COME SI FATTURA IL PROPRIO SEDERE E SI VIVE FELICI - FEMMINISTE E INTELLÒ SI DIVIDONO SUI SELFIE A CHIAPPA DESNUDA DI KIM KARDASHIAN: C’È CHI LI ELOGIA (“E’ LA VERA EMANCIPAZIONE”) E CHI LI STRONCA (“E’ MARKETING, SI ARRENDE A LOGICHE MASCHILI”) - INTANTO KIM INCASSA: OGNI SUO POST VALE 400 MILA DOLLARI
Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera”
L’emancipazione femminile passa anche da un selfie. Però bisogna essere nude. A elaborare il concetto, Kim Kardashian, una diventata non famosa, famosissima, soprattutto per le sue foto con seno (generoso) e sederone esibiti in quasi tutte le possibili varianti. In pratica un’eroina, dal suo punto di vista.
kim kardashian e emily ratajkowski
Eppure la faccenda non si può liquidare come la provocazione di una 35enne che vive bene il rapporto con il suo corpo. Questo perché la modella dalle misure non certo da passerella è riuscita a diventare un’icona, con un patrimonio, secondo Forbes, di 53 milioni di dollari nel 2015 ma in continua crescita.
Merito del seguito, enorme, che Kardashian (moglie del rapper Kanye West, che ha teneramente dichiarato di essersi innamorato di lei dopo averla vista nel filmino porno con l’ex fidanzato, poi finito in Rete) ha anche sui social network, al punto che ogni suo gesto non solo diventa virale ma spesso anche materia di dibattito .
È stato così quando, a marzo (festa della donna), ha scelto di pubblicare su Instagram una sua foto nuda. Una cosa (apparentemente?) amatoriale: lei con iPhone in mano davanti allo specchio di un bagno (location molto amata, assieme all’ascensore, dai cultori del selfie), capelli platinati e due pecette nere a coprire l’essenziale, in un mini bikini virtuale.
A commento della foto, una frase insolitamente spiritosa: «Quando si dice: non ho niente da mettermi». Risultato? Oltre un milione e settecento mila cuoricini (il modo per dire che una foto piace sul social network) e 330.400 commenti che hanno trasformato lo scatto in un caso in cui si sono cimentati editorialisti e intellettuali un po’ di tutto il mondo.
kim kardashian selfie nuda e murales
Ognuno a interrogarsi sulla possibilità di intendere o meno quella foto come l’evoluzione, nella cultura delle immagini, del sempre caro «il corpo è mio e lo gestisco io». Pensieri alti che, ovvio, si sono fatti strada nel marasma di critiche e apprezzamenti vari, non tutti oxfordiani.
Al punto che Kardashian ha prima deciso di ribadire il concetto con un altro nudo, stavolta d’autore (ma il soggetto è sempre lei), accompagnato dall’hashtag #liberated e poi da uno scatto di qualche giorno fa, in coppia con la super modella Emily Ratajkowski.
Entrambe in topless, hanno rispolverato sia il set del bagno (però un altro) che le pecette per coprire i capezzoli, ma, nel dubbio, hanno pensato anche di salutare i possibili detrattori con tutte le dita medie a disposizione, cioè tre: le due della top model e quella che non regge il telefonino della Kardashian. Potere alle donne, adesso noi se vogliamo ci fotografiamo nude, mettiamo la foto su Internet e nessun maschio maschilista o donna bacchettona può sognarsi di dire che siamo fuori luogo/volgari/esibizioniste.
Siamo donne emancipate. Zitti. In estrema sintesi, il manifesto del Kim Kardashian pensiero. I reggiseni sono stati bruciati, adesso bisogna immortalare il momento. Come se il femminismo fosse una specie di etichetta che, una volta appiccicata, legittima tutto. Vietato giudicare.
Non è così. Tra chi l’ha spiegato meglio c’è la giornalista e scrittrice Jacqueline Lunn che ha pregato Kardashian e compagnia di smettere di chiamare emancipazione quello che in realtà è marketing. E non importa che Ratajkowski — la cui popolarità è esplosa dopo il videoclip di «Blurred Lines», in cui balla, i casi della vita, in topless — abbia scritto che «indipendentemente da quanto possa essere sexy il nostro corpo, dobbiamo avere la libertà come donne di scegliere quando e come esprimere la nostra sensualità».
La battaglia lanciata da Kim Kardashian non ha commosso Lunn: «Siamo di fronte a due donne privilegiate (che hanno più vestiti di diversi negozi), con un sacco di cose da vendere: loro stesse principalmente. Hanno investito migliaia di dollari sul loro aspetto. E il loro aspetto dipende in larga parte da quello che gli uomini pensano sia attraente. Quindi hanno davvero tutto questo controllo sui loro corpi?». Secondo la giornalista sarebbero ancora una volta gli uomini i ghostwriter di quei selfie. Il risultare attraenti ai loro occhi le rende popolari e, di conseguenza, ricche. Nessuna battaglia culturale, in compenso molti soldi però.
Grazie al loro corpo — a quel tipo di corpo —, possono arrivare a vendere anche i loro post sui social network (uno di Kim Kardashian vale fino a 400 mila dollari). Un potere di cui sono senza dubbio consapevoli ma che, più che espressione di libertà, è il risultato dell’essersi adeguate a certi canoni e dell’aver poi aver provato a guadagnarci su. Lecito, senza dubbio. Ma forse l’emancipazione della donna non passa da un doppio topless e un triplo dito medio .