“DAGOSPIA? UNA PORTINERIA ELETTRONICA” - DAL DIVORZIO TOTTI-ILARY AI DUBBI SUL TESTAMENTO DI BERLUSCONI, DAGO RACCONTA A "GENTE" I SEGRETI DI QUESTO DISGRAZIATO SITO: “QUI IL LETTORE SI SENTE COME A CASA, GLI RACCONTIAMO LA STORIELLA, L’INDOVINELLO, LA CURIOSITÀ" - IL NEW YORK TIMES HA DEFINITO DAGOSPIA "IL SITO PIÙ AFFIDABILE" DEL GOSSIP ITALIANO: “NON HO MAI AVUTO PAURA DI DARE ALCUNE NOTIZIE. IL CONCETTO DI “CAFONAL”? È NATO GUARDANDO LA..."
Maria Elena Barnabi per Gente
Roberto D’Agostino, fondatore del sito di gossip e notizie Dagospia, per tutti solo Dago, mi risponde al cellulare una domenica sera dall’auto: ha passato un weekend fuori Roma per festeggiare i suoi 75 anni (li ha compiuti il 7 luglio) e sta tornando in città. «Eravamo solo io, mia moglie Anna e mio figlio Rocco, gli affetti più cari, come si dice», ride lui.
Il giornalista più letto dalla gente che conta in Italia da ben 23 anni – il sito fu aperto il 23 maggio 2000 – è come sempre un fiume in piena di citazioni coltissime, voce sorniona e lenta, frasi in romanesco, risate e aneddoti imperdibili.
Il suo sito ogni giorno fa 5 milioni di pagine lette, con un mix irresistibile di notizie di gossip e alta finanza, e negli ultimi mesi ha “bruciato” tutti gli organi di informazione sganciando scoop che gli altri hanno poi ripreso: la separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi (prima smentita con sdegno e poi confermata), quella tra Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli (stessa storia), l’ipotesi che il “legato” scritto a mano da Silvio Berlusconi che assegna 100 milioni di euro a Marta Fascina possa essere impugnato. A cercare e a creare le notizie è sempre lui, Dago, ma a dargli una mano c’è una piccola e agguerrita redazione (il vicedirettore Riccardo Panzetta, Francesco Persili, Alessandro Berrettoni, Federica Macagnone, Luca D'Ammando, Ascanio Moccia e Gregorio Manni), e poi collaboratori, informatori, amici...
Non è stufo?
«Non ancora. Il segreto è trovare un lavoro che ti piace e io l’ho fatto».
Quante ore lavora al giorno?
«Sempre. Passo la mia vita al telefono, come adesso».
Qual è il segreto di Dagospia?
«Siamo tutti orfani del portiere sotto casa che ci raccontava che quello non pagava le cambiali, quello aveva le corna, quell’altro andava con i maschietti... Io ho sempre detto che Dagospia è una portineria elettronica, non è niente di che. Il 20 per cento del traffico viene dall’estero: chiunque va fuori poi ha bisogno di avere le radici nel suo Paese e viene da noi. Qui si sente come a casa, gli raccontiamo la storiella, l’indovinello, la curiosità».
marina pier silvio barbara eleonora luigi berlusconi
Come le è venuta l’idea?
«È stato un percorso tortuoso, quello che si dice una eterogenesi dei fini: tu punti verso un obiettivo, e invece la vita non è dritta, ti porta da un’altra parte. Ho iniziato in banca con 16 mensilità, poi sono passato a scrivere di musica su Lotta Continua, a fare la radio, la tv, altri giornali, da Panorama a L’Espresso.
Ma dopo quasi 30 anni mi ero rotto le scatole di sentirmi dire cosa dovevo fare da gente che ne sapeva meno di me. Per un anno ho cercato un finanziatore, nessuno nell’ambiente voleva rischiare qualcosa, Paolo Mieli diceva che Internet era una moda momentanea, come il borsello. Così il mio sito me lo sono aperto da solo. Non c’era Google, non c’erano i social: giravo con dei bigliettini con su scritto il mio indirizzo Web, arrivarci era difficile».
