TE LO DO IO “IL DISPREZZO” – AZZANNANDO GODARD, BARDOT, MICHEL PICCOLI, ARBASINO NON SALVA NE’ CAPRI NE’ CAVOLI
Alberto Arbasino per "la Repubblica"
Sui vari giornali, un assortimento sia nostrano sia americano d'autori e cantanti di culto, rock o pop, si dichiara nostalgico di Fellini e Sergio Leone piuttosto che di Antonioni o Godard. Ora, a Capri, di Jean-Luc Godard, si è vista appunto la riesumazione cinquantennale di Le Mépris, Il disprezzo, prodotto da Carlo Ponti dal romanzo di Moravia, con Fritz Lang co-protagonista nel ruolo di se stesso, e il bellissimo sedere nudo originario di Brigitte Bardot, certamente poco permesso dalla censura mezzo secolo fa.
Scandalosamente (all'epoca) accorciato, rimontato, ridoppiato, virato in altre tinte e con diverse musiche, per mercantilizzarlo; e finalmente, fra le polemiche, disconosciuto. Dunque sarebbe stato più giusto intitolarlo «Il compromesso», o «Il disconoscimento», o «La sconfessione », tutto sommato. O magari «Il malinteso», se non ci fosse già .
Ci si è annoiati un po', tuttavia. La faccia della Bardot è invariabilmente "boudeuse", con una sua smorfietta immutabile sulle labbra. E il suo partner Michel Piccoli non fa che accendersi continuamente decine o centinaia di sigarette, senza mai togliersi un cappelluccio scuro, nemmeno quando spesso è in mutande.
Come a Parigi prima del «Vietato fumare», quando tutti i gruppi sedendosi al ristorante per prima cosa tiravano fuori i pacchetti. Ma l'imbarazzo più sentito scatta in un cinemino rionale deserto ove si proietta invano il Viaggio in Italia di Rossellini, e loro si recano insieme per visionare quale prospettiva Nausicaa una poverina senza carisma che canta «24mila baci» fra coppie imbranate che si limitano a passeggiare.
Quel Viaggio in Italia rosselliniano sarà forse un segnale o simbolo di «volere e non potere»? Già , mettere due divi come Ingrid Bergman e George Sanders in una solita Italia sempiterna ma anche neorealistica può risultare una tentazione, oltre che un paragone: ah, che trovata, due hollywoodiani "alieni" in contesti napoletani!... Ma il trapianto di due star di Oltreconfine e non di Oltreatlantico si può rivelare una trovata da poco.
Regista intristito di questa Odissea casareccia e improbabile è poi l'autentico ex-grande Fritz Lang, proprio quello della fantastica Metropolis con Brigitte Helm. E si dichiara in vendita o affitto a Hollywood, benché vi abbia girato molti film con Gary Cooper ed Henry Fonda e Joan Bennett e Sylvia Sidney e la sensazionale Marlene Dietrich in Rancho Notorious.
Il produttore non è poi Carlo Ponti, come storicamente avvenne, credente in Moravia e Godard, e dotato di una scrivania che ricordo ancora, perché ostentava i volumi della Pléiade in faccia ai visitatori e non verso il proprietario, all'Aracoeli. Mentre nella gran villa di Marino i tralci di vite si legavano elegantemente agli alberi da frutto, le collezioni di pittura si accumulavano negli ambienti, e la consorte Sophia Loren giocava a carte con le subalterne.
Nel film, invece, il produttore è americano e ovviamente volgarissimo. Jack Palance, con follie di grandezza. Sempre in giacca e cravatta e scarpe lucide, sia a Roma in un bric-à -brac di ninnoli e arpe, sia a Capri nella Villa Malaparte deserta e allora molto malandata e scrostata, sullo scomodo Capo Massullo.
Ci si domanda quindi com'era tenuta, quando negli anni di guerra Malaparte l'abitava, e ricevette fra gli altri il giovane Giorgio Napolitano. Ma soprattutto nell'appartamento romano della coppia Bardot- Piccoli le inquadrature appaiono studiatissime: perfette nature morte, con più di un ton-sur-ton virtuosistico, esemplare.
Chissà come potrebbe apparire oggi il romanzo Il disprezzo di Moravia. I dialoghi riguardano soprattutto l'incomprensione reciproca e sistematica fra i due coniugi. Semantica. Mai un disprezzo vero e definitivo, come dal titolo. Soprattutto, contraddizioni piccine picciò sullo scrivere oppure no quella sceneggiatura dell'Odissea che servirebbe per pagare l'appartamento.
E dunque, andare a Capri sì o no, per seguire o improvvisare il lavoro. Sembra così di rammentare fantasmi, fra Jean Giraudoux e Christopher Morley: La guerra di Troia non avrà luogo, Il cavallo di Troia, Il marito di Penelope... Spettri decadenti? Apparizioni giovanili?
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