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IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - “POMPA QUA, POMPA LÀ,/ POMPA SU E POMPA GIÙ”. TRA LA FINE DEGLI ANNI ’40 E I PRIMI ANNI ’50 SILVANA PAMPANINI FU IL SOGNO EROTICO DI TUTTI GLI ITALIANI - PIÙ CARNALE E MENO CARUCCIA DI GINA LOLLOBRIGIDA, PIÙ TORBIDA DELLA SUPERMAGGIORATA SOFIA LAZZARO POI SOPHIA LOREN

Marco Giusti per Dagospia

 

silvana pampanini con_toto silvana pampanini con_toto

“Tocchi, tocchi!” Sì, le gambe, le famose gambe di Silvana Papanini, nota come Ninì Pampan in Francia, scomparsa oggi a 90 anni nella sua Roma, erano davvero le gambe più belle d’Italia. Come avevamo sempre saputo vedendo i suoi grandi film popolari degli anni ’50. Ricordate “Ma dove vai, bellezza in biciletta…”.

 

Impossibile dimenticare lei e Delia Scala in Bellezze in bicicletta di Carlo Campogalliani, il film che fu “la glorificazione del veicolo nazionale e della diva più autoctona e prorompente” del nostro cinema, come scriveva Giovanni Buttafava. Difficile spiegare alle giovani generazioni che hanno visto il mascherone da Cafonal di Silvana in questi ultimi venti (trenta? quarant’anni?), che tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50 fu il sogno erotico di tutti gli italiani.

 

 

PAMPANINIPAMPANINI

E non solo degli italiani, visto che girerà film in Spagna, Grecia, Messico, Francia. Più carnale e meno caruccia di Gina Lollobrigida, più torbida della supermaggiorata Sofia Lazzaro poi Sophia Loren che arriverà dopo, sulla sua scia, la Pampanini, come tutti da noi l’hanno sempre chiamata, era la regina incontrastata della sottoveste, del pagliaccetto, in un’epoca di bianchi e neri, e rari Technicolor,  dove la carne femminile non era levigata e ricostruita come oggi.

SILVANA PAMPANINIFoto Arturo Ghergo ARCHIVIO GHERGO SILVANA PAMPANINIFoto Arturo Ghergo ARCHIVIO GHERGO

 

Le gambe della Pampanini erano le gambe della Pampanini. Insomma. E come tali erano mostrate già nei manifesti di tutti i suoi film. Aveva iniziato a poco più di vent’anni dopo una mezza vittoria, ex-aequo, a Miss Italia nel 1946. Già allora c’erano i magheggi, e il pubblico impose a forza l’ex-aequo per Silvana. Questo le aprì naturalmente le porte del cinema.

IL MITO DEI NOSTRI TEMPI SILVANA PAMPANINI IL MITO DEI NOSTRI TEMPI SILVANA PAMPANINI

 

E’ Rosa Pezza, l’amore infedele del Barone Carlo Mazza nell’omonimo film diretto da Guido Brignone e prodotto da Fortunato Misiano nel 1947, Il Barone Carlo Mazza. Ricordate la canzone? “Carlo Mazza e Rosa Pezza /si sposarono. – Però/ il connubio fu infelice,/un inferno diventò./Lui diceva: Pe’ ‘sta Pezza/ Ho perduto ogni sollazzo./Lei diceva: /Questo Mazza/ Che fastidio che mi dà. /Fu così che Rosa Pezza/ un bel giorno s’invaghì/ d’un amico, un certo Pizzo,/e con lui se ne fuggì”.

RICCARDO MUTI SILVANA PAMPANINI RICCARDO MUTI SILVANA PAMPANINI

 

Ecco, senza aver fatto gavetta e avanspettacolo, solo per la sua bellezza e per le sue gambe, Silvana si trovò in brevissimo tempo fulgente stella del cinema italiano più popolare. Passa dalle braccia del cantante Gino Bechi, Il segreto di Don Giovanni, Arrivederci papà, ai capolavori di Mario Mattoli, come I pompieri di Viggù, con Totò, Nino Taranto, Carletto Dapporto e la divina Wanda Osiris.

