loro chi - marco giallini e edoardo leo

IL CINEMA DEI GIUSTI - IL FILM SULLE TRUFFE DA ANNI NON SI PRATICA PIÙ NEL NOSTRO CINEMA MA “LORO CHI?” È BEN RIUSCITO - L’IDEA È QUELLA DELL’INCONTRO TRA UN TRUFFATORE, CIOÈ MARCO GIALLINI, E UN GIOVANE ESPERTO DI MARKETING, CIOÈ EDOARDO LEO

LORO CHI - MARCO GIALLINI E EDOARDO LEOLORO CHI - MARCO GIALLINI E EDOARDO LEO

Marco Giusti per Dagospia

 

Il film di truffe è qualcosa che da anni non si pratica più nel nostro cinema. Non dico cose all’altezza di Ocean’s Elevan, ma magari dei più nostrani e meravigliosi Ladro lui, ladro lei, Peccato che sia una canaglia, Totò truffa, ma anche Il mattatore, Operazione San Gennaro. Di solito in questi film è di scena un grande colpo dopo tanti piccoli colpi, ma il genere prevede anche una serie di colpi di scena che ribaltino continuamente il punto di vista dello spettatore.

 

E, nel caso più tipicamente italiano, il cialtronismo dei personaggi e dei lori associati porta sempre a qualche piccola confusione d’esecuzione, ma anche a qualche creatività nostrana. Ben venga quindi questo curioso, per molti punti di vista riuscito Loro chi? diretto a quattro mani da Francesco Micciché, figlio del critico Lino Micciché, e da Fabio Bonifacci, anche autore di soggetto e sceneggiatura, che firma una regia dopo anni di copioni per commedie di successo.

LORO CHI - MARCO GIALLINI E EDOARDO LEOLORO CHI - MARCO GIALLINI E EDOARDO LEO

 

L’idea, attorno alla quale Bonifacci ha lavorato più di dieci anni, è quella dell’incontro tra un simpatico truffatore, Marcello, cioè Marco Giallini, e un giovane esperto di marketing che lavora in un’azienda di Trento, David, cioè Edoardo Leo. David non solo verrà truffato clamorosamente da Marcello, ma si ritroverà in sole 48 ore senza lavoro, senza donna, Susy Laude, senza casa, senza più nulla.

 

Anche perché il suo potente padrone, Ivano Marescotti, lo vuole morto, visto che per colpa sua è svanito un affare miliardario. David, deciso a vendicarsi, si metterà sulle tracce di Marcello, ma invece di denunciarlo, si metterà con lui e con le sue due belle socie, le bonissime Catrinel Marlon e Lisa Bot, una mora e una bionda, e inizierà la sua iniziazione al mondo delle truffe in quel di Trani, dove faranno finta di essere due produttori pronti a girare una fiction in Puglia scatenando i maggiorenti della città.

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Fino a tentare un colpo grosso, ideato dallo stesso David, nell’azienda del suo terribile presidente in quel di Trento. Micciché e Bonifacci, per questo loro esordio nel cinema, Micciché ha diretto moltissime serie televisive per la Tao2 e vari documentari, hanno avuto la fortuna di lavorare con un cast di attori di primissimo ordine, dai mattatori Giallini e Leo, che si portano dietro una scia di recenti successi, a cammei eccellenti di Maurizio Casagrande, il maresciallo un po’ tonto, Ivano Marescotti, che ripete il suo ruolo di padrone nordico carogna che dovrà subire come nei film di Checco Zalone, Mimmo Mancini, il prete, Patrizia Loreti, la zia, il mio amico Gmax addirittura in un doppio ruolo, Antonio Catania, l’editore che viene minacciato nella scena iniziale da Edoardo Leo armato di pistola e gli racconterà la storia, e, ovviamente, come in tutti i film girati in Puglia, Uccio De Santis, come sindaco di Trani.

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Pesa sul film, che è ben costruito e originale come soggetto e sceneggiatura, ben fotografato da Arnaldo Catinari, con una messa in scena molto spigliata e moderna, anche se non sempre controllata (c’è un salto temporale tra estate e inverno che non si spiega), questa follia delle Film Commission che ti obbligano a girare qualsiasi cosa in Puglia e nel Trentino con qualche capatina nel Lazio.

 

Sia qui che in Matrimonio al Sud, alla fine l’obbligo dei set pugliesi e trentini diventa qualcosa di difficile da far passare fra le righe. Si dirà che Trani non è Polignano a Mare, ma non è credibile che in due settimane il pubblico veda qualcosa come tre-quattro film che non solo si muovono sugli stessi set, e dove trionfa il comico barese Uccio De Santis per doveri di Film Commission. E non è leggerissimo nemmeno l’inserimento dello sponsor del re della dieta tisanoreica Gianluca Mech, che fa qui la sua apparizione perfino come attore nel ruolo di se stesso.

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Tutto questo, alla fine, disturba un film concepito con cura dai suoi autori, che ha due protagonisti molto amati dal pubblico e in gran forma, come Giallini e Leo, e un impianto curioso e divertente. E che tenta anche delle strade diverse dal solito nella commedia rifacendosi a precedenti illustri, da Zampa a Risi a Blasetti passando per il Parola di ladro diretto anche questo a quattro mani dagli allora esordienti Nanni Loy e Gianni Puccini. In sala dal 19 novembre.

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