E fu lì che decise di mescolare gossip e finanza?
«Il gossip ce l’avevo tra le mani da sempre. La finanza venne da sola: mi contattarono subito per darmi soffiate. Capii che questo sito serviva più agli altri che a me. Così ripresi a studiare, cominciai a leggere Il Sole 24 Ore tutti i giorni, mi informai su tutto. Non bisogna mai smettere di essere curiosi».
roberto d'agostino dago e la moglie anna federici
Sulla sua scrivania ci sono due monitor: uno per scrivere e uno per controllare l’andamento del sito. Chi le ha insegnato a usare Internet?
«La tecnologia ci ha dato tantissime chance e io le ho prese. Mi sono fatto fare un algoritmo che dopo un minuto che ho caricato un articolo mi dice chi lo vede, quanto piace, qual è il suo traffico. Ma mica sono speciale, l’algoritmo ce l’hanno tutti».
Però lei dà le notizie che gli altri non danno, come la separazione di Totti e Ilary.
«A Roma lo sapevano tutti, ma nessun giornale lo diceva, non volevano rischiare di perdere copie. Io me ne sono fregato. Sapevo che avevano fatto una litigata fantastica. Poi hanno smentito, ci hanno insultato. Ma il tempo è galantuomo».
Tutte le mattine politici, giornalisti, economisti si svegliano e come prima cosa digitano dagospia.com. Cosa prova ad aver cambiato il modo di raccontare le cose in Italia?
«Ma non gliene frega niente a nessuno, dai».
Insisto. Sarà un po’ contento, anche il New York Times l’ha definito il sito più affidabile del gossip italiano…
«Beh, caspita sì. Io alla fine riesco sempre a fregare quelli che hanno redazioni di 40 giornalisti. C’è sempre un modo».
Qual è il suo?
«Non è solo prendere la notizia dall’agenzia e scriverla. Bisogna trovare il linguaggio giusto, le conoscenze che ti raccontino la storia. Io poi uso tantissime foto, perché solo guardando la faccia di qualcuno abbiamo un’idea di quello che potrebbe fare. Questo lavoro mi dà una tale soddisfazione che mi ripaga di tutto: le telefonate, i casini, le querele, le cause continue».
Quante querele ha ricevuto nella sua vita?
«Ne ho perso il conto. Ricordo che solo nel primo mese del sito ne ricevetti cinque. Ma datevi una calmata. Aspetti che saluto mi figlio (“Ciao bello”. “Ciao papà, ci vediamo presto”)».
roberto d'agostino dago e il figlio rocco
Quanti soldi ha investito per le sue spese legali? Si favoleggia che siano pazzesche.
«Un paio di milioni. Un giornalista che non ha le spalle coperte non può fare un sito così. Se hai un editore e un portafoglio dietro il discorso cambia. Ecco perché in tanti anni nessuno ha fatto Dagospia: devi saperlo fare, ma devi anche essere coperto».
Lei invece una rete di protezione ce l’ha avuta.
«Intanto io ho vissuto gli Anni 80 a Roma, andavo a due o tre cene a sera: conoscevo tutti, e sapevo gli affari di tutti. In quegli anni Roma era un salotto dopo l’altro, una festa dopo l’altra. Il concetto di “Cafonal” è nato guardando la realtà. Alle feste dei socialisti seguirono quelle di Silvio Berlusconi, il perfetto burino del nord che si fa corrompere da Roma. Che anni pazzeschi».
francesco persili riccardo panzetta dago alessandro berrettoni federica macagnone
Però le conoscenze giuste non bastano…
«Grazie al cielo non avevo problemi di affitto con mia moglie Anna (Federici, erede di una facoltosa famiglia di costruttori edili, ndr), che aveva casa e altre possibilità economiche. A me del conto corrente e delle cose materiali non mi è mai fregato niente».
Ormai sarà arrivato a casa. Ci anticipa il gossip dell’estate?
«Ah saperlo. Ma poi, scusi, lo vengo a dire a voi?».