 

SILVANA PAMPANINI SOGNA IL PROSCIUTTO SILVANA PAMPANINI SOGNA IL PROSCIUTTO

Ma la vera bella, la Fiamma di nome e di fatto che deve essere spenta dai pompieri è Silvana: “Pompa qua, pompa là,/ pompa su e pompa giù”. In Biancaneve e i sette ladri di Giacomo Gentilomo con Peppino De Filippo e Mischa Auer è lei la Biancaneve del titolo, mentre Totò la vuole a suo fianco, a gambe nude come Madame Bonbon nel geniale 47 morto che parla di Carlo Ludovico Bragaglia dove, in un gran finale sul pallone aerostatico, la Pampanini si deve togliere tutto, ma proprio tutto per far salire su il pallone.

LA MITOLOGICA PAMPANINILA MITOLOGICA PAMPANINI

 

Non è lei la Malafemmina pianta da Totò nella celebre canzone, anche se Silvana ci giocava molto sul suo rapporto con Totò. E la Merlini, perfida, me lo disse subito che non era lei, ma la moglie. Silvana recita anche con Walter Chiari in L’inafferrabile 12 di Mario Mattoli, dove si trova con un’altra celebre bellezza del tempo, Isa Barzizza, meno provocante, più fine, bionda e non supermaggiorata, con Peppino, Viarisio, Billi e Riva ne La bisarca che Giorgio Simonelli mette in scena dal varietà di Garinei e Giovannini.

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E, ancora, con Tino Scotti nel fondamentale E’ arrivato il cavaliere, con Rascel in Io sono il capataz e con Ugo Tognazzi in La paura fa 90, bruttino, e nel bellissimo Una bruna indiavolata di Carlo Ludovico Bragaglia, vero mix tra commedia all’italiana e Nerorealismo. E’ Poppea, ovvio, nel curioso O.K.Nerone di Mario Soldati con Walter Chiari e Carlo Campanini che fanno i marinai americani in viaggio nell’antica Roma neroniana, mentre l’umorista Carletto Manzoni la vuole protagonista di Ho fatto 13 con Carlo Croccolo, Virgilio Riento, Billi e Riva.

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Regina della commedia popolare del tempo, un po’ come più tardi Edwige Fenech, dopo il 1952 diventa anche una star del cinema drammatica sia nei mélo di Raffaello Matarazzo, Vortice e La schiava del peccato, sia in quello di Guido Brignone, Bufere con Jean Gabin, sia nei più seri film di Luigi Zampa, Processo alla città, Giuseppe De Santis, Un marito per Anna Zaccheo, Luigi Comencini, La tratta delle bianche, dove incontra la già supermaggiorata Sofia Loren ancora Sofia Lazzaro e finiscono tra le coperte assieme in un trionfo di carne e sottovesti nere.

 

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Domina gli anni ’50 alternando grandi film popolari, Un giorno in pretura di Steno, con operazioni più strane, Noi cannibali di Antonio Leonviola, i musicarelli di Domenico Paolella, Canzoni, canzoni, canzoni, e grandi avventurosi da girare anche fuori d’Italia. La troviamo così in orient Express con Henry Vidal, in Ka principessa delle Canarie, in La torre di Nesle diretta da Abel Gance con Pierre Brasseur.

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Luigi Comencini la vuole per La bella di Roma con Antonio Cifariello e Alberto Sordi e Gianni Franciolini per il moraviano Racconti romani con Totò e Vittorio De Sica. Purtroppo dopo La strada lunga un anno di Giuseppe De Santis, 1958, e qualche avventuroso come La spada dell’Islam, 1961, Il terrore dei mari di Paolella, la sua carriera si ferma. La ritroviama già quasi come se stessa nel divertente Il gaucho di Dino Risi nel 1964, ma dopo fa poco e niente. Particine.

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Compare in Il tassinaro di Alberto Sordi, nel 1983, in Tre stelle di Pingitore come mamma di Alba Parietti. Il resto sono fiumi di ricordi in tanti talk show. Sempre allegra, divertente, piena di verve. Un paio d’anni fa mi chiamò, credo, un suo segretario. Aveva saputo che Tarantino la voleva per un film e voleva sapere se era vero. Non credo che fosse vero. E pensare che tanti anni prima disse no a Hollywood. Ah, Silvana…

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