IL DIVANO DEI GIUSTI - IN ONORE DEGLI 80 ANNI DALLA NASCITA DI BERNARDO BERTOLUCCI, ERA NATO IL 16 MARZO DEL 1941, STASERA HANNO PROGRAMMATO UN PO’ OVUNQUE I SUOI FILM. SI VA DA “NOVECENTO ATTO I” (RAI MOVIE, 21,10) A “L’ULTIMO IMPERATORE” (LA7D ALLE 23,30) FINO A “UN TÈ NEL DESERTO” (RETE4 ALLE 00,45) - CI MANCA OGGI BERTOLUCCI? DIREI DI SÌ. MA O LO AMAVI O LO ODIAVI, POCO DA FARE. MA CHI HA OGGI IN ITALIA, TRA I NOSTRI REGISTI BORGHESI ESTETIZZANTI E TARDO-CAPITALISTI, LA FORZA DI FARE UN FILM COME "NOVECENTO"?
Marco Giusti per Dagospia
In onore degli 80 anni dalla nascita di Bernardo Bertolucci, era nato il 16 marzo del 1941, stasera vedo che hanno programmato un po’ ovunque i suoi film. Si va da “Novecento Atto I” su Rai Movie alle 21, 10 a “L’ultimo imperatore” su La7D alle 23, 30, da “Un tè nel deserto” su Rete 4 alle 00, 45 a “Ultimo tango a Parigi” su Rai Movie alle 2, 45. Ci manca oggi Bertolucci? Direi di sì, ovvio, ma ci anche di più il mondo che poteva costruire una personalità come quella di Bertolucci, Pasolini e Moravia, la Parma del padre Attilio e di Pietro Bianchi, il PCI degli anni ’60, Kim Arcalli.
E ci manca la capacità di trasferire quel mondo in cinema che aveva Bertolucci, pronto a unire i carrelli di Glauber Rocha e le panoramiche di Sergio Leone, a dialogare col cinema cinese di nuova generazione e con Di Caprio per un film che, ahimé, abbiamo inutilmente atteso, quello su Gesualdo da Venosa che nessun altro regista potrebbe fare. Detto questo le discussioni su “Novecento” allora furono infinite.
O lo amavi o lo odiavi, poco da fare. Leggo un vecchio articolo di “Lotta continua” a firma Renzo Del Carria che lo reputa addirittura “falso nel ripensare alla storia del proletariato dei nostri nonni e padri”. Scrive anche che non appaiono nel film gli Arditi del Popolo che, a Parma, si opposero con le armi alle camicie nere nel 22. “Forse per questo”, conclude, “piace tanto alla nostra borghesia estetizzante tardo-capitalista”. Ricordo anche delle cene impossibili fra critici pronti allo scontro fra chi difendeva “Novecento” (“chi non lo capisce non capisce il cinema” diceva Marco Melani) e chi lo detestava, come Giovanni Buttafava. Ancora oggi, trovo terribile, eccessivo Donald Sutherland, ma altre cose mi piacciono molto, specialmente Depardie e De Niro.
Ma chi ha oggi in Italia, tra i nostri registi borghesi estetizzanti e tardo-capitalisti, la forza di fare un film simile? Alternative a Bertolucci stasera… Vedo parecchie repliche, a dir la verità. Cine 34 lancia dalle 21 un maratona Ale e Franz, prima “Mi fido di te” di Massimo Venier poi “La terza stella”. Credo di non averli mai visti. E’ piuttosto interessante “Hysteria” di Tanya Waxler con Maggie Gyllenhall, Jonathan Pryce, Hugh Dancy, Felicity Jones, Cielo alle 21, 20, dove si narra dell’uso del vibratore in età vittoriana per curare i casi di isteria delle donne.
Abbastanza originale, anche se niente di eccezionale. Non credo sia meglio del solito Liam Neeson in “Non-Stop” di Jaume Collet-Serra, Nove alle 21, 25, dove se la vede con i terroristi che hanno preso in ostaggio un intero aeroplano. Ogni 20 minuti morirà un passeggero se non verranno passati ai rapitori 150 milioni di dollari sul loro conto off-shore. Liam, malgrado abbia qualche problemino con la bottiglia e col solito passato nero, interviene.
In seconda serata vedo che c’è un western non Elvis Presley nell’unico film dove ha la barba e non canta, “Un uomo chiamato Charro” di Charles Marquis Warren, Iris alle 23, 15. Non è un capolavoro, anche se ci sono parecchi contatti con la moda degli spaghetti western. Non so se rivedere il disastroso “Catwoman” diretto dal francese Pitof, cioè Jean-Christoph Comar, con la bellissima Halle Berry nel ruolo, appunto, di Catwoman. Se la vede con la cattivissima e bianchissima Sharon Stone. Non piacque a nessuno. “Un altro centinaio di milioni buttati nel cesso” scrisse il critico del “New Yorker”. Le cose migliori arrivano nella notte.
Rai Due presenta all’1, 25 (ma perché così tardi?) “Dio li fa poi li accoppia” di Steno, due episodi politicamente scorretti, scritti da Enrico Vanzina e Bernardino Zapponi, che vedono Johnny Dorelli prete violentato da Marina Suma, attenti al suo nudo integrale verso la fine, e un Lino Banfi salumiere gay scatenatissimo che è stato lasciato dal fidanzato. Pieno di battute tremende, come quelle dell’omosessuale olandese ("Io parlo italiano perché io ricchione... ricchione, Rimini..."). Grande cast minore, Max Turilli, Venantino Venantini, Giuliana Calandra, Mimmo Poli e Franco Caracciolo.
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Preparatevi ai peggiori cliché della commedia italiana sui gay. Imbarazzante anche allora, non vi preoccupate. Non vedo da quando uscì “L’arcangelo” di Giorgio Capitani con Vittorio Gassman avvocaticchio che finisce nei guai, le bellissime Pamela Tiffin, Irina Demick, Laura Antonelli e un Adolfo Celi viperino, Cine 34 alle 2, 45. Non lo ricordo come riuscitissimo, ma è scritto da Steno, e poggia sull’idea che Gassman sia l’avvocato, di nome Bertuccia, messo in mezzo da due diavolesse, la Tiffin e la Demick, e Adolfo Celi sia il titolare di una fabbrica di plastica, il commendator Tarocchi Rosa che ha molto da farsi perdonare.
Molto anni ’60, con una Milano in gran parte ricostruita a Roma. Molto tardi, alle 4, 25 su Cine 35 arriva il rarissimo “Ercole contro Moloch” di Giorgio Ferroni con Gordon Scott che funziona da Ercole, ma interpreta il ruolo di Glauco, principe di Tiro, che se la vede con il figlio dalla testa di cane della cattiva regina di Micene Demetra, la grande Rosalba Neri. Grande scontro finale fra il cattivo Nello Pazzafini e Glauco-Ercole, legato con una catena alla sua bella Deianira, una Jany Clair molto scosciata, che è bloccata a un palo. Buttato là, nel pieno della notte, Iris alle 5, arriva anche “Dune” di David Lynch… Che ci tocca vedere…