carlo conti

CONTI, L’UOMO DECAF - IL MARCHESE FULVIO ABBATE: “DI CARLO CONTI NON SI PUÒ DIRE MALE, PERÒ NEPPURE ESALTARNE LE STIMMATE DA ETERNA PROVINCIA. INCARNA UNA TRAGICA MEDIETÀ. COME I PIERACCIONI E I PANARIELLO, SONO DEI BENIGNI DECAFFEINATI”

Fulvio Abbate per “il Dubbio”

 

fulvio abbatefulvio abbate

Il cachet destinato al conduttore di Sanremo 2017 è presto diventato un caso politico, quasi l’appendice fosforescente di un altro festival informale tuttavia non meno significativo nel costume nostrano recente, ossia la festa-farina-forca del populismo in versione pop. Gli insulti contro Carlo Conti nel pozzo artesiano della rete non si contano quasi più, al punto che il collega Fiorello, non meno campione di stimata moderazione al limite del doroteismo, si è sentito in dovere di stigmatizzare i “soliti rosiconi”, aggiungendo che “non è giusto lavorare gratis”. 

 

MARIA DE FILIPPI CARLO CONTIMARIA DE FILIPPI CARLO CONTI

Sarà bene però andare oltre il dato immediato dei 730, provare a guardare oltre i singoli IBAN, se non altro per comprendere il vero nodo della questione. Assodata la rilevanza che Carlo Conti ha assunto nel mandàla spettacolare nazionale, come suggerisce su Facebook il mio amico Marco Tucciarone, “sarebbe interessante azzardare una fenomenologia di Carlo Conti. Si rischia però la pagina bianca.”

 

Il paradosso non è poi così peregrino, nel senso che di Conti non si può dire male, purtroppo però neppure esaltarne le stimmate da eterna provincia, se è vero che l’uomo, il professionista, il presentatore, il conduttore radiofonico “vissuto” (una figura classica dell’ideale Mercante in fiera delle antiche radio “libere” non meno di provincia), incarna una tragica medietà, la medesima che in altri decenni, dove però esisteva il contrappeso di un ceto intellettuale dialetticamente agguerrito: penso a Umberto Eco, ma ancor di più a Luciano Bianciardi, il servizio pubblico, e non, ha subito da Mike Bongiorno l’apoteosi della banalità conclamata.

carlo conti  chiude cosecarlo conti chiude cose

 

Ciò che in Mike era comunque implicita parodia vivente di se stesso, caricatura in cima al calvario del Cervino per pubblicizzare un liquore dal nome antitetico a ogni pensiero pio, ossia la Grappa “Bocchino”, al punto da far sospettare che l’uomo più che essere “ci facesse”, al contrario in Conti tutto sembra appare tragicamente, compattamente serio.

 

Non è un caso che il suo portato culturale giunge fino a noi dal filone toscano che vede come cuspidi i Pieraccioni e i Panariello. Insomma, dei Benigni Hag, cioè decaffeinati, ottimi professionisti, ma crocifissi con pervicace convinzione a cliché vecchi e risaputi, tra ammicco e “oh, l’artro giorno mi’ cuggino”.  

 

CARLO CONTI 1CARLO CONTI 1

Accade adesso che molti frequentatori della rete abbiano deciso di scegliere l’amato Conti come simbolo di immoralità, escludendo gli insulti apodittici, cos’è che, seguendo lo spirito del degno collega moralizzatore Beppe Grillo, gli rimproverano? Gli imputano di portarsi a casa 650.000 euro, così almeno si presume, gli stessi che secondo gli indignati andrebbero invece destinati-devoluti ai “terremotati dell’Abruzzo”, e allora giù con una sequenza di “non ti vergogni?”, e anche molto di peggio.

 

carlo conti con la mano sul culo di madalina gheneacarlo conti con la mano sul culo di madalina ghenea

Ad alcuni irriducibili della fantasia, nonostante si legga che Conti avrebbe in mente un colpo di teatro come benefattore, sembra assai più grave che non si spendano parole sul luogo comune, crimine assai più grave, che il professionista Conti incarna quasi come canone culturale doveroso per la kermesse di Sanremo e forse per l’esistenza spettacolare stessa, cioè la prosecuzione della banalità radiofonica, un conformismo indossato come cifra di massa destinato alla costruzione di un format per acefali, il festival stesso.

 

Nessuno dimentichi che la nomina di Conti a direttore artistico di RadioRai fa suonare ancor più inquietante la parafrasi di un’antica massima attribuita al re dei Caledoni: hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato Radio2, la rete dell’intrattenimento, dove il raro focolaio di ironia, quello con Lillo e Greg, ha rischiato la garrota.

 

carlo conti 6a48f5ecarlo conti 6a48f5e

Un deserto tempestato di compilation, di battute banali forgiate sull’idea che l’ascoltatore sia fondamentalmente un’anima semplice, uno cui puoi consegnare in dote una sorta di eloquio da conduttori impostati nel più penosa dischettificio, del tutto simile alla calligrafia paffuta con i pallini sulle i che tempesta i diari della già citata banalità, un deserto nemico d’ogni estro e perfino d’ogni eros che ignora l’esistenza dei fiori, roba che detto a proposito di Sanremo suona ancor più mostruosa.

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…