georges pretre

GEORGES PRÊTRE HA AVUTO LA SORTE, CONCESSA A POCHI, DI DIVENTARE UN MITO DA VIVO. QUANDO ARRIVAVA LUI, ARRIVAVA LA STORIA, PERCHÉ L'AVEVA FATTA. SEMBRAVA IMPOSSIBILE CHE AVESSE INCISO TOSCA E CARMEN CON LA SUA GRANDE AMICA MARIA CALLAS E AVESSE DEBUTTATO ALLA SCALA NEL REMOTO 1966

Alberto Mattioli per La Stampa

 

Georges Pretre Georges Pretre

Ormai lo credevamo immortale. L' ultima volta alla Scala, il 22 febbraio scorso, entrò sul palco rattrappito, curvo, piccolissimo, sorretto e quasi issato sul podio da una maschera mentre tutto il teatro si alzava in piedi. Quella sera, lo applaudimmo come si applaude un grande maestro, ma con l'affetto che si riserva a un grande amico.

 

Diresse in tutto quattro pezzi brevi, l' ouverture dell' Egmont , quella della Forza , la barcarola dei Contes d' Hoffmann e il Boléro, e qui va detto che di Boléro ce ne sono sempre stati due: quello che dirigeva lui e tutti gli altri.

 

Georges Pretre Georges Pretre

Come bis, ebbe ancora la forza e l' ironia di attaccare il galop infernal di Orphée aux Enfers (il French can can dei turisti): alla fine, se la Scala non esplose è solo perché Piermarini sapeva il fatto suo. Dopo il concerto, ricorda il soprintendete, Alexander Pereira, gli orchestrali commentarono che sembrava più giovane di loro. Sarebbe dovuto tornare in marzo, per tre sere.

 

Georges Prêtre è morto ieri a 92 anni, in pace e anzi con un grande sorriso, come fanno sapere i familiari, nel suo castello di Navès, nel Sud-Ovest della Francia. Ha avuto la sorte, concessa a pochi, di diventare un mito da vivo. Quando arrivava lui, arrivava la Storia, perché l' aveva fatta. Sembrava impossibile che chi stavi ascoltando avesse diretto la prima assoluta della Voix humaine di Poulenc, che lo adorava, avesse inciso Tosca e Carmen con la sua grande amica Maria Callas e avesse debuttato alla Scala nel remoto 1966. E che debutto: il Faust con la regia di Barrault e Freni-Gedda-Ghiaurov. E fu subito leggenda. Maria gliel' aveva detto: Alla Scala sarai felice.

 

Georges Pretre Georges Pretre

Era figlio di un calzolaio di campagna della Piccardia. Si innamorò della musica per caso, a sette anni, ascoltando un concerto alla radio. Iniziò a suonare la tromba soltanto perché costava meno dell' oboe che avrebbe voluto. Fu la sua fortuna: nella Parigi della guerra e della Liberazione si manteneva suonando jazz nelle boîtes. Faceva il Conservatorio, ma non si diplomò mai.

Georges Pretre Georges Pretre

 

L' altra fortuna, l' incontro decisivo con Jean Marny, direttore dell' opera di Marsiglia, che nel '46 lo fece debuttare e contestualmente gli presentò la figlia Gina, con cui è stato felicemente sposato per tutta la vita.

 

La tappa torinese - Carriera, più che lunga, interminabile. Settant' anni sul podio, per cinquanta con i Wiener Symphoniker, 101 recite al Metropolitan, più di 60 concerti con la Filarmonica della Scala, direttore musicale dell' Opéra di Parigi, due concerti di Capodanno a Vienna (2008 e 2010) e anche una tappa torinese importantissima. Nel 1994, fu il primo a dirigere la neonata Orchestra sinfonica nazionale della Rai, dopo la fusione dei vari complessi della tivù di Stato.

Georges Pretre Georges Pretre

 

Non era un mostro di tecnica, non era uno di quei computer umani che piacciono tanto oggi. Era però un mostro di musicalità, di estro, di fantasia.

Georges Pretre Georges Pretre

Aveva uno strano coté fanciullesco fatto di finta ingenuità e di autentico entusiasmo. Mentre lampi maliziosi gli attraversavano gli occhi azzurrissimi, rilasciava dichiarazioni impossibili, tipo Il podio è il paradiso o Quando dirigo, mi metto in contatto con lo spirito di chi ha scritto la musica, senza sembrare ridicolo o retorico, anzi credendoci e facendoci credere anche gli altri. Non si poteva non volergli bene. Era un poeta della musica e i poeti non si giudicano, si amano.

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