“I CONDUTTORI RAI COME VESPA E FAZIO DEVONO SCEGLIERE: O SONO GIORNALISTI O ARTISTI” - ROBERTO FICO VUOLE ESCLUDERE "PORTA A PORTA" E "CHE TEMPO CHE FA" DALLA PROSSIMA CAMPAGNA ELETTORALE E RANDELLA: "PER LORO E' STATA FATTA UNA DEROGA AL TETTO DI 240 MILA EURO AGLI STIPENDI. ORA SONO TRASMISSIONI DI INTRATTENIMENTO CONDOTTE STAR"
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Una norma che vieti a Bruno Vespa e Fabio Fazio di intervistare i leader politici in campagna elettorale. La proposta arriva dal presidente della commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico, che dice: «È una questione di giustizia. Adesso che vige il tetto sui compensi, i conduttori devono scegliere: o sono giornalisti o sono star».
Presidente, qual è la proposta che ha avanzato in Vigilanza?
«È una cosa che dico da moltissimo tempo: una norma che presenterò nel momento in cui in Vigilanza scriveremo la delibera attuativa della legge sulla par condicio per le prossime elezioni. Per ristabilire un po' di chiarezza».
Escludendo "Porta a Porta" e "Che tempo che fa" dalla campagna elettorale?
«Non ci sono norme ad personam. Voglio solo affermare un principio di giustizia generale.
Abbiamo raggiunto il grande risultato di mettere un tetto di 240mila euro agli stipendi in Rai. Si è detto che questo avrebbe danneggiato l' azienda, che i grandi artisti sarebbero fuggiti.
Così sono state date delle deroghe da parte del consiglio di amministrazione della Rai. Tra gli esclusi dal tetto c' è Bruno Vespa. Porta a Porta è quindi una trasmissione di intrattenimento condotta da una star».
Sta dicendo che è un trucco?
«Dico che se è così, le regole della par condicio impongono che in periodo elettorale quella trasmissione - come tutte quelle di intrattenimento - venga ricondotta sotto testata giornalistica. In questo caso sotto la responsabilità del Tg1. Ma allora il conduttore o prende uno stipendio da giornalista, o non si occupa delle interviste a esponenti politici ».
Sarebbe lo stesso per la trasmissione di Fabio Fazio?
«Sì, anche se lui non è un giornalista, ma ripeto: non è una questione di nomi. Rientrano tutti coloro toccati dalla normativa ».
Il risultato è che vuole censurare la politica nelle due principali trasmissioni di approfondimento di Rai1?
«Nessuna censura, ma non si possono prendere in giro le persone. In Rai ci sono tanti dipendenti o collaboratori che fanno il lavoro di giornalisti, ma hanno contratti di tipologia totalmente differente come programmisti registi e partite Iva. Mentre c' è Vespa che è un giornalista, ma ha un contratto di artista che gli consente di superare il tetto. Allora mi chiedo: perché la Rai, tramite il direttore del Tg1, il cui stipendio rispetta il limite previsto, dovrebbe prendersi la responsabilità editoriale di una trasmissione condotta da una star che guadagna un milione e 200mila euro all' anno?».
Non era lei a teorizzare che la politica non deve dare giudizi giornalistici sulle trasmissioni?
«Qui non c' è nessun giudizio di merito sulle trasmissioni. La mia storia di presidente della Vigilanza lo prova: nessuno può accusarmi di questo».
È sicuro di stare agendo come presidente della Vigilanza e non come esponente di un partito spesso in polemica con l' informazione Rai?
«Ne sono certo. Del resto la mia è una proposta che solo la commissione, nel suo plenum, può decidere o meno di approvare. Questo è il Parlamento, non comanda una persona sola».
Bruno Vespa le ha risposto: «Visto che ho lo stesso contratto dal 2001 temo che debbano essere annullate le elezioni degli ultimi 16 anni perché inquinate dalla presenza "artistica" di Porta a Porta». Il contratto è sempre quello.
«Non è che se una cosa sbagliata è sempre accaduta va perpetrata all' infinito perché ci sono posizioni intoccabili. Oggi le cose sono cambiate perché il Parlamento è riuscito con fatica a portare anche in Rai il tetto agli stipendi pubblici. E del resto, posizioni di potere intoccabili fino a qualche tempo fa sono già cadute con la delibera della Vigilanza che ha combattuto in modo serio i conflitti di interesse degli agenti delle star. Anche questa volta non ci fermeremo».