle sue competenze professionali aspetti scientifici e umanistici». Due novità anche fra i giurati, con gli ingressi della storica dell'arte Anna Ottani Cavina, e di Luigi Matt, docente di storia della lingua italiana all'università di Sassari.

«In fondo anche Tornatore, Botta, Draghi, non erano dei letterati - spiega Crepet - e credo che sia giusto così. Tra i giurati ci sono già dieci campioni in letteratura. Meglio che chi li guida sia garanzia di terzietà, come si usa dire oggi». Crepet racconta che ha condizionato il suo sì a una piccola rivoluzione: cominciare, fin dalla prima riunione di febbraio, a leggere le opere dei piccoli editori prima di quelle dei grandi. Il suo sogno, infatti, è di portare nella cinquina dei finalisti almeno un autore che altrimenti sarebbe difficilmente arrivato alla ribalta.

 

 

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