fabio fazio soldi

FERMI TUTTI: GLI ASCOLTI NON CONTANO PIU’! – DIPOLLINA SU “REPUBBLICA” CORRE IN DIFESA DI FAZIO: ‘’L'OBIETTIVO È UN'IDEA DI TV PRESENTABILE” - QUI SI CIURLA NEL MANICO: IL PROBLEMA NEL FARE TV NON E’ INVITARE I GENITORI DI REGENI (FACILE, SONO ANDATI IN TANTI PROGRAMMI) MA NEL COME TRATTARE LA STORIA. E QUI FAZIO NON  VA OLTRE IL BANALE. PROVATE A METTERE I REGENI IN MANO ALLA GABANELLI (A PROPOSITO QUANDO UN BEL PEZZO DI “REPUBBLICA” SULLA SCOMPARSA DI MILENA DALLA RAI?)

fazio

Antonio Dipollina per La Repubblica

 

Dagli al Fazio. Ovvero: l' autunno dello scontento televisivo passa dalla Rai, da Rai1 in particolare, parte male la rinnovata Domenica In, fatica il sabato sera. E Fabio Fazio con il suo programma in versione domenicale/ rete principale è sceso l' altra sera al 15 per cento scarso di ascolti e là fuori c' è tutto un mondo che non aspetta altro. Protestano i politici addetti, da Brunetta in giù, stavolta si muove anche il sindacato Usigrai dei giornalisti del Servizio pubblico («Calo Fazio preoccupante, è stato un pessimo investimento, nessuno pensi di scaricare sui lavoratori i danni che ne derivano »).

 

fabio fazio luciana littizzetto

Tanto che già ieri mattina è sceso in campo il direttore generale Mario Orfeo a difendere senza se e senza ma l' operazione e anche la puntata di Fazio di domenica: che ha vissuto soprattutto dell' intervista con i genitori di Giulio Regeni, preceduti da Andrea Camilleri e insomma, se c' è da vantarsi dalla posizione di servizio pubblico, quella di domenica è stata una buona occasione.

 

Ma ovviamente non basta, di fronte a dati di ascolto che sono sì come la pelle del tamburo e ognuno può tirare dalla propria parte, ma che come sanno bene gli addetti ai lavori ormai vengono percepiti a orecchio: tanto, poco, vinto la serata, perso contro la concorrenza, più della settimana scorsa, meno di due anni fa alla stessa ora e così via, in un crescendo di deprimente linguaggio elementare, quasi a gesti, nel quale ci si balocca ogni giorno dalle dieci del mattino in avanti (quando Auditel emette le sue sentenze quotidiane).

FAZIO E ORFEO

 

E Fazio? Prosegue con convinzione. Proprio perché si parla solo dei dati, lui si concentra su quelli e ancora il giorno dopo ribadisce che gli ascolti di Rai1 rimangono più che soddisfacenti soprattutto considerando il trasloco dell' intera formula targata Rai3. Ci sono, per Fazio e il suo gruppo di lavoro, ogni domenica sera due milioni di spettatori che non guardano mai Rai1 e che vi sbarcano convinti, con una formula come quella del talk a volte leggero a volte meno che per la prima rete in prima serata rimane una novità, destinata a un pubblico diverso da quello solito. Obiettivo dichiarato: cancellare per sempre la trita dizione "pubblico di Rai1". Programma impegnativo, ma da qualche parte in effetti qualcuno deve iniziare.

 

REGENI FAMIGLIA

Come detto, si può proseguire all' infinito e girare ogni questione dalla propria parte: perdendo però fatalmente il senso, che è quello di una tv che, anno 2017, è tornata a una sorta di baraccone ancestrale in cui ci si pone il problema di essere inferiori, parliamo di Domenica In, rispetto a Barbara D' Urso su Canale 5 che raddoppia gli ascolti mostrando alla soubrette Carmen Di Pietro le prove che certificano il tradimento del marito mentre lei era chiusa nella casa del Grande Fratello. Corna vissute, come da fumetto anni Settanta, e da lì non ci si muove.

 

ANTONIO DIPOLLINA

Ovvio che per Fazio a questo punto la questione di merito perde rilevanza. Si sta parlando d' altro, si sta giocando un' altra partita: lui è diventato terreno di scontro e gli scappa anche un «Sono un avversario politico». E con le elezioni in agguato sarà sempre peggio, spiega, in un crescendo che è partito tre mesi fa con le roventi polemiche sul contratto e sui soldi e sugli agenti potentissimi. E nessuno, salvo i vertici Rai, impegnato a difenderlo: cosa che, confida ai suoi, può anche dispiacergli ma soprattutto lo fa sentire più libero.

 

Ripensamenti oggi, pentimenti, cambiamenti in vista?

Fazio giura di no, che i dati sono più che accettabili per un programma dislocato altrove, che costa a puntata 420 mila euro che sono un terzo o un quarto di una puntata di fiction - e il 15 per cento sono gli ascolti della fiction di Rai1 l' anno scorso di questi tempi, ed era Braccialetti rossi - e sono la metà del costo di un varietà e che dura, Che tempo che fa, per trentadue puntate in una stagione: e alcune, spiega, faranno il 20 e altre faranno il 15 e dipenderà da un sacco di cose ma il senso è che lui se vuole portare Paul Auster e il suo nuovo libro non deve porsi il problema degli ascolti altrimenti non avrebbe criterio l' intera operazione, voluta - e lo ribadisce più volte - con forza e convinzione dai vertici Rai.

d'urso

 

Operazione industriale, con costi e ricavi: e alla fine, come sottolineano tutti nel suo entourage, se proprio bisogna fare i conti aspettiamo fine stagione e non certo la terza puntata. Frase riferita al conduttore: «L' operazione è talmente complessa e importante che avrei firmato col sangue per avere ascolti così in due anni».

 

La linea è questa, ribadita con forza: può piacere o non piacere, si può avere qualche perplessità sull' effettiva portata rivoluzionaria dell' operazione (Fazio è comunque, via Sanremo e programmi da dieci milioni di spettatori, un volto tv notissimo) ma il conduttore ne è convinto e ne ha tutto il diritto, farà il suo gioco e magari un giorno si scoprirà che ha anche ragione: ma quando accusa il mondo esterno di attacchi scriteriati e chiede di entrare nel merito è come se Fazio chiedesse ai vari Gasparri e Anzaldi di analizzare nel dettaglio gli ascolti e confrontarli con quelli dell' anno scorso quando c' era il derby calcistico di Milano.

 

INTERVISTA A MASSIMO GILETTI SUL CORRIERE CON FOTO CON URBANO CAIRO

E quindi buonanotte, visto che lì la partita è d' altro tipo. Mentre a quelli di buona volontà dovrebbe invece importare eccome la questione del senso e del criterio con cui difendere una pur qualche vaga idea di buona televisione, o di quel che ne rimane.

 

E soprattutto, per la Rai, che è di tutti, la ricerca di un minimo di appeal e autorevolezza che possa pagare in termini di ascolti senza che ogni giorno salti su qualcuno a rimpiangere Giletti e le sue Arene, che facevano ascolti (con quella voglia inespressa di Retequattro): lì a lamentarsi non c' erano politici accaniti e addetti ai lavori interessati, ma solo telespettatori che inseguono sempre un' idea di televisione presentabile e senza scorciatoie.

 